Amlo unisce l’America latina contro l’inflazione
Dal Messico a Cuba Il piano del presidente messicano con l'appoccio di Fernández, Lula e Petro
Dal Messico a Cuba Il piano del presidente messicano con l'appoccio di Fernández, Lula e Petro
Rafforzare l’integrazione, innanzi tutto economica, dei paesi che contano del subcontinente latinoamericano come mezzo per rafforzarne la sovranità e creare un blocco capace di trattare alla pari con gli Stati uniti (ma anche con l’Ue). Da mesi, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (Amlo) ha lanciato questo obiettivo. Con l’appoggio prima del presidente argentino Alberto Fernández e in seguito dei capi di stato di Brasile, Lula (che propone anche una moneta unica per gli scambi commerciali) e della Colombia, Gustavo Petro. In sostanza, della spina dorsale di quella che viene definita la “seconda ondata progressista” dell’America latina.
Il 2 marzo Amlo ha confermato di voler fare un passo avanti con la creazione di un piano congiunto per «controllare o diminuire l’inflazione» con il proposito «di affrontare la carestia della vita in modo congiunto». «Metteremo a punto un piano antinflazione di aiuto mutuo per la crescita e per lo scambio economico-commerciale con paesi dell’America latina» ha annunciato il presidente messicano. Secondo Amlo, il piano consiste in un interscambio di esportazione e importazione principalmente di alimenti, ma anche di altri beni prodotti in America latina, togliendo barriere e tariffe doganali «in modo da ottenere alimenti a buon prezzo per il mercato interno» dei paesi aderenti.
Dalla pandemia di Covid-19, che in America latina ha colpito duro –anche a causa della folle politica dell’allora presidente brasiliano Bolsonaro-, a vari problemi interni, compresi cambi di governo, e per ultimo alle conseguenze della guerra in Ucraina, l’inflazione è diventata una delle cause della crisi che più preoccupano nel subcontinente latinoamericano. Secondo gli ultimi dati della Commissione economica per l’America latina (Cepal), l’indice dell’inflazione è del 5,63% in Brasile, 7,76% in Messico, 13,12% in Colombia e addirittura il 100% in Argentina. E proprio a questi paesi Amlo ha lanciato la proposta di organizzare in tempi brevi un incontro con produttori, commercianti e produttori che dovrebbe aver luogo a Città del Messico.
Nella sua ultima conferenza stampa, il presidente messicano, dopo averne discusso con il presidente Díaz-Canel, ha proposto di associare al piano anche Cuba, in preda a una forte crisi e con un indice di inflazione del 42,08% (ma molto più alto per i prodotti alimentari).
Per preparare i lineamenti pratici del progetto – a cui lavoreranno squadre di tecnici – Amlo ha annunciato che il 5 aprile organizzerà un «incontro virtuale, una teleconferenza», con i vari capi di Stato. Aggiungendo che chiamerà «anche i presidenti dell’Honduras, Xiomara Castro, Gabriel Boric del Cile e Luis Arce della Bolivia». Se gli sviluppi saranno positivi, la proposta di accordo sarà presentata «anche ai capi di stato di altre nazioni dell’America latina».
Secondo i dati della Cepal, il Brasile è l’economia più grande del subcontinente con un Pil di 1.608.981 milioni di dollari, seguito dal Messico con 1.296.024 milioni di dollari. A distanza seguono Argentina (487.227 milioni) e Colombia (314.464 milioni) superata di poco dal Cile (317.059 milioni).
L’idea di una interazione economico-commerciale latinoamericana per lottare contro l’inflazione «con mezzi che non siano monetari è una buona idea, potrebbe aiutare molto ad affrontare problemi economici, ma anche sociali» afferma l’economista e professore universitario messicano Octavio Dorantes. Invece che rivolgersi sempre al Nord, «le risposte reali possono venire dal basso, dal Sud, dagli altri paesi con cui condividiamo una storia comune». Il Messico, aggiunge l’economista, potrebbe così «diversificare i suoi mercati verso il Sud, senza allontanarsi dagli Usa, fatto che non gli converrebbe».
L’inclusione di Cuba nel gruppo che dovrebbe dar vita al progetto di lotta all’inflazione e alla possibilità di commerciare nel subcontinente prodotti alimentari a basso prezzo è un nuovo aiuto che Amlo lancia all’isola in un momenti di grave crisi. Con un Pil ufficiale di 2.053 milioni di dollari, Cuba si pone al 23° posto nelle economie del subcontinente.
All’inizio della settimana, il ministro dell’Economia e della pianificazione Alejandro Gil Fernández ha affermato che la leggera crescita ( 9%) della circolazione mercantile «non è sufficiente per iniziare un processo di contenimento dell’inflazione, ancora molto elevata, e soddisfare la domanda di beni e servizi che viene dalla popolazione».
I tre presidenti che animano il progetto messicano, Amlo, Lula e Petro, condividono l’idea che Cuba, dopo aver rappresentato per 60 anni la trincea contro la politica imperiale degli Usa, non deve essere lasciata sola di fronte alla rinnovata politica di strangolamento economico, finanziario e commerciale dell’Amministrazione Biden. Ma, seppur in toni diversi, incitano anche il vertice politico cubano ad attuare riforme che appaiono improcrastinabili.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento