Armi all’Ucraina, la Ue perde la sua anima pacifista
Ma l’Ungheria vieta il transito di armamenti. La Finlandia chiede di entrare nella Nato
Ma l’Ungheria vieta il transito di armamenti. La Finlandia chiede di entrare nella Nato
L’erbivoro sta mettendo i canini e si trasforma a grande velocità in carnivoro. Dopo la decisione di domenica della Ue di stanziare 450 milioni di euro per l’acquisto e la fornitura di armi all’Ucraina (più 50 milioni per carburante, aiuti medici ecc.), ieri i ministri della Difesa dei 27 hanno discusso su come «convertire i finanziamenti in armi e portarle sulla linea del fronte delle forze armate ucraine che lottano contro l’invasione russa», ha precisato l’Alto rappresentante per la politica estera e la difesa, Josep Borrell. I soldi sono presi dal Fondo speciale Ue, dotato di 5 miliardi. Una ventina di paesi ha già agito in modo bilaterale, dando armi a Kiev, tra questi Belgio, Olanda, Repubblica ceca, Spagna, Portogallo, Baltici, Francia, la Svezia, sempre meno neutrale, come la Finlandia (è previsto un dibattito parlamentare per l’entrata nella Nato), e soprattutto la Germania, una svolta nella svolta europea: per la prima volta dal ’45, la Germania ha deciso di fornire «armi letali» – come dice il comunicato Ue di domenica – a uno stato belligerante, «l’invasione dell’Ucraina ci ha fatto entrare in un nuova era», ha detto Olaf Scholz. «Un tabù è caduto» ha commentato Borrell. Per il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, la difesa europea «questo fine settimana è diventata una realtà tangibile». Ma un progetto di tassonomia europea smorza gli entusiasmi bellici: prevede, difatti, di escludere dai finanziamenti «verdi» le imprese che hanno più del 5% di investimenti nella produzione di armamenti.
Un hub logistico è organizzato in Polonia, per gli aiuti militari ma anche per quelli umanitari. L’Ungheria dissente: ieri Budapest ha rifiutato il passaggio dal suo territorio all’Ucraina di armi letali, «una decisione per garantire la sicurezza dell’Ungheria e della comunità ungherese in transcarpazia». L’Ucraina ieri ha chiesto al G7 non solo armi difensive, ma anche dei caccia. La Bulgaria ha reagito con un «no» per quanto riguarda i suoi Mig. La Ue ha proposto ieri l’utilizzo di immagini satellitari.
Emmanuel Macron, prima del video-incontro del Quint allargato (oltre a Usa e ai Big 4 europei – Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia – erano presenti Canada, Giappone, Polonia e Romania, più Charles Michel del Consiglio e Ursula von der Leyen della Commissione), ha cercato di nuovo la via della mediazione: una telefonata di un’ora e mezza con Putin, preceduta e seguita da contatti con Zelensky. Macron ha chiesto di nuovo a Putin un cessate-il-fuoco, il presidente russo, secondo l’Eliseo, ha «confermato la volontà di impegnarsi» su tre punti: stop ai bombardamenti e attacchi conto i civili, preservazione delle infrastrutture civili, messa in sicurezza degli assi stradali, in particolare la strada a sud di Kiev. Ma per il comunicato del Cremlino, Putin ha chiesto in cambio il riconoscimento della Crimea.
Volodomyr Zelenski ieri ha chiesto con insistenza alla Ue l’integrazione dell’Ucraina attraverso una procedura speciale. «Sono convinto che l’Ucraina se lo sia guadagnato», ha detto. Oggi, il Parlamento europeo discute dell’aggressione dell’Ucraina e voterà una risoluzione sulla statut di candidato di Kiev. Ma a Bruxelles l’entrata dell’Ucraina nella Ue, saltando le tappe, solleva perplessità. «Non è in agenda», dice Borrell, per Charles Michel ci sono «differenti opinioni». Ieri, la Danimarca ha sostenuto che i criteri di Copenhagen (le pre-condizioni sul rispetto dei valori Ue) potrebbero essere cambiati per accelerare l’entrata dell’Ucraina nella Ue.
Sulle conseguenze delle sanzioni il G7 Finanza discuterà oggi. Il ministro francese, Bruno Le Maire, alla conclusione del consiglio Difesa all’Eliseo, ha affermato che l’occidente pensa a intensificare le sanzioni contro la Russia e gli oligarchi, che stanno dando i primi risultati: anche la Svizzera ha accettato di allinearsi alle sanzioni Ue, la Gran Bretagna ha proibito alle banche russe di pagare in sterline. Nella notte di domenica, sono stati congelati gli averi della Banca centrale russa, «decine di miliardi di euro», per Le Maire, mentre l’esclusione di una serie di banche russe dal sistema Swift (non però quelle che trattano i pagamenti del gas) stanno fortemente limitando le capacità commerciali di Mosca, incidono sui tassi di interesse, sul livello del rublo. La Francia sta facendo l’elenco delle proprietà dei russi, per sequestrarle. La filiale di Sberbank a Vienna è in quasi fallimento, in bilico anche le filiali croata e slovena. Di conseguenze economiche delle sanzioni per la Ue hanno discusso ieri Macron, Ursula von der Leyen e Charles Michel alla cena all’Eliseo del’European Round Table for Industry, mentre nel pomeriggio si è tenuto un vertice video con Christine Lagarde della Bce, il vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, Paolo Gentiloni e i ministri della Finanze di Germania, Francia, Spagna, Olanda e Italia. Un Consiglio Energia ha discusso ieri sulla necessità di “indipendenza” energetica della Ue. Allo studio, “sanzioni addizionali”, dice l’Eliseo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento