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Ansia e solitudine, i nuovi compagni di classe

Ansia e solitudine, i nuovi compagni di classeL'ingresso di alcuni studenti a scuola – LaPresse

La proposta degli studenti Un progetto di legge per portare uno psicologo in tutte le scuole e università

Pubblicato più di un anno faEdizione del 23 marzo 2023

A parole il tema sta a cuore a tutti ma nei fatti non si è mosso quasi nessuno. Perciò hanno deciso di far da sé: invece di aspettare il governo, la Rete degli studenti medi e l’Unione degli Universitari hanno raccolto da soli i dati sul disagio mentale tra i giovani. In un mese, trentamila questionari sono stati compilati da alunni e studenti. Ne esce una fotografia allarmante dopo gli anni del distanziamento sociale.

«Il 59% di loro riferisce di soffrire d’ansia, il 57% di solitudine, oltre il 70% denuncia noia e demotivazione» spiega Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu, mentre presenta i dati nella sala stampa di Montecitorio. Quelli che stanno peggio sono gli universitari, dice Piredda «e i recenti casi di suicidio finiti sui media lo confermano». Gli studenti hanno anche messo giù un progetto di legge per la tutela della salute mentale in ambito scolastico e universitario. Che ora in parlamento cerca un promotore.
Per l’analisi dei questionari gli studenti si sono fatti aiutare dai «nonni» dello Spi, il sindacato dei pensionati della Cgil.

La ricerca non ha un vero valore scientifico, ma la dimensione del campione e le tendenze rilevate non possono essere ignorate dal dibattito politico. I numeri, infatti, danno parecchio da pensare: il 28% del campione ha dichiarato disturbi alimentari come bulimia e anoressia. Il 14,5% ha conosciuto l’autolesionismo. Eppure la risposta messa in campo dal governo è debole e escludente. «Mancano i centri sanitari pubblici in cui affrontare questi problemi» denuncia Piredda.

«Chi può, si rivolge a quelli privati». Il «bonus psicologo», un tampone assai provvisorio, è stato rifinanziato solo per 5 milioni di euro, un taglio dell’80% rispetto alle risorse stanziate nel 2022. «La politica ha deciso di ignorare le esigenze e le richieste di un’intera generazione» è la conclusione.

Di qui la necessità di programmare una risposta. Gli studenti hanno illustrato una proposta di legge che istituisca un «servizio di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling scolastico» mirato a «prevenire i fenomeni di disagio giovanile, di abbandono e di dispersione scolastica».

L’obiettivo è creare in ogni scuola e università un presidio socio-sanitario che, oltre a prendere in carico le domande di intervento degli studenti, dal bullismo alla disforia di genere, faccia rete con il territorio e formazione presso il personale scolastico. Camilla Velotta, della Rete degli Studenti Medi, chiede che lo Stato «investa almeno cento milioni all’anno per arruolare sul territorio dei team multidisciplinari di professionisti» da inviare presso le scuole. Un obiettivo della legge è l’accesso ai servizi di salute mentale fuori dalla propria Asl di competenza anche per gli studenti fuori sede, un problema della sanità ammalata di regionalismo.

Visto che hanno fatto tutto da soli, all’opposizione non resta che ringraziare gli studenti e promettere un difficile sostegno. Nicola Zingaretti è il più diretto: «Il servizio sanitario nazionale non è pronto. È necessario che anche la salute mentale entri nei livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti». Beatrice Lorenzin rilancia: «Servono 500 milioni da incorporare al Fondo sanitario nazionale per assumere psicologi e terapeuti».

Ma quando il governo Draghi ha deciso che nelle case di comunità – l’ossatura della futura sanità territoriale – i servizi di salute mentale sarebbero stati solo opzionali, in maggioranza c’erano loro. Elisabetta Piccolotti dei Verdi-sinistra era all’opposizione e ora punta il dito contro il vero colpevole del disagio, la società dell’ansia da prestazione: «Senza un cambiamento sociale, economico e politico possiamo al massimo mettere i cerotti».

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