Agnieszka Holland: «In Ue crimini contro l’umanità, il passato può tornare»
«Il rischio del totalitarismo in Europa non è mai scomparso, è stato solo messo a tacere, tolto dalla nostra “agenda”» afferma Agnieszka Holland quando presenta alla stampa il suo Green Border (titolo originale Zielona granica). La regista polacca usa parole dure – anche se mai quanto le immagini del film dove chi, stremato e in cerca d’aiuto, viene calpestato, deriso, gettato dall’una e dall’altra parte del filo spinato.
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Al confine tra Polonia e Bielorussia. Un anno dopo, la guerra ibrida prosegue nel silenzioUNA DOMANDA sollecita la regista sul confronto, inserito in Green Border, tra la diversa accoglienza riservata ai profughi del Medio Oriente e a quelli ucraini. Come sono spiegabili atteggiamenti così distanti tra loro? «Sappiamo che l’essere umano è complesso e che può fare il bene così come il male. Al di là di individui che provano piacere nella persecuzione, la direzione in cui si esprime questo potenziale nel 99% della popolazione dipende da molti aspetti tra cui la politica, i governanti, la chiesa, i media». E proprio sul ruolo dei media Holland prosegue: «In Polonia ce ne sono alcuni molto validi che hanno documentato la crisi dei migranti con onestà, ma quando poi il governo ha istituito la “zona rossa” intorno al confine, vietando l’accesso in virtù dello stato di emergenza, in pochi hanno protestato. Per questo definirei i media nel loro complesso pigri e codardi rispetto a questa situazione».
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Profughi sbagliati al confine dimenticato dell’EuropaPrima di terminare l’incontro, la regista legge una lettera scritta per l’occasione da Grupa Granica, realtà che riunisce chi lotta per l’accoglienza in Polonia. Nel testo si dice che dal 2014 sono morte circa 60.000 persone cercando di entrare nell’Ue, di cui un terzo hanno trovato la loro fine nel Mar Mediterraneo. Si chiede alla sala un minuto di silenzio, rispettato con partecipazione. Resta ora da vedere quali saranno le reazioni in Polonia per un film che punta apertamente il dito contro il governo.
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