La capitale finlandese mercoledì è stata letteralmente bloccata per buona parte della giornata. All’origine degli ingorghi, nella solitamente placida e ordinata Helsinki, sono state le auto blu e i servizi di sicurezza interni che hanno garantito la mobilità tra aeroporti e il palazzo presidenziale ai leader dei paesi nordici e al presidente ucraino Zelensky giunti sul Mar Baltico per il primo vertice “nordico-ucraino”.

Il vertice, tenuto segreto fino all’ultimo, ha visto come protagonisti oltre il presidente della Repubblica di Finlandia Sauli Niinistö, il primo ministro svedese Ulf Kristersson, il premier norvegese Jonas Gahr Støre, la presidente danese Mette Frederiksen e la sua omologa islandese Katrín Jakobsdóttir.

In origine, nelle agende ufficiali, mercoledì avrebbe dovuto tenersi solo il periodico “Consiglio nordico” che riunisce gli stati della penisola scandinava con Danimarca e Islanda, istituito 70 anni fa e che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, ha contribuito a rafforzare la cooperazione a partire dalla richiesta di adesione di Finlandia e Svezia all’Alleanza atlantica dove sedevano già gli altri tre paesi scandinavi.

Prima del summit nordico-ucraino Zelensky aveva avuto un incontro bilaterale solo con le istituzioni finlandesi al quale aveva partecipato anche la premier uscente Sanna Marin che però ha ritenuto di non presentarsi al vertice con gli altri leader nordici. Prima del summit il Presidente finlandese Niinistö ha tenuto una conferenza stampa con il leader ucraino nella quale, oltre a garantire il loro 15mo pacchetto di aiuti, ha incassato lo scontato ringraziamento di Zelensky. Il premier ucraino ha poi ha avuto uno scambio di battute con il presidente finlandese che, incalzato dai giornalisti sull’invio di aerei da guerra a Kiev, ha ricordato che prima ha bisogno di ricevere nuovi F35 dagli Usa; Zelensky ha replicato «ci piacciono, comunque, anche i tuoi soldati». «Sì, sono buoni. E spero che tutti lo sappiano» ha risposto Niinistö.

Dopo il bilaterale è stata la volta del summit con gli altri leader nordici e la conferenza stampa congiunta. Tutti hanno rinnovato l’ appoggio alla causa ucraina confermando sia gli aiuti militari (Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia) che quelli economici (Islanda). I leader nordici hanno, all’unisono, ricordato che il sostegno al popolo ucraino dovrà continuare anche dopo la fine del conflitto e che dovrà vedere i loro paesi in prima fila nel processo di ricostruzione post bellica dell’Ucraina. In campo militare la linea comune è quella della Nato, rafforzata dall’ingresso della Finlandia lo scorso mese nell’alleanza.

Parallelamente al vertice il parlamento svedese votava, a stragrande maggioranza (268 Sì e 34 no), la nuova legge antiterrorismo (rinominata “anti Pkk”) che punisce severamente chiunque avrà rapporti con la resistenza curda. La legge, che entrerà in vigore il 1º giugno, potrebbe portare a far cadere il veto turco su Stoccolma. Per la premier islandese Jakobsdóttir il summit di Helsinki è stato «preparatorio» per lo storico 4° Consiglio d’Europa (che riunisce 46 capi di governo del Vecchio continente) che si svolgerà nella capitale Reykjavik il 16 e 17 maggio. Jakobsdóttir ha rivendicato che il vertice sarà all’insegna della «ricostruzione dell’ Ucraina» e per «riaffermare i nostri valori comuni di libertà».

La leader islandese ha fatto poi sapere che al Consiglio potrebbe partecipare lo stesso di Zelenskyi. Molto improbabile, invece, la presenza del turco Erdogan vista la concomitanza del voto per le presidenziali nel suo paese.