Internazionale

Albania-Iran, è scontro frontale

Albania-Iran, è scontro frontaleL'ex vicepresidente Usa Mike Pence ad Ashraf 3, a sinistra nella foto la leader del Pmoi Maryam Radjavi – Atalayar

Balcani Tirana ha interrotto le relazioni diplomatiche con Teheran accusata di aver lanciato lo scorso luglio un massiccio attacco informatico all'Albania. L'Iran nega e a sua volta accusa il governo di Edi Rama di lavorare per conto di altri paesi

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 10 settembre 2022

La rottura delle relazioni diplomatiche tra Albania e Iran, annunciata a metà settimana da Tirana, viene da lontano e non ha come causa solo l’attacco informatico che Teheran avrebbe lanciato lo scorso luglio al paese balcanico. Il passo era nell’aria proprio a luglio quando le autorità albanesi annunciarono gli arresti di un numero imprecisato di presunte spie iraniane. Teheran, spiegarono i servizi di sicurezza albanesi, le aveva inviate per tenere sotto controllo «Ashraf 3», il campo, ormai una piccola città (con un sindaco) sorta a 30 km da Tirana, in cui vivono e hanno le loro case, un palazzetto dello sport, poliambulatori, negozi e un grande «museo della resistenza», circa 3mila iraniani del Mujahedin e-Khalq (People’s Mojahedin Organization of Iran, Pmoi), organizzazione nemica da sempre della Repubblica islamica.

Fondato nel 1965 per rovesciare lo Scià e poi la Repubblica fondata dall’ayatollah Khomeini, il Pmoi è considerato terrorista dall’Iran. Il gruppo è stato messo fuori legge nel 1981 perché accusato di un attentato che uccise 74 persone tra cui l’ayatollah Beheshti, all’epoca il numero due a Teheran. Quelli del Pmoi chiamano «Ashraf 3» la «piccola Teheran».

Hanno ricevuto le «visite ufficiali» dell’ex vicepresidente Usa Mike Pence e dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo. Nel 2017 l’Albania, su richiesta Usa, li accolse nel suo territorio – in precedenza il Pmoi aveva in Iraq la sua base (bombardata) e (discretamente) in Francia – così come più di recente ha assorbito centinaia di cittadini afghani che avevano lavorato con le forze militari Usa ma che la Casa Bianca si è guardata bene dal portarli in terra americana e li ha lasciati agli alleati albanesi che a Washington non sanno proprio dire di no. A Teheran non hanno mai creduto che la decisione presa da Tirana di ospitare i suoi oppositori fosse un «gesto umanitario» in linea con l’ospitalità albanese. I rapporti sono progressivamente peggiorati tanto che la guida suprema iraniana Khamenei è arrivato a definire l’Albania un «paese malvagio e vizioso» colpevole di aver ospitato «traditori».

Nei giorni scorsi la situazione è precipitata dopo la «conferma» della presunta responsabilità di Teheran nell’attacco informatico che l’Albania afferma di aver subito lo scorso 15 luglio. La rottura delle relazioni è stata immediata, i diplomatici iraniani espulsi e le forze di sicurezza hanno perquisito da cima a fondo l’ambasciata iraniana. Tirana, membro della Nato, ha ricevuto il sostegno immediato del segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg e degli Stati uniti. Il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha parlato al premier albanese, Edi Rama, a cui ha ribadito il «fermo appoggio» di Washington. Poco prima Rama aveva comunicato che grazie a non meglio precisate «compagnie di antiterrorismo digitale» era stato possibile scoprire «senza ombra di dubbio», che l’attacco del 15 luglio non era stata un’operazione di singoli «ma un’aggressione da parte di uno Stato… orchestrata e sponsorizzata dalla Repubblica islamica dell’Iran».

Da parte sua Teheran ha condannato «fermamente» la decisione dell’Albania di interrompere le relazioni diplomatiche definendo «completamente infondate» le accuse subite. Il ministero degli esteri iraniano ha parlato di «azione sconsiderata e miope» da parte dell’Albania ipotizzando l’esistenza di un «piano prestabilito per creare un’atmosfera politica contro la Repubblica islamica». Il riferimento con ogni probabilità era rivolto a Israele, paese con cui Tirana ha rapporti di amicizia sempre più stretti, impegnato con forza contro il rilancio dell’accordo internazionale Jcpoa sul programma nucleare dell’Iran e contro la revoca delle sanzioni che gravano sull’economia iraniana.

In questi anni l’Albania è diventata una componente sempre più fondamentale per la Nato. Al recente summit Nato di Madrid, Edi Rama, si è detto pronto a dare il via libera alla costruzione di una base navale a Durazzo. In precedenza aveva offerto alla Nato la disponibilità di un’altra base navale, Pashaliman, mentre procedono i lavori per l’ampliamento dell’aeroporto di Kucove per i caccia dell’Alleanza.

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