Almodovar: «Netflix non deve prendere il posto delle sale»
Cannes 70 Alla presentazione della giuria, il presidente-regista torna polemico sulla querelle contro la piattaforma digitale
Cannes 70 Alla presentazione della giuria, il presidente-regista torna polemico sulla querelle contro la piattaforma digitale
«Viridiana, La dolce vita, Apocalypse Now: in quanto membro della giuria del Festival di Cannes la mia speranza è che saremo tra i primi testimoni di film miracolosi come questi» dice il presidente Pedro Almodovar alla conferenza stampa dei giurati nel giorno di apertura del Festival. Poco prima Paolo Sorrentino, anche lui tra i nomi che assegneranno la palma d’oro di quest’anno, aveva detto che sarebbe «interessante» se lui e i suoi colleghi saranno in grado di «scovare il cinema di domani».
Ma il domani è già qui, e nella conferenza dei giurati fa subito irruzione il tema caldo della settantesima edizione: la querelle irrisolta con Netflix, che ha prodotto due dei titoli in concorso – The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach e Okya di Bong Joon Ho – ma non ha ceduto alle richieste del Festival di lasciar proiettare i film, che usciranno direttamente in streaming sulla piattaforma, nelle sale francesi. Ad Almodovar viene dunque chiesto se preferirebbe che i suoi film venissero visti sul grande schermo o in 190 paesi (quanti ne raggiunge Netflix), e la sua risposta è in linea con la posizione del Festival – che dall’anno prossimo ha bandito dal concorso tutti i film che non verranno distribuiti in sala : «Preferisco che i miei lavori siano visti non solo in 190 paesi ma sul grande schermo, che è ciò che mi interessa».
La sala lo applaude, ma lui ha anche pronto un comunicato sulla questione dato che, dice, si aspettava di essere chiamato in causa. «Le piattaforme digitali sono un nuovo modo, che ci arricchisce, per fruire delle immagini. Ma queste piattaforme non dovrebbero prendere il posto delle vecchie usanze, e cioè andare al cinema: non devono in alcun modo cambiare le abitudini degli spettatori» afferma il regista, tralasciando il fatto che se è tenuto a esprimersi sulla questione dal Festival più prestigioso al mondo è perché quelle abitudini sono già cambiate. «Le nuove piattaforme devono accettare le regole del gioco già esistenti – continua – e personalmente non concepisco che la palma d’oro venga assegnata a un film che non uscirà in sala».
Una linea molto dura da parte del presidente della giuria considerato che sono ben due i titoli candidati al premio che, vincitori o meno, saranno da subito destinati allo streaming. «Questo non significa che io non rispetti le novità e le nuove tecnologie – conclude Almodovar – ma bisogna difendere la capacità ipnotica del cinema in sala, che temo non sia conosciuta dalle nuove generazioni».
In difesa della piattaforma streaming interviene invece Will Smith e sottolinea come i suoi figli adolescenti guardino Netflix e vadano comunque al cinema due volte alla settimana: «Le due cose non sono in contraddizione, sono due forme completamente diverse di visione. A casa mia Netflix ha significato un beneficio, perché ha dato la possibilità ai miei figli di vedere film che altrimenti non avrebbero mai visto, li connette al mondo, li porta a cercare su internet i nomi di registi e artisti che prima non conoscevano».
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