La Mostra del Nuovo cinema di Pesaro riesce a conservare la sua vocazione militante: la proiezione in piazza del Popolo del film Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese di cui Alessandra Vanzi ha scritto sul numero di «Alias» della scorsa settimana, diretta testimone, ha suscitato grande emozione tra il pubblico, applaudito a lungo. Nella precisione della scrittura, procede implacabile e ci riporta indietro negli anni, un clima che le giovani generazioni non possono ricordare, di oscurantismo e persecuzione.

OGGI che in tutta Europa si addensano movimenti reazionari, è importante ricapitolare i meccanismi del potere come si attuavano nelle aule giudiziarie, resi lampanti ad esempio dal superotto di Processo per stupro del ’79 tra commedia per le assurdità pronunciate dagli avvocati e tragedia. Nel Caso Braibanti non c’erano materiali girati del processo, ma il lavoro teatrale di Palmese che ha dato poi origine al film è anche basato sugli atti, parola per parola. Il materiale dello spettacolo si inserisce in maniera perfetta nel tessuto del racconto per la moltiplicazione delle voci dei protagonisti, la voce dell’intellettuale che si estranea dalla scena non pensando sia possibile nell’Italia infiammata del sessantotto un processo per plagio, articolo 603 del codice Rocco, la voce tremula della madre, dei familiari persecutori.

Fabio Canino sul palco a presentare il film con i registi, ha ricordato che questa legge viene periodicamente riproposta in Parlamento, ultimamente nel 2008: «la differenza con Oscar Wilde, ha detto, è che lui è celebrato mentre in Italia, quando si fa un errore lo si nasconde», il nome di Braibanti è stato cancellato, nessuno gli ha mai chiesto scusa, non è stato mai risarcito. Anche se sostenuto dagli intellettuali più autorevoli, Moravia, Morante, Natalia Ginzburg, il professore Guido Calogero, da Pannella allertato da Pasolini e dai radicali, fu condannato a 9 anni poi ridotti a due, anche per il suo passato di partigiano. Le testimonianze raccolte nel film (Dacia Maraini, Maria Monti, Piergiorgio Bellocchio, Elio Pecora, i vividi ricordi del nipote) sono memoria di un’epoca in cui come in ogni regime, gli intellettuali e gli artisti rappresentano un pericolo per quanto miti possano essere, fu un episodio giudiziario che mirava a colpire tutto un movimento e preannunciava il terrorismo nero.

IL FILM mostra come tutto un mondo impegnato fosse sotto tiro, non solo Braibanti che anticipò l’avanguardia teatrale, ma tutta una rete di intellet tuali e artisti che hanno avuto una vita assai difficile senza arrendersi, ma contribuendo al cambiamento della società.
Il film sarò proiettato dopo l’anteprima di Pesaro al Florence Queer a ottobre, a Fiorenzuola d’Arda, paese natale di Braibanti dove vive la sua famiglia, a Napoli e al cinema Farnese a Roma.