Il secondo turno delle elezioni presidenziali brasiliane si svolge in un clima di tensione, paura e speranza.
L’ultimo sondaggio di Datafolha assegna a Lula il 53% dei voti validi e a Bolsonaro il 47%. Non vengono conteggiati gli indecisi e coloro che intendono annullare o lasciare in bianco la scheda. In Brasile il voto è obbligatorio, ma nel primo turno il livello di astensione ha raggiunto il 21% e questo dato potrebbe modificarsi nel secondo turno, andando a incidere sull’esito del ballottaggio. E poi c’è il fattore “vergogna” che ha già pesato al primo turno e che può alterare le previsioni: numerosi elettori hanno intenzione di votare Bolsonaro e si vergognano di dichiararlo.

La retorica bolsonarista comunque ha fatto presa e si è radicata in ampie fasce della popolazione brasiliana più di quanto i sondaggi riescano a rappresentare. I 51 milioni di voti ottenuti da Bolsonaro al primo turno, nonostante i disastri in campo economico, sociale, ambientale e nella gestione della pandemia, ne sono la dimostrazione.
LA POSTA IN GIOCO È ALTA e in numerose aziende del paese i lavoratori sono stati sottoposti a forti pressioni da parte degli imprenditori per orientare il voto in favore di Bolsonaro. Sono state più di 1500 le denunce presentate per «assedio elettorale» nelle ultime quattro settimane. Il “campo largo” messo in piedi da Lula rappresentava l’unica possibilità per contrastare Bolsonaro e il bolsonarismo e anche le realtà più antagoniste della sinistra brasiliana e dei movimenti ecologisti hanno dovuto prenderne atto.

Il dibattito che si è svolto venerdì notte tra i due candidati alla Tv Globo, seguito da decine di milioni di brasiliani, ha messo in evidenza la grande distanza che li separa sulle questioni economiche, sociali, ambientali e dei diritti umani. Un confronto aspro, fatto di monologhi, con accuse reciproche e offese personali, in continuità con i toni e le argomentazioni che hanno caratterizzato tutta la campagna elettorale.
BOLSONARO, presentatosi con un taglio militare di capelli, ha assunto un atteggiamento provocatorio e aggressivo fin da subito. «Vieni qui ragazzo!», dice a un certo punto con aria di sfida all’ex presidente che ha compiuto 77 anni in questi giorni. «Non voglio stare vicino a te» è stata la replica di Lula, che ha mostrato la solita calma e capacità di controllo, entrando nel merito di tutte le questioni con una postura da capo di Stato. La gestione della pandemia, le misure di protezione sociale, il lavoro, l’ambiente, la liberalizzazione delle armi sono i temi su cui si è maggiormente acceso il dibattito. Lo scontro non è solo tra due candidati, ma tra due visioni del mondo ed è difficile misurare l’impatto che il confronto televisivo potrà avere su quel 10% di indecisi rilevato dagli ultimi sondaggi.

I MOLTEPLICI APPELLI che sono stati lanciati in questi ultimi giorni a favore dei due candidati danno la misura dell’importanza storica che queste elezioni hanno assunto. Sta avendo una forte risonanza la presa di posizione di un gruppo di vescovi cattolici che operano in diverse regioni del Brasile contro la rielezione di Bolsonaro. Anche nei confronti della popolazione evangelica del Brasile (70-80 milioni di persone) che finora si è schierata in gran parte a favore di Bolsonaro, si sono succeduti gli appelli da parte dei due candidati.

In queste settimane Lula ha cercato di stabilire un rapporto diretto con le comunità evangeliche, incontrando i leader religiosi insieme all’ex ministra dell’ambiente e deputata federale eletta Marina Silva (Rede) che è evangelica. Ha il sostegno del pastore Ariovaldo Ramos, coordinatore del Fronte evangelico per lo Stato di diritto, secondo cui «bisogna contrastare l’uso che viene fatto della fede per diffondere menzogne e distruggere il nostro popolo».
NEL SUO APPELLO alla popolazione evangelica, Lula si impegna a «garantire le libertà religiose nel paese», riconoscendo alle chiese evangeliche la «dedizione con cui realizzano la loro missione nel campo dell’assistenza sociale». Lula può riconquistare la presidenza solo se, dopo essersi assicurato gran parte del voto cattolico, riuscirà a intaccare il consenso che Bolsonaro continua ad avere tra gli evangelici.