Dopo la truffa aggravata all’Inps, anche il falso in bilancio. È sempre più nei guai la ministra Daniela Santanchè, che sembra ormai destinata ad andare a processo per la voragine di Visibilia, società che ha presieduto fino al gennaio del 2022. La procura di Milano indaga ormai da un anno e mezzo: due settimane fa era stata circostanziata l’accusa a Santanchè di aver truffato lo stato per 126.000 euro di cassa integrazione Covid destinata ai suoi dipendenti, adesso si aggiunge un nuovo capitolo per aver consapevolmente falsato il bilancio dal 2016 al 2022. Lei è serena. O in ogni caso così si mostra: ieri era in Sicilia e ha parlato d’altro (il wi fi gratis nei porti turistici italiani). Ma l’affare sta diventando sempre più imbarazzante per il governo Meloni. Santanchè, ad ogni buon conto, non rischierà il proprio posto fino al rinvio a giudizio. O almeno questa è la sua convinzione.

NELL’AVVISO DI CHIUSURA delle indagini per il falso in bilancio, i pm Marina Gravina e Luigi Luzi, insieme all’aggiunta Laura Pedio, hanno messo tra gli indagati 3 società (Visibilia Editore Spa, Visibilia Srl e Visibilia Editrice Srl) e 17 nomi. Oltre alla ministra spiccano sua sorella Daniela Garnero, il suo compagno Dimitri Kunz e il suo ex Canio Mazzaro. A 15 degli indagati, tra cui Santanchè, gli investigatori contestano di aver manipolato i bilanci delle società «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, ciascuno in ragione delle cariche rivestite». Questo al fine di «conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto», cioè la «prosecuzione dell’attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione, sia la gestione meramente conservativa». La procura di Milano ha poi stralciato l’accusa di bancarotta, «poiché per nessuna delle società del gruppo Visibila è nel frattempo intervenuta dichiarazione di insolvenza». In altre parole, queste società non sono ancora tecnicamente fallite e dunque è assai probabile che questo reato verrà presto archiviato. Le indagini erano state avviate un anno e mezzo fa dal pm Roberto Fontana, allora membro del pool sui reati economici della procura di Milano e poi nel settembre del 2022 eletto al Csm. Tuttoè nato dalla denuncia di nove azionisti di minoranza (detentori in totale di meno del 6% delle quote della società) che lamentavano «gravi irregolarità nella gestione della società» e «omissioni negli organi di vigilanza», con «perdite nell’ultimo anno dell’89,6%, negli ultimi tre anni del 99,5% e negli ultimi cinque anni del 99,9%.

IL PUNTO POLITICO di questa vicenda risiede per lo più nei tempi in cui questa inchiesta è diventata nota all’opinione pubblica. L’iscrizione della ministra nel registro degli indagati è datata 5 ottobre 2022, con l’atto che viene poi secretato il giorno successivo. Il 3 novembre, però, la notizia esce sul Corriere della Sera. In mezzo a queste due date, il 22 ottobre, Meloni presenta la sua squadra di governo, con Santanchè che incassa il ministero del turismo. Tre settimane prima, il 30 settembre, il Gruppo tutela mercati della guardia di finanza di Milano comunica ai pm «la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali». Già prima di quella data, comunque, i legali di Santanchè avevano chiesto informazioni in procura sulla situazione. Non si sa se al momento di scegliere i suoi ministri Meloni sapesse o meno qual era la situazione. Certo non c’era modo di apprendere la notizia attraversovie formali. L’unica che avrebbe potuto farlo presente era la stessa Santanchè.