Altro che tregua di Natale. Si è sparato da entrambe le parti
Il limite ignoto Il governatore del Lugansk denuncia 14 attacchi, Mosca sostiene che Kiev ha rotto il cessate il fuoco. Armi da Washington e Berlino
Il limite ignoto Il governatore del Lugansk denuncia 14 attacchi, Mosca sostiene che Kiev ha rotto il cessate il fuoco. Armi da Washington e Berlino
Nel giorno del cessate il fuoco di 36 ore per le celebrazioni del Natale ortodosso annunciato da Vladimir Putin, arrivano immediate le accuse incrociate di Russia e Ucraina sulla violazione della tregua, cominciata ufficialmente alle 9 del mattino ora di Mosca (le nostre 7) «lungo tutta la linea del fronte».
IL MINISTERO della Difesa russo ha infatti accusato Kiev di aver bersagliato le sue posizioni nelle regioni di Lugansk, Donetsk e Zaporizhzhia, nonostante il rispetto del cessate il fuoco da parte delle truppe del Cremlino. Da parte dell’Ucraina è continuato invece il coro di voci che da giovedì denuncia il cessate il fuoco come un «cinico e primitivo inganno», con le parole del consigliere presidenziale Mikhail Podolyak. Che in un tweet ha aggiunto: «Sei gennaio. Allarmi aerei ovunque. I bambini sono di nuovo al gelo nei rifugi». Nel suo videomessaggio notturno di giovedì lo stesso presidente Zelensky aveva definito il cessate il fuoco una strategia «per portare equipaggiamenti, munizioni e truppe più vicino alle nostre posizioni». «Tutti sanno che la Russia si serve delle tregue per continuare la guerra con più forza». Sul fronte internazionale, gli fa eco l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell: «Al Cremlino manca credibilità: questa dichiarazione di un cessate il fuoco unilaterale non è credibile». E anzi «sembra un tentativo di prendere tempo per riorganizzare le truppe e riparare la reputazione internazionale danneggiata della Russia». E che Mosca non sia intenzionata a porre fine presto alla guerra è quanto sostenuto anche dall’intelligence ucraina, che ieri ha affermato che Putin sarebbe intenzionato a mobilitare, questo mese, altri 500.000 soldati.
NEL CORSO della giornata il governatore ucraino del Lugansk Serhiy Haidai ha accusato la Russia di aver aperto il fuoco 14 volte nella regione fra le 12 e le 15 locali, e di aver «assaltato tre volte uno dei nostri insediamenti». Ore prima, lo stesso Haidai aveva definito la «tregua di Natale» una «bugia e una trappola», e aveva invitato i cittadini della regione a non recarsi a funzioni religiose e a non riunirsi in assembramenti all’aperto per timore di «attacchi terroristici russi».
PRIMA dello scoccare delle 9, è anche giunta notizia di un attacco a una caserma dei pompieri a Kherson che ha ucciso un vigile del fuoco e fatto quattro feriti, mentre dei missili lanciati su un edificio residenziale a Kramatorsk hanno distrutto 14 abitazioni.
Nel frattempo, dagli Stati uniti sono arrivate nuove sanzioni, stavolta rivolte a sei dirigenti della Qods Aviation Industries, indicata come l’azienda produttrice dei droni iraniani usati contro la popolazione ucraina. Lo ha annunciato la segretaria del Tesoro Janet Yellen: «Continueremo a usare ogni mezzo a nostra disposizione per negare a Putin le armi di cui si serve per la sua barbara e non provocata guerra in Ucraina». A Kiev arriveranno invece nuovi armamenti: ieri la portavoce della Casa bianca Karine Jean-Pierre ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da tre miliardi di dollari, mentre dalla Germania è arrivato l’impegno a consegnare all’Ucraina nei primi mesi dell’anno 40 blindati Marder e dei sistemi antimissile Patriot.
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