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Al via la scuola pentaleghista: Daspo, polizia e telecamere

Al via la scuola pentaleghista: Daspo, polizia e telecamereA scuola – Ap

Securitarismo Stanziati 2,5 milioni per «progetti» in 15 città, prevista anche la sorveglianza negli asili. La protesta degli studenti Uds: «Un modello dannoso: si alimenta un clima di paura e pregiudizio invece che un confronto aperto ed informato sulle droghe. Vogliamo scuole aperte e inclusive». Convocata una manifestazione studentesca il prossimo 12 ottobre.

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 6 settembre 2018

Il nuovo anno scolastico è alle porte (ieri è iniziato a Bolzano, dal 10 settembre nelle altre regioni) e il ministro dell’Interno, vicepremier tutto fare, Matteo Salvini ha presentato il daspo urbano per i «pusher» che spacciano vicino alle scuole di 15 città, il potenziamento degli impianti di video-sorveglianza, l’assunzione di agenti di polizia locale a tempo determinato (un anno) e campagne informative. In una conferenza stampa ieri al Viminale, tenuta insieme al capo della polizia Franco Gabrielli, Salvini ha confermato che per il «progetto pilota» chiamato «scuole sicure» sono stati stanziati 2,5 milioni di euro, attinti dal «Fondo unico giustizia». Tra le città interessate ci sono Roma (727 mila euro), MIlano (344), Napoli (243), Torino (222), Palermo (168) e Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona, Messina, Padova, Trieste. Il governo pensa anche di installare videocamere negli asili nido e nelle strutture per anziani e disabili. I sottosegretari all’Interno Stefano Candiani e Nicola Molteni hanno confermato: «È una storica battaglia della Lega. L’obiettivo è passare dalle parole ai fatti, come già stiamo facendo in altri campi come l’immigrazione».

«NON CI SARANNO i carri armati fuori dalle scuole – ha assicurato Salvini – Sarà qualcosa di soft, a carattere preventivo, non punitivo». L’intento è di coinvolgere sindaci, presidi e prefetture invitati a fare «segnalazioni». A ottobre sarà fatto un primo bilancio. L’obiettivo, ha detto Salvini, «è sequestrare droga per un importo pari ai 2 milioni e mezzo investiti». Intento rivelatorio di un’idea di «produttività» legata a una misura di pubblica sicurezza. Un simile parametro presuppone inoltre l’esistenza fuori dalle scuole di legioni di malintenzionati, probabilmente immigrati. Per raggiungere un simile obiettivo l’ingresso degli studenti a scuola potrebbe essere trasformato in quello allo stadio: cani antidroga, polizia, telecamere alla ricerca della «droga». Non è escluso che questa operazione di inizio legislatura, per un governo sensibile al securitarismo à la carte, possa anche produrre effetti dentro gli istituti. I casi di cronaca di piccolo spaccio di hashish nelle scuole già registrati negli ultimi due anni, a Roma e in altre città, hanno già prodotto un impazzimento del sistema mediatico e la stigmatizzazione degli studenti. Nuovi, eventuali, episodi dello stesso genere potrebbero essere usati per rafforzare l’impianto propagandistico del provvedimento. In questo senso va anche valutato l’orientamento di Salvini che sostiene di non fare «distinzione tra droga leggera e pesante». Inoltre, l’insieme delle misure è stato giustificato dal ministro con l’aumento delle statistiche legate all’aumento di tutti i reati legati allo spaccio, arresti e denunce comprese, non con quelli che riguardano nello specifico reati commessi davanti alle scuole. Una generalizzazione giustificata, come spesso accade a Salvini, con il suo essere «ministro e papà» e in base ad altre statistiche sul calo dell’età media della prima assunzione degli stupefacenti. Invece di coinvolgere i docenti, e gli studenti, in una campagna di prevenzione e consapevolezza si stanziano risorse per polizia e telecamere. «Un modello inutile e dannoso – sostiene Giulia Biazzo (Uds) – si alimenta un clima di paura e pregiudizio e le scuole sono private del loro ruolo educativo». L’Uds manifesterà il prossimo 12 ottobre.

LA MISURA più simbolica di questo sistema di sorveglianza è il «daspo urbano», strumento già previsto dall’articolo 13 nelle «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città» approvate in un decreto legge del 20 febbraio 2017 del precedente governo, con Minniti al Viminale. Questa misura, già oggetto di polemiche per il ripristino dell’arresto in flagranza differita (entro 48 ore), prevede l’allontanamento dal comune di soggetti nelle manifestazioni sportive, politiche o per comportamenti giudicati «devianti» per il «decoro urbano». La direttiva «Scuole sicure» evidenzia la possibilità di applicarlo anche davanti alle scuole. Senza contare che di «Daspo ad aeternum» per i corrotti si parla nel ddl anticorruzione voluto fortemente dall’altro vicepremier, il pentastellato Di Maio. Diversamente da quello per le «Scuole sicure», in questo caso Salvini ha evocato il garantismo: «Bisogna stare attenti a garantire che fino al terzo grado di giudizio si è innocenti, processi sommari non sono da paese civile» ha detto.

SULLE MATERIE più attinenti alla vita scolastica, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, in quota Lega, ha chiarito che il governo non intende al momento fare nuove riforme (in campagna elettorale i Cinque Stelle avevano proposto l’abolizione della «Buona scuola» di Renzi). Le ore dell’alternanza scuola-lavoro saranno dimezzate nei licei, mentre negli istituti tecnici se ne faranno «qualcuna in più». Il ministro intende evitare che «sia al centro dell’esame orale della maturità».

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