Spinto dai sindacati e dalla sinistra Spd, Olaf Scholz appoggia il consistente aumento del salario minimo invece del piccolo ritocco previsto il prossimo gennaio. Invece di crescere dagli attuali 12,40 euro all’ora fino a 12,80 «dovrebbe arrivare in una prima fase a 14 e successivamente a 15» conferma il cancelliere al magazine Stern dopo aver duramente accusato la confindustria con cui ha provato a trovare la quadra negli ultimi mesi: «L’associazione dei datori di lavoro vuole solo un mini-adeguamento» denuncia il leader socialdemocratico insieme all’inaccettabile modus-operandi degli imprenditori.

«Hanno rotto con la tradizione delle decisioni consensuali» tuona Scholz chiudendo così la stagione della concertazione con la confindustria aperta subito dopo la pandemia. Finora il salario minimo veniva fissato da un’apposita commissione formata da esponenti di tutte le parti sociali.

D’accordo anche i Verdi, fa sapere la vicepresidente Katrin Göring-Eckardt, ancora più alla luce degli incontrovertibili dati diffusi dall’Institut der deutschen Wirtschaft (Iw) di Colonia: il più autorevole think-tank economico del Paese.

«Il divario degli stipendi in Germania sta diminuendo per effetto del salario minimo» conferma l’Iw nella sua analisi sulla lotta contro la divisione sociale.

Non una buona notizia per i liberali guidati dal ministro delle Finanze, Christian Lindner. Dal loro punto di vista la commissione con gli industriali era la perfetta camera di compensazione per bilanciare la spinta unita di sindacato, Spd e Verdi. In cambio, Scholz concederà a Lindner un ulteriore taglio al bilancio dei ministeri: altra voce della spesa pubblica che i liberal vedono come fumo negli occhi.