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Alluvione, Romagna in piazza contro i ritardi e protocollo legalità del governo

Alluvione, Romagna in piazza contro i ritardi e protocollo legalità del governoL'alluvione a Lugo in Romagna nel giugno 2023 – Ansa

Corteo a Forlì Le stesse organizzazioni che sabato scorso a Roma hanno sfilato per «La via maestra», oggi sono in Romagna

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

Manifestazione e corteo oggi a Forlì delle terre alluvionate, organizzata per chiedere ristori adeguati per le persone colpite da frane e alluvioni. Le stesse organizzazioni che sabato scorso a Roma hanno sfilato per «La via maestra», oggi sono in Romagna. «A quasi cinque mesi dall’evento calamitoso che ci ha travolto – sostiene il comitato – dobbiamo constatare con disappunto quanto si sia ancora lontani dall’offrire una risposta adeguata per tempi, entità e certezza di risorse, alle urgenze dei territori e delle persone coinvolte. Riteniamo gravi i ritardi e le insufficienze che espongono le realtà alluvionate ai pericoli di un periodo autunno/invernale già in essere. Eppure, risulterebbe evidente come la tempestività sia decisiva nell’affrontare una catastrofe di questo tipo».

Il corteo partirà alle 10 da Piazzale della Vittoria e proseguirà verso Piazza Ordelaffi. Ad aderire sono Appello per l’appennino Romagnolo, Forlì Città Aperta, Associazione La Parola, Cgil Emilia-Romagna, Camere del Lavoro di Forlì Cesena, Ravenna, Imola e Bologna, il Comitato unitario “Vittime del Fango”, Anpi, Arci, Libera. All’iniziativa aderisce anche Legacoop.

Ieri poi è arrivata un ulteriore denuncia sulle procedure poco trasparenti che il governo vuole utilizzare per la ricostruzione. «In queste ore va definendosi un Protocollo di legalità e qualità del lavoro nella ricostruzione dei territori alluvionati dell’Emilia-Romagna largamente insufficiente che non tiene conto delle importanti esperienze maturate negli ultimi anni, dal Protocollo del 2012 ai Protocolli post sisma 2016 fino ai nuovi Protocolli di legalità adottati con delibera Cipe nel 2021. Così non va, perché si rinuncia a quegli strumenti e a quella partecipazione delle forze sociali che, insieme alle prefetture, ai gruppi interforze, alla parte sana dell’imprenditoria locale, hanno sempre accompagnato negli ultimi anni tutti gli interventi straordinari di ricostruzione», dichiarano in una nota la Cgil nazionale e la Fillea, la categoria dei lavoratori delle costruzioni della Cgil.

«In particolare – proseguono Cgil e Fillea – vengono meno quegli strumenti, dal “settimanale di cantiere in forma semplificata” per gli enti bilaterali edili all’obbligo di badge di cantiere anche ai fini dell’identificazione dei lavoratori e relativi orari che sono sempre stati utili per contrastare lavoro irregolare e dumping. Viene meno – aggiungono – il ruolo delle organizzazioni sindacali ai tavoli sui flussi di manodopera che da sempre permettono alle forze sociali che presidiano territorio, luoghi di lavoro e cantieri di segnalare eventuali situazioni di rischio e viene del tutto elusa la normativa specifica sul rispetto dei contratti nazionali edili e del Durc di congruità, rendendo anche più difficile il ruolo dei Rup (Responsabili unici del procedimento) e delle stesse stazioni appaltanti. Rivolgiamo quindi un appello al governo ed al ministro degli Interni, alle istituzioni ed al parlamento affinché intervengano evitando un ritorno al passato rischiosissimo per la legalità e la sicurezza sul lavoro».

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