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Affari in crescita per i colossi della sanità privata

Affari in crescita per i colossi della sanità privata

Tagli Il report dell’Area Studi del gruppo Mediobanca dedicato ai 31 maggiori imprenditori del settore

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 8 giugno 2024

È un ottimo momento per aprire un ospedale o per investire in un poliambulatorio, ovviamente privati. Il mercato è solido. Gli italiani hanno capito che per curarsi non bastano le tasse e occorre pagare di tasca propria. Il governo Meloni dà una mano: ogni taglio alla sanità pubblica apre una nuova prateria al business della salute. È il momento di approfittarne. Lo suggerisce il report dell’Area Studi del gruppo Mediobanca dedicato ai 31 maggiori imprenditori del settore della sanità privata.

Colossi come, in ordine di fatturato, il gruppo Papiniano (la holding lombardocentrica del Gruppo San Donato e del San Raffaele), la Humanitas controllata dalla siderurgica Techint e guidata dall’ex vicepresidente di Confindustria Gianfelice Rocca, il Gruppo Villa Maria fondato dall’ex magazziniere e oggi presidente e ad Ettore Sansavini, il vaticano Gemelli e la Kos dei rampolli De Benedetti.

Tutti gli indici del settore appaiono in rialzo rispetto all’era pre Covid. Nel 2022 i ricavi del campione delle imprese sono saliti a 10,6 miliardi, +8,7% rispetto al 2019. Nel 2023, secondo gli analisti dell’istituto, i ricavi cresceranno ancora del 5,5%. L’aumento degli incassi ha due componenti. La prima è la cosiddetta sanità convenzionata, cioè le prestazione sanitarie svolte da strutture private ma rimborsate dalle Regioni con le nostre tasse. Questa parte cresce «solo» dell’1,7%. Il resto, cioè la parte maggiore, è il cosiddetto «out of pocket» o «privato-privato». Si tratta cioè di visite e interventi interamente pagati dai pazienti. Una cifra che dal 2022 supera stabilmente i 40 miliardi.

Il rapporto certifica che il governo Meloni non è quello che «investe di più per la salute» come ama ripetere la premier. La spesa sanitaria pubblica scende non solo rispetto al Pil (da noi è al 6%, contro il 9, 10% di Francia e Germania), ma anche in termini assoluti. Nel primo anno di governo la spesa pubblica a prezzi correnti è infatti diminuita di 600 milioni. Non sorprende perciò che per tappare i buchi cresca la componente privata.

Mediobanca lo scrive con schiettezza: «le lunghe liste d’attesa inducono non solo chi è in grado di sostenere i costi, ma anche i sottoscrittori di assicurazioni private e i beneficiari di welfare aziendali, a indirizzarsi al di fuori del servizio sanitario nazionale, contribuendo alla crescita della spesa sanitaria privata».

Già oggi il peso della sanità privata sull’intera spesa è del 40% circa, cioè circa 70 miliardi tra convenzionata e out of pocket. Domani andrà pure peggio, prevede Mediobanca, secondo cui «è lecito attendersi l’aumento del peso degli operatori privati». Nelle varie specialità, scendono i ricavi per la diagnostica (-4,0%) ma salgono riabilitazione (+4,1%) e assistenza ospedaliera (+5,7%). Il vero boom è nelle Rsa, che fanno segnare un +14% nel solo 2023. Secondo gli analisti nel 2024 dovrebbero tornare al «tutto esaurito», facendo impennare le rette per le famiglie degli ospiti.

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