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Allo scalo di Pisa la protesta contro «i voli di guerra»

Allo scalo di Pisa la protesta contro «i voli di guerra»La protesta in aeroporto

La protesta La denuncia sul carico di armi diretto in Polonia. In piazza con l’Usb Rifondazione e Pap

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 20 marzo 2022

È stata partecipata oltre le aspettative la manifestazione organizzata davanti all’aeroporto di pace e di guerra Galilei, da dove nel settore civile partono gli aerei con gli aiuti umanitari diretti alla popolazione ucraina. Mentre nel settore militare dello scalo intercontinentale è senza soste l’invio di armamenti diretti in prima battuta alla base di Rzeszow nella Polonia orientale, dove dai primi di febbraio opera un comando logistico Usa, e poi trasportati oltre il confine e consegnati alla forze armate ucraine.

Quando a inizio settimana i lavoratori impegnati al carico e scarico delle merci «umanitarie» hanno scoperto che anche nel settore di loro competenza arrivavano casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi, si sono rifiutati di caricare il materiale, segnalando l’accaduto al sindacato di base Usb. Di qui la mobilitazione partita proprio dall’Usb, che ha portato diverse centinaia di persone davanti al terminal del Galilei, dagli studenti degli istituti superiori e universitari, a lavoratrici e lavoratori vicini al sindacalismo di base e anche alla Cgil. Pur non aderendo ufficialmente, la Camera del Lavoro pisana, ribadendo la propria contrarietà alla guerra così come all’invio e all’utilizzo di armi, aveva infatti dato la sua solidarietà ai lavoratori del carico e scarico merci: «Si è trattato del rifiuto istintivo di maneggiare materiale bellico, evidenti strumenti di morte e tale reazione, assolutamente comprensibile e condivisa, è il frutto di una diffusa cultura della pace contro tutte le guerre».

«Siamo molto contenti della risposta della città – racconta Tiziana Nadalutti, attivista del gruppo consiliare Diritti in comune – e dell’arrivo alla manifestazione di tante persone dal resto della regione». Fra queste le deputate Yana Ehm e Simona Suriano, ex pentastellate espulse lo scorso anno dal movimento per non aver votato la fiducia al governo Draghi e oggi nella componente parlamentare ManifestA, vicina a Rifondazione comunista e a Potere al popolo. Con loro, non a caso, anche Maurizio Acerbo e Marta Collot: «La diplomazia è l’unica strada per la soluzione del conflitto in Ucraina – ha osservato la portavoce di Pap – e invece il governo Draghi anziché rendere l’Italia un paese neutrale e un possibile luogo di mediazione ci ha portato in guerra, come dimostra anche l’ultima risoluzione del Parlamento che ha votato l’aumento delle spese militari anziché scegliere la via del disarmo». «Il voto a favore dell’aumento delle spese militari dimostra che in Parlamento c’è il partito unico della Nato e della guerra – ha osservato a sua volta il segretario del Prc Acerbo – portare la spesa militare da 25 a 38 miliardi annui è uno schiaffo a milioni di italiani che da anni subiscono le conseguenze dei tagli alla spesa sociale e sanitaria. È una scelta che deriva dal servilismo verso la Nato e gli Usa del nostro governo, e delle forze politiche che lo sostengono».

Anche iscritti e simpatizzanti di Sinistra italiana si sono fatti notare davanti al terminal del Galilei, al pari della delegazione di tute blu del Collettivo di Fabbrica ex Gkn, che con lo striscione «Insorgiamo» sta connotando da settimane, non soltanto in Toscana, ogni manifestazione in difesa dei diritti di lavoratori e studenti, e contro la guerra in Ucraina. Non potevano mancare infine gli attivisti di Emergency, tenendo sempre a mente le parole di Gino Strada sulle guerre, e anche la Legambiente pisana ha voluto dare un segnale preciso sfilando con le altre e gli altri dietro lo striscione «Pace, non voli di guerra».

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