Ali Baba Faye, il filo rosso
Diritti I nostri cuori piangono, ieri 7 settembre è mancato Aly Baba Faye, sociologo e sindacalista senegalese, una vita spesa nella lotta per i diritti delle e dei migranti e per i diritti sociali. Nel 1990 viene chiamato in Cgil da Bruno Trentin a gestire il progetto immigrazione della Confederazione. È il primo immigrato a entrare nel direttivo nazionale Cgil
Diritti I nostri cuori piangono, ieri 7 settembre è mancato Aly Baba Faye, sociologo e sindacalista senegalese, una vita spesa nella lotta per i diritti delle e dei migranti e per i diritti sociali. Nel 1990 viene chiamato in Cgil da Bruno Trentin a gestire il progetto immigrazione della Confederazione. È il primo immigrato a entrare nel direttivo nazionale Cgil
«Ciao cari amici e care amiche, Aly Baba ha lasciato questa terra oggi accompagnato dall’affetto della sua famiglia. La mancanza che sentiremo è accettabile solo grazie alla vita straordinaria che ha vissuto, all’impatto del suo impegno civile, dei suoi valori e volontà di rendere il mondo un posto migliore». Questo il messaggio che ieri mattina ha lasciato incredulo e sconvolto chi lo ha ricevuto.
«Quasi nessuno sapeva della tua malattia, tranne i tuoi famigliari, perché tu avevi voluto tenerla per te. Capisco, questa tua scelta di discrezione, del resto è sempre stato così, anche quando ti sei trovato, ad affrontare problemi, (…) hai sempre voluto affrontarli da te, senza strumentalizzazioni, era la cifra della tua personalità, della tua onestà politica ed intellettuale, della tua fierezza», racconta Piero Soldini.
ALY BABA FAYE, sociologo, esperto di immigrazione, era nato il 22 agosto 1961 a Rufisque (Senegal). Arrivato in Italia dal 1984 come studente, dal 1986 inizia il suo impegno a favore dei diritti degli immigrati e per il dialogo tra diversi e la convivenza civile. Erano gli anni in cui l’Italia diventava un paese di immigrazione. In qualità di segretario nazionale del CASI (Coordinamento Associazioni Senegalesi in Italia) fa parte dei promotori della prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo a Roma il 7 ottobre 1989 dopo l’assassinio di Jerry Essan Masslo a Villa Literno.
«Dopo la manifestazione nazionale si tenne la Convenzione antirazzista a Firenze. L’antirazzismo in Italia prese posto nell’agenda pubblico ed è lì che iniziò la soggettività pionieristica della lotta contro il razzismo in Italia. Fu un periodo di grande effervescenza movimentista sul fronte dell’antirazzismo (…). È alla determinazione e alla forza dell’attivismo di quegli anni cui dobbiamo il varo della Legge Martelli (…)», scrive Aly Baba in un suo recente contributo.
Nel 1990 viene chiamato in Cgil da Bruno Trentin a gestire il progetto immigrazione della Confederazione ed è il primo immigrato ad entrare nel direttivo nazionale della Cgil. Viene eletto a capo del Coordinamento nazionale dei lavoratori immigrati nel 1992.
DOPO MOLTI ANNI di militanza nel sindacato, nel 2002 viene chiamato dai Democratici di sinistra nel 2002 per gestire un progetto di partecipazione politica degli immigrati nel partito, dove diventa prima coordinatore nazionale del Forum Immigrazione e poi responsabile nazionale delle politiche dell’immigrazione. Negli anni successivi lavora come ricercatore sociale e come consulente tecnico del Ministero dell’Interno.
TUTTA LA COMUNITÀ senegalese è scossa, in pochi riescono a pronunciare qualche parola con la voce rotta dal pianto.
«Aly Baba Faye è stato mio fratello, collega, compagno, in Cgil abbiamo condiviso tutte le battaglie per l’immigrazione e i diritti sociali. È stato una persona e un intellettuale onesto. In tutte le battaglie dentro e fuori dal sindacato lo ricordo sempre in primo piano nella rivendicazione dei diritti, anche di quelli nel sindacato. Ci eravamo sentiti di recente e volevamo fare delle cose insieme», ricorda Adam Mbodj.
«Mio caro fratello Aly Baba. Ci siamo conosciuti nel lontano 1989 e mi hai ospitato per alcuni mesi a casa tua a Roma. Non posso esprimere il dolore che ho provato nell’apprendere la triste notizia della tua di dipartita. La morte non ci porta via completamente la persona amata. Rimane sempre la sua opera che ci incita a continuare. Per 35 anni abbiamo lottato insieme dentro e fuori la CGIL. Da buoni amici. Fratello mi mancherai. Che il paradiso Firdaws sia la tua ultima dimora», dice Abdou Faye.
«ABBIAMO PERSO un compagno, un fratello, una persona di una generosità fuori dal normale. (…) Hai avuto un livello molto alto, hai attraversato alti e bassi, sempre con dignità. (…) Riposa in pace fratello e compagno, hai lasciato un vuoto incolmabile», ricorda Ibrahima Niane.
«Il cuore piange, non riesco a definire quello che provo. L’ho visto la prima volta in un coordinamento immigrati Cgil a Napoli. Mi ha fatto scattare qualcosa dentro e da allora per me è stato una riferimento per le politiche sull’immigrazione. Abbiamo perso un amico, un fratello e un pezzo della nostra storia. Un dolore immenso, quello che hai lasciato vivrà in noi e in quelli dopo di noi», così Ibrahima Diallo.
TANTE, TANTISSIME le voci che non dimenticano la sua profonda umanità, il suo rigore. Di quegli anni, Adriana Buffardi, all’epoca responsabile Cgil per il mercato del lavoro, scrive: «Quanto lavoro e quanto impegno comune in Cgil in nome dell’uguaglianza e della giustizia sociale. E quanta gratitudine ti devo per avermi insegnato il valore delle differenze dentro un contesto di valori condivisi».
«Io ho cominciato in Cgil con Aly e Adriana, lui i migranti e io i disoccupati. È stata un’esperienza molto ricca. Trentin lo adorava», racconta Francesca Re David.
“Ho incontrato Aly qualche mese fa, io alla fermata dell’autobus, lui verso casa sua, ci siamo abbracciati (con diverse altezze…) e gli ho raccontato di un’iniziativa su Trentin all’Università Roma 3, si è illuminato al ricordo di tante cose fatte insieme con “Bruno” per la dignità e il riconoscimento dei migranti (…). Un compagno dolce e determinato, che ci mancherà in questi tempi così lontani dalle speranze che insieme abbiamo coltivato», racconta Claudio Treves.
IN UN ARTICOLO DEL 2012 scrive di sé: «Il filo rosso del mio impegno potrebbe essere riassunto in una fede nel cosmopolitismo come variante di un nuovo umanesimo basato sul dialogo tra diversi e la contaminazione culturale per una nuova Civiltà dell’Universale. (…) Nel mio pantheon di personaggi di riferimento ci sono Ghandi, Martin Luther King, Leopold Sedar Senghor e sopratutto Nelson Mandela».
Per il suo approccio umanista, per l’impegno nel sindacato e poi in politica, c’era anche chi lo considerava un riformista. Ma di fronte alla radicalità dei problemi con i quali oggi più che mai si confronta chi si occupa di immigrazione e di antirazzismo, non si può che essere radicali. Aly Baba lascia un vuoto enorme. Sta ora a noi riempirlo onorando l’impegno per il quale ha speso tutta la sua vita.
* * * Adriana Buffardi, Ibrahima Diallo, Abdou Faye, Sveva Haertter, Selly Kane, Adam Mdodj, Alessia Montuori, Ibrahima Niane, Alfonso Perrotta, Francesca Re David, Pilar Saravaia, Piero Soldini, Claudio Treves
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