«Ah, cerca I nostalgici?» Così, risponde a un compagno del nord che ha perso la strada un vicino dell’albergo «diffuso» alla periferia di Cinisi (Palermo), dove è fissato l’appuntamento annuale oramai quasi rituale di chi è passato per la ex Fgci. Cinisi perché è la città di Peppino Impastato, il grosso dei partecipanti quest’anno – esattamente 90 – sono infatti dell’isola che ci ospita nell’edizione 2023, moltissimi che approdarono alla militanza comunista, giovanissimi, a inizio anni ’80, altri, più anziani , che dall’Fgci sono passati, non pochi per entrare nel Manifesto-Pdup. Tutti di nuovo insieme, però, nello straordinario decennio del pacifismo.

QUASI TUTTI CI RITROVIAMO e ci riconosciamo perché , proprio in quest’isola, a Comiso, abbiamo per anni affrontato insieme manganelli e idranti della polizia mentre cercavamo di impedire la costruzione della base Nato dove dovevano esser installati i missili Cruise. La prima base che apriva una nuova stagione: il fronte non era più solo quello che aveva diviso l’Europa della guerra fredda, ma quello dello scontro nord-sud che drammaticamente stava aprendosi.

«Nostalgici», come definiti dal vicino? No, non si tratta solo di “amarcord”. C’è anche questo, naturalmente, se si pensa che in quegli anni la militanza assorbiva l’intera vita. Ma la ragione dei raduni è un’altra: che fare oggi della nostra memoria?

I 90 ex -Fgci, compagne e compagni, che hanno partecipato al convegno «Amunì» del 25-26 marzo a Cinisi (Palermo), paese di Peppino Impastato

IO SONO ANOMALA, perché la mia milizia nella Fgci l’ho cominciata quasi 40 anni prima, nel ’47, e poi però è durata per 15 anni, un tempo lunghissimo dovuto al fatto che sono stata direttore del suo settimanale Nuova generazione, un compito che richiedeva anche un po’ di mestiere. Ma poiché il ’68 e il Manifesto, fra gli altri benefici, mi hanno dato anche quello di ringiovanire di vent’anni, con la Fgci mi sono ritrovata anche io nella gloriosa stagione del pacifismo, di Pio La Torre, del Berlinguer che aveva imboccato una decisa svolta a sinistra, un po’ anticipata proprio dalla Fgci di quegli anni, all’epoca in cui erano segretari Marco Fumagalli, Pietro Folena e Gianni Cuperlo, non a caso sempre presenti a questi attuali raduni (non Cuperlo, stavolta perché, come ci ha scritto con ripetuti messaggi dispiaciuti, impegnato nella campagna elettorale della sua città. Trieste, per le regionali del Friuli Venezia Giulia).

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COME SEMPRE, PER VIA dell’età che non mi consente più di memorizzare se non scrivo subito, ho preso appunti su tutto. Non pensavo di scriverne, ma ora che li ho riguardati dopo giorni, ho pensato che vale forse la pena di socializzarli coi tanti lettori de il manifesto, che in quegli anni con la Fgci, prima, o durante, o dopo, da dentro o da fuori, si sono incrociati . Dopo, tutti stravolti dallo scioglimento del Pci, oggi – come dice un compagno di Ustica – «scintille colorate che si accendono in aria disperse, esplose dallo stesso fuoco, come nei razzi di fine d’anno». Nell’incontro, del resto, ci si è impegnati a non farne oggetto di nostalgia, ma a come usare la nostra memoria. Innanzitutto salvandola, visto che un archivio neppure esiste. Ma poi attivandola, innescandola sulle tante forme nelle quali l’interesse politico dei più giovani si è incarnato. Per trasmettere un’esperienza che nonostante quello che per ora ha prodotto non sia brillante è stata molto importante.

NON RIESCO A RIPORTARE tutto, solo frasi dagli appunti. Non posso neppure dirvi chi c’era, se non i nomi di alcuni, per un rapporto personale più stretto: Marisa Nicchi, per es., o Gloria Buffo. o i compagni di Napoli, Ilaria e Beppe Napolitano e Gianfranco Nappi che con la rivista, “Infiniti Mondi”, già sta facendo un bellissimo lavoro; o i tanti tutt’ora attivi nell’Arci ( di cui era presente anche il nuovo presidente, Walter Massa, che ha riferito sulla Fondazione Tom Bennettolo che si sta costruendo, pensata come spazio aperto alla memoria, anche di quelli che in questa organizzazione non hanno mai operato.

E naturalmente Claudio Riolo, che racconta di essersi iscritto alla Fgci nel 1966, e di averla abbandonata per Il Manifesto con i suoi compagni di scuola, figli di quasi tutto il gruppo dirigente del Pci, Macaluso, Colaianni, Cipolla,ecc. E poi tanti, più difficili da individuare, per via dei capelli bianchi, di cui rintraccio il volto, non più il nome.

La preoccupazione di tutti è quella di non chiudersi nella gabbia dorata di un bellissimo ricordo che non è solo politico, ma di una comunità che ancora sentiamo viva se è vero che siamo tutti così contenti di ritrovarci. Dove è oggi ciascuno di noi? Nessuno lo chiede all’altro, sembra superfluo, qualcuno lo dice,

SINISTRA ITALIANA abbastanza gettonata, molti parlano invece di nuove associazioni, non dei dilemmi del Pd di cui si è deciso di non discutere e così la parola Schlein non viene pronunciata. L’interrogativo è piuttosto: cosa fare per recuperare l’astensione all’impegno politico? «Se ha vinto la Meloni è colpa nostra» dice uno. «Nell’era digitale – dice un altro- ritrovarsi di persona è già di per sé un movimento controcorrente». Marco Fumagalli dice: «Quanto ci unificò negli anni ’80 fu il pacifismo, nato dalla paura per l’installazione in tutta Europa di missili Pershing Cruise (Usa) e SS20 (Russi), oggi la preoccupazione che suscita una guerra già scoppiata è ancora più grande. Forse bisogna ripartire proprio da qui. Ma serve anche capire che i giovani vedono in modo diverso da noi molte cose: per esempio sul lavoro gli interessa di più capire quando e come le nuove tecnologie consentiranno di recuperare la vita non alienata». Più o meno le stesse cosa che dice concludendo l’altro segretario nazionale presente, Pietro Folena. Anche lui insiste sul cambiamento del nostro tempo, di quanto, anche il Covid, ci ha cambiato. Perché la reclusione forzata ci ha fatto riflettere, capire meglio le contraddizioni ( fino a far saltare persino le famiglie aggiunge, autoironico ma mi pare addolorato, perché allude alla sua stessa recente separazione).

ALLA FINE QUALCUNO dice, raccogliendo un parere diffuso: «Mi iscrivo alla mozione Fumagalli Folena Castellina». Perchè tutti e tre abbiamo particolarmente insistito sul pericolo di chiudersi in una associazione costruita sulla memoria e non sull’impegno a seminare, lavorando con la nuova generazione e portando lì la nostra memoria, nelle nuove forme organizzative attraverso le quali fanno oggi politica.Più o meno la stessa conclusione dell’ultimo incontro degli ex Manifesto-Pdup che si è svolto ancora una volta a Rimini a novembre scorso , a questo dibattito di Cinisi variamente collegato.

IO, CHE COME SAPETE SONO ottimista, penso che ci si stia ricominciando a muovere, “Amunì” come dice in siciliano la scritta sulla maglietta prodotta per l’occasione (grazie alla splendida organizzazione di Lidia Liotta) e che tutti indossano.

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