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Le anti-Greta in vitro

Le anti-Greta in vitro

Fake news e complottismi Accanto agli insulti, la destra ha moltiplicato i tentativi di creare, a tavolino, un’alternativa a Thunberg: si tratta di coetanee che dicono cose «politicamente scorrette» contro l’immigrazione

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 10 ottobre 2019

Ogni volta che Greta Thunberg entra nel ciclo delle notizie, inevitabilmente si viene travolti da un’ondata di reazioni scomposte e inconsulte – reazioni che non vengono solo da destra. In Italia ci sono stati almeno due picchi; il primo nell’aprile del 2019, quando l’attivista aveva partecipato alla manifestazione di Fridays For Future in piazza del Popolo; e la seconda durante lo sciopero globale per il clima di fine settembre.

IN UN CRESCENDO DI ISTERIA che ha infettato sia i media che i social network, in entrambi i casi sono spuntate fuori teorie del complotto (tra cui spicca quella di Thunberg come «operazione di marketing» per distrarre l’opinione pubblica dai «veri problemi»), editoriali paternalisti sui «gretini» o direttamente negazionisti, e innumerevoli commenti livorosi, misogini e abilisti.

Dall’altro lato, nemmeno i più feroci detrattori dell’attivista svedese e del movimento a lei ispirato possono negare la sua efficacia mediatica; e per questo motivo, accanto agli insulti, si sono moltiplicati i tentativi di appiccicare l’etichetta di «anti-Greta» a coetanee di Thunberg che dicono cose «politicamente scorrette» contro l’immigrazione.

La prima di queste figure è la svedese Izabella Nilsson Jarvandi, emersa in Italia nell’aprile del 2019. Dall’Ansa fino al TG2, la ragazza è stata variamente definita come una «star del web» (nonostante abbia poco più di 7mila follower su Twitter) che svolge «comizi pubblici davanti ai palazzi del potere svedese» e si scaglia contro «gli intellettuali liberal di sinistra e l’ideologia del politically correct». Tuttavia, a parte qualche tweet contro Thunberg, quello operato da molti media italiani è un inquadramento forzato. Anzitutto, di Nilsson Jarvandi non si trova praticamente menzione sulla stampa svedese; il che è una circostanza a dir poco curiosa, per una presunta pari grado di Thunberg. Da dove viene realmente questo mito dell’«anti-Greta», dunque?

LE SUE PRIME APPARIZIONI risalgono al 9 dicembre 2018 a Göteborg e al 16 dicembre 2018, in piazza Mynttorget nel centro di Stoccolma. Effettivamente, la giovane tiene un comizio nei pressi dei «palazzi del potere» di fronte a (poche) persone con il gilet giallo; ma è un comizio all’interno di una manifestazione statica contro il Global compact per la migrazione, convocata da gruppuscoli ed esponenti dell’estrema destra svedese.

UNA DELLE ORGANIZZATRICI è Katerina Janouch, una giornalista svedese di origini ceche nota per aver diffuso bufale xenofobe sia in televisione che sul suo sito Katerina Magasin. Due giorni dopo il presidio a Stoccolma, Janouch riporta il discorso di Nilsson Jarvandi e la paragona a Giovanna d’Arco, definendola una «giovane donna che combatte contro i tiranni che dominano il paese e che, nonostante le difficoltà, rifiuta di stare zitta».

Tra gennaio e febbraio del 2019, la ragazza parla nel corso di altre manifestazioni – a Stoccolma e altrove – ed è intervistata da alcuni canali YouTube di estrema destra come Swebbtv e Palaestra Media. Sul quotidiano svedese Nya Tider, considerato di destra radicale e complottista, lei stessa scrive un articolo in cui denuncia i pericoli del multiculturalismo.

Il nome della ragazza compare anche fuori dalla Svezia: di lei si occupano Voice of Europe, un sito di estrema destra in inglese gestito dall’olandese Erik De Vlieger, e il blog neonazista americano The Daily Stormer. Il prima accostamento con Greta Thunberg lo fa la già citata Katerina Janouch, che sul giornale svizzero di destra Die Weltwoche si chiede perché non sia dato abbastanza spazio a Nilsson Jarvandi.

LA DEFINIZIONE DI «ANTI-GRETA» arriva invece dalla Germania, in particolare dal magazine Compact – una testata vicina al partito di estrema destra Alternative für Deutschland (che non a caso è fortemente negazionista del cambiamento climatico). Un altro giornale tedesco dello stesso orientamento, Die Freie Welt, nel marzo del 2019 pubblica un articolo intitolato «Greta è “out”, Izabella è “in”».

Lo stesso meccanismo si è ripetuto più recentemente con un’altra quindicenne, la tedesca Marla. In particolare, alla fine di settembre del 2019 alcuni account Twitter legati alla sfera «sovranista» italiana hanno pubblicato lo spezzone di un suo intervento in cui denuncia come i suoi amici abbiano paura di andare in giro per Cottbus (città situata nel Land di Brandeburgo) a causa dell’«immigrazione incontrollata”».

IL RACCONTO APOCALITTICO di Marla prosegue così: «Non possiamo muoverci così liberamente e spensieratamente come avremmo diritto di fare nel nostro paese. Trovo orrendo che le ragazze e le donne siano molestate sessualmente dai cosiddetti “richiedenti asilo”». E non manca nemmeno la denuncia di una sorta di congiura del silenzio che si abbatte su opinioni non conformi «alla visione del mondo della sinistra» e dei Fridays For Future.

IL DISCORSO DELLA RAGAZZA è stato prontamente ripreso e amplificato dalla stampa italiana di destra: Il Giornale l’ha descritta come «la anti-Greta che denuncia le violenze degli immigrati»; Libero l’ha messa in contrapposizione con Greta Thunberg e Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3; e il Secolo d’Italia ha titolato: «Tutti pazzi per Marla, l’anti-Greta contro i crimini dei migranti».

Analogamente a Nilsson Jarvandi, l’origine di questa «anti-Greta» è lineare e semplice da ricostruire. Il discorso di Marla è stato pronunciato in una cornice ben precisa: una manifestazione contro l’immigrazione di Alternative für Deutschland, tenutasi lo scorso 21 agosto a Luckau (sempre in Brandeburgo). Controllando su YouTube, inoltre, ci si accorge come la versione integrale del video – caricata circa due settimane fa dall’account di estrema destra RawData – sia tutt’altro che «virale»: appena 3mila visualizzazioni.

Anche le (poche) testate straniere che l’hanno citata sono ovviamente ben connotate politicamente. In Germania il discorso di Marla è stato ripreso dal magazine «liberal-conservatore» 1984 e da Frauenpanorama, una rivista online di estrema destra rivolta principalmente ad un pubblico femminile; nel mondo francofono dal sito della «fasciosfera» Les Observateurs; e in quello anglofono da Gates of Vienna, il famigerato blog estremista e islamofobo che il terrorista norvegese Anders Behring Breivik ha citato ben 86 volte nel suo manifesto.

IN SOSTANZA queste fantomatiche «anti-Grete» sono una creazione in vitro dell’estrema destra locale, che ha provato a plasmare una specie di doppelgänger nazionalista di Greta per inserirsi nella sua scia mediatica e far passare messaggi che non c’entrano assolutamente nulla con il cambiamento climatico. E i media italiani, per convinzione ideologica o mera ricerca di traffico, sono ben contenti di rilanciare questa falsa contrapposizione per ridurre il tutto a una lotta tra baby-influencer.

È però impossibile non notare l’aspetto davvero paradossale di questa operazione: mentre gli stessi media e la stessa parte politica bollano Greta Thunberg come un fenomeno totalmente creato a tavolino, questa narrazione dell’«anti-Greta» è senza alcun dubbio la più a tavolino di tutte.

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