Affari d’oro per le ecomafie: allarme sul Pnrr e sulle Olimpiadi
La denuncia Trentesimo rapporto Legambiente sull'ecomafie dedicato a Massimo Scalia: ogni ora quattro crimini ambientali, giro d'affari da quasi 9 miliardi di euro nel 2023. Crescono gli illeciti nelle filiere agroalimentari, a cominciare dal caporalato. Le proposte per debellare una delle piaghe italiane
La denuncia Trentesimo rapporto Legambiente sull'ecomafie dedicato a Massimo Scalia: ogni ora quattro crimini ambientali, giro d'affari da quasi 9 miliardi di euro nel 2023. Crescono gli illeciti nelle filiere agroalimentari, a cominciare dal caporalato. Le proposte per debellare una delle piaghe italiane
Aumento dei reati i penali nel ciclo dei rifiuti, crescita dell’aggressione al patrimonio culturale e degli illeciti nelle filiere agroalimentari, a cominciare dal caporalato. Si chiama ecomafia. In un anno ha realizzato un «fatturato» da 8,8 miliardi di euro. Solo nel 2023 i suoi reati sono aumentati del 15,6 %, quattro ogni ora. Questo è il quadro emerso dal rapporto Ecomafie 2024 presentato ieri a Roma da Legambiente. È la trentesima ricerca, pubblicata dalle edizioni Ambiente. È stata dedicata a Massimo Scalia tra i fondatori di Legambiente, presidente delle prime due Commissioni parlamentari d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
I problemi si sono concentrati soprattutto nel Mezzogiorno e in particolare nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria – dove sono stati registrati il 43,5% dei reati, +3,8% rispetto al 2022. Tra le regioni del Nord la Lombardia è sempre prima. A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, a quota con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza. La prima provincia del Nord è quella di Venezia, con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale.
Legambiente ha chiesto al governo Meloni un impegno serio nel contrasto a questo colossale business. Lo ha fatto insieme a Goletta Verde che monitora ogni estate lo stato di salute di mare e coste. Al suo ultimo giorno di tappa nel Lazio, Goletta Verde ha esposto durante la navigazione lungo le coste lo striscione «No ecomostri, No ecomafie».
Quindici sono le proposte tra le quali c’è la richiesta di approvare i decreti attuativi del Sistema nazionale di protezione ambientale e potenziare gli organici delle Agenzie regionali che dovrebbero garantire i controlli sui miliardi stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e sui lavori previsti per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Si chiede inoltre di recepire la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente approvata dal Parlamento europeo il 27 febbraio 2024. Il provvedimento introduce nuovi reati rispetto a quelli già previsti dal Codice penale italiano. Andrebbero inoltre introdotti i delitti contro le agromafie, quelli contro gli animali. Si pensa di inasprire le sanzioni contro i reati compiuti nel ciclo dei rifiuti e di restituire ai prefetti pieni poteri per la demolizione degli immobili che i Comuni non hanno abbattuto, a partire dall’ultimo condono edilizio.
Alla richiesta di Legambiente di rivedere il codice degli appalti il presidente della commissione ecomafie Jacopo Morrone (Lega) ha risposto che «tutto è perfettibile e ci si può confrontare». Sul «Salva casa», provvedimento caro alla Lega e definito «condono mascherato» da Legambiente, Morrone ha ribadito che introduce semplificazioni e non condoni. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia ha detto che sui contratti pubblici «non bisogna abbassare la guardia, dobbiamo introdurre trasparenza attraverso la digitalizzazione per evitare che si compiano i crimini». Per la direttrice generale dell’Ispra Maria Siclari «le competenze specialistiche e i controlli sono fondamentali». A questo scopo è stato detto che ai mille ispettori se ne aggiungeranno altri dopo che il governo ha approvato il regolamento. Dopo otto anni di attesa.
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