Economia

Al Tesoro piace il Mes. Scoppia il caso alla camera

Al Tesoro piace il Mes. Scoppia il caso alla camera

Cronache di palazzo In commissione relazione favorevole del ministero di Giorgetti. Lega furiosa, voto rinviato

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 giugno 2023

Da palazzo Chigi all’ultimo parlamentare della maggioranza il coro è unanime, le parole adoperate identiche: «Quello del Mef è solo un parere tecnico. La decisione politica arriverà a tempo debito». Si allude alla bomba esplosa nella commissione esteri della Camera sotto forma di relazione chiesta al ministero di via XX settembre dal presidente Tremonti sulla riforma del Mes. Doveva essere la pezza d’appoggio per giustificare la mancata ratifica da parte dell’Italia, unico Paese a tenere bloccata la riforma.

Il dossier firmato dal capo di gabinetto del ministero Stefano Varone invece è un peana: nessun rischio per la finanza pubblica, buone probabilità che anzi «migliori il rating», aiuto sostanziale per i Paesi ad alto debito, dunque prima di tutti per l’Italia.
LA LEGA, PRESA alla sprovvista, reagisce a muso duro, chiede di votare subito la ratifica in modo da bocciarla e non se ne parli più. Rosato di Iv fa suonare la sirena d’allarme: attenti, significa andare allo scontro frontale con Bruxelles. Tremonti lo sa da solo e invece di dar fuoco alle polveri rinvia tutto a oggi: 24 ore di frenetiche telefonate, trattative tra palazzo Chigi e la maggioranza, ricerche spasmodiche di una fantasiosa via d’uscita. Il tutto, va da sé, sotto il fuoco ad alzo zero dell’opposizione che bersaglia senza pietà: «Non ci sono più giustificazioni. Giorgetti smentisce la premier. La ratifica va approvata subito».

Le proposte di ratifica, oggetto dei lavori della commissione, sono due, una del Pd, l’altra di Iv. La discussione è stata rinviata più volte ma alla fine il presidente della Camera Fontana ha disposto l’arrivo dei testi in aula il 30 giugno, con la solenne promessa di evitare nuovi slittamenti. Sarebbe stato comunque un dilemma, diventato però più stringente. Bocciare la ratifica non si può: sarebbe una rottura forse insanabile con Bruxelles.

Firmare la riforma è altrettanto impraticabile: ancora pochi giorni fa Meloni ha bollato il Mes come uno stigma e ha ripetuto che se ne deve parlare solo in un contesto complessivo, contestualmente al nuovo Patto di Stabilità e a passi avanti sostanziali sull’unione bancaria. Significa che per l’Italia quel semaforo verde va contrattato, scambiato con allentamenti robusti del Patto, più precisamente con l’esclusione dal deficit delle spese per le transizioni verde e digitale e per le armi a Kiev. Lupi lo dice fuori dai denti: «La sfida vera è riformare il patto di stabilità». Da palazzo Chigi, con maggiore discrezione, confermano.
PERÒ QUEL PARERE «solo tecnico» complica le cose, perché non è facile bocciare una riforma accettata e voluta da tutta l’Europa, tecnicamente considerata utile e positiva, solo per «motivi politici». Dunque quella relazione di via XX settembre è a modo suo un enigma. Non si è trattato della solita «manina»: il ministro Giorgetti, al contrario, fa filtrare il suo accordo con «un parere tecnico ben scritto e ben fatto che non ha valenza politica». Per lui, del resto, è noto che la riforma dovrebbe essere accolta.
Possibile che Meloni non ne sapesse niente? Forse, ma è quanto meno improbabile.

Gli uffici tecnici di Chigi e del Mef sono in contatto continuo e lo sono stati anche in questo caso. Lo stesso Giorgetti, in privato, averebbe fatto capire di muoversi in sintonia con la premier. Non è escluso, insomma, che il parere del ministero sia stato un segnale di apertura inviato a Bruxelles, la dimostrazione che, come lo stesso Giorgetti avrebbe garantito in privato alla Commissione europea, l’Italia firmerà la ratifica, ma con i propri tempi e non senza aver ottenuto la contropartita sul Patto di stabilità.

Una simile strategia, però, non può ammettere un voto prima dell’estate. La sessione del 30 giugno, in un modo o nell’altro, dovrà andare a vuoto. Se si votasse davvero la maggioranza rischierebbe di spaccarsi, perché Fi è sempre meno convinta dal braccio di ferro mentre la Lega punta i piedi: «Restiamo contrari», taglia corto Crippa. Ma soprattutto qualsiasi scelta sarebbe controproducente, per un verso o per l’altro.
OGGI LA MAGGIORANZA proporrà di proseguire con la discussione sul testo base e chiederà l’audizione di Giorgetti. L’opposizione insisterà per stringere i tempi cercando di ottenere subito il voto in commissione. Ma anche se governo e maggioranza non hanno ancora deciso quale strada seguire l’obiettivo è invece già stabilito: il voto dell’aula sulla riforma del Mes deve slittare.

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