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Andalusia: si rompe l’argine, estrema destra in parlamento

Andalusia: si rompe l’argine, estrema destra in parlamentoManifesto del Psoe con Pedro Sánchez, sotto Susana Díaz – LaPresse

Spagna È un terremoto politico, crolla il Psoe nella sua roccaforte, male anche il Pp, terzo Ciudadanos che raddoppia e punta alla presidenza. I fascisti di Vox prendono il 10% dei voti e 12 seggi

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 4 dicembre 2018

La Spagna si è allineata all’Europa. A quattro giorni dal 40esimo anniversario della costituzione che chiuse più di 40 anni di dittatura franchista, un partito di destra estrema è entrato per la prima volta in un parlamento. Fino a domenica, la Spagna era stata uno dei pochissimi paesi in Europa ad aver arginato i rigurgiti fascisti. Invece il terremoto politico dei risultati in Andalusia, governata da 40 anni dai socialisti, in cui finora il Pp aveva fatto da recinto di contenzione alla destra più estrema, ha stravolto il quadro.

IL PARTITO SOCIALISTA ha ricevuto poco più di un voto su 4 (il 28%, e solo 33 seggi su 109), secondo classificato il Pp, col 21% dei voti (26 seggi) – entrambi i partiti crollano rispetto alle precedenti elezioni. Terzo classificato Ciudadanos, che più che raddoppia i suoi voti e suoi rappresentanti: 18% e 21 seggi. Quarto, Adelante Andalusia, la coalizione di Podemos e Izquierda unida, che assieme guadagnano tre seggi in meno di Izquierda Unida e Podemos separatamente nel 2015: oggi ha solo il 16% dei voti e 17 seggi. Ma la vera e grande novità è lo strepitoso risultato di Vox, un partito di estrema destra finora con appoggio aneddotico: guadagna ben il 10% dei voti e 12 seggi. Calcolatrice alla mano, non solo le destre hanno una chiara maggioranza dei seggi, ma né l’opzione socialisti-Ciudadanos, riedizione dell’ultima alleanza, è possibile, né tantomeno l’improbabile alleanza fra la presidente uscente Susana Díaz e Teresa Rodríguez di Podemos. A meno di miracoli, Susana Díaz e i socialisti hanno perso la propria roccaforte, uno schiaffo psicologico che ha lasciato afasici tutti i principali esponenti governativi.

LE RAGIONI sono molte, e ci sarà tempo per riflettere: ma è chiaro che un ostacolo è stata proprio la potentissima Díaz, che aveva già compromesso la sua figura ostacolando la scalata di Sánchez alla segreteria socialista, oltre ai numerosi casi di corruzione legati allo stile partito-padrone che il Psoe ha in quella regione, oltre naturalmente alla disoccupazione, che in Andalusia continua altissima, e all’afflusso massiccio di migranti dal sud che le strutture locali non sono in grado di gestire. A tutto si aggiunge un astensionismo record: hanno votato solo il 58,6% degli aventi diritto: 4% meno che tre anni fa, mai così pochi.

NATURALMENTE Ciudadanos è in visibilio: hanno proposto che il loro candidato diventi presidente, così come ha fatto il Pp, il cui segretario nazionale Pablo Casado ha cantato vittoria, nonostante la storica débâcle in termini di voti. E l’opzione di alleanza con Vox non la scarta nessuno dei due: al contrario. Casado, che ha puntato il partito molto più a destra del suo predecessore Rajoy, ha rivendicato la legittimità dei negoziati con Vox (dopo averne per settimane difeso le idee). E naturalmente Vox, sorpresa dal risultato spettacolare, non vuole sprecare l’occasione mantenendo pubblicamente molto basse le sue richieste pur di essere ufficialmente sdoganata. Se davvero le tre destre si metteranno d’accordo, saranno loro i kingmaker.

D’ALTRA PARTE, Susana Díaz sembra avere i giorni contati: dalla sede socialista di Madrid, che ha deciso di entrare direttamente nei negoziati, le indicano la porta: ma non è detto che getti la spugna.

Sulla carta esisterebbe un’opzione per tenere i fascisti lontani dal governo: se il Psoe accettasse di cedere la presidenza a Ciudadanos (cosa che per il momento i socialisti scartano) e Adelante Andalusia prestasse un paio di voti anche in termini di astensione, questa potrebbe essere una via d’uscita per evitare l’incubo di assessori Vox. Ma per ora l’ipotesi è astratta. E da Vox parlano già di «riconquista», citando il termine con cui si ricorda il processo storico che portò i cristiani a cacciare gli arabi proprio da Al Andalus – l’attuale Andalusia.

LE REAZIONI a livello nazionale non si sono fatte attendere: Pedro Sánchez ha perso qualsiasi incentivo a sciogliere le camere, così come il Pp, che ora teme davvero di essere fagocitato da Ciudadanos. Alberto Garzón di Izquierda Unida ha chiesto ai partiti catalani di appoggiare la finanziaria di Sánchez per evitare di cadere nelle braccia di Vox e ieri ha definito la situazione «grave e allarmante». Pablo Iglesias domenica sera ha parlato della necessità di «un fronte antifascista» con tutti i partiti che avevano votato la mozione di censura.

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