Adunata degli alpini, è scontro in casa Pd
Dopo i fatti di Rimini La deputata dem Giuditta Pini: «La posizione del Partito democratico non è quella espressa dalla Conferenza delle donne Pd della città romagnola». Non Una Di Meno: basta minimizzare
Dopo i fatti di Rimini La deputata dem Giuditta Pini: «La posizione del Partito democratico non è quella espressa dalla Conferenza delle donne Pd della città romagnola». Non Una Di Meno: basta minimizzare
Lo scontro sulle molestie sessuali segnalate durante l’adunata degli alpini a Rimini si è trasferito in casa Pd, con una spaccatura tra le rappresentanze nazionali e locali. «La posizione del partito non è quella espressa dalla Conferenza delle donne di Rimini», afferma la deputata Giuditta Pini. Non è piaciuto il comunicato che condanna le violenze ma anche i «toni accusatori tesi a incrementare un clima di polemica generalista e qualunquista» che scredita il corpo degli alpini. Una sorta di equidistanza tra aggredite e aggressori che ha scatenato il putiferio sui social e a livello politico.
Pini, con altre 22 deputate democratiche, ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Difesa Lorenzo Guerini (Pd) per chiedere quali azioni intenda adottare per evitare che si ripetano episodi gravissimi e sostenere le donne vittime di violenza. Anche perché, scrivono le parlamentari, simili atteggiamenti sono stati segnalati anche nei precedenti raduni degli alpini. Un’altra interrogazione è stata rivolta da Riccardo Magi (+Europa) alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
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Non Una Di Meno Rimini: «Dagli alpini violenze fisiche e verbali»Botta e risposta anche tra Cecilia D’Elia, responsabile parità nella segreteria Pd e portavoce della conferenza delle donne democratiche, e Sonia Alvisi, consigliera regionale dell’Emilia-Romagna e coordinatrice delle donne Pd di Rimini. La prima ha scritto su Facebook: «ciò che sta emergendo è molto grave e non deve essere sottovalutato». La seconda ha ripreso il post ironizzando: «ciò che sta avvenendo è una pesante strumentalizzazione di concetti espressi sia a livello locale, regionale e nazionale».
Nella città romagnola pesa l’imponente indotto economico dell’adunata: 168 milioni di euro secondo la stima di Trademark Italia. Commentando i numeri l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini (Pd) ha parlato di un’organizzazione ottimale. Un «ferragosto anticipato» nonostante gli «episodi spiacevoli che purtroppo possono capitare quando ci sono affluenze di questo tipo». Il bilancio è così positivo che ieri il collega di partito e sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad ha augurato che gli alpini possano tornare in città il prima possibile.
«Fa piacere che l’amministrazione sia contenta ma finché non si chiarisce quanto accaduto e sono predisposti strumenti per evitare che si ripeta aspetterei prima di ripetere l’evento», taglia corto Pini. Intanto una petizione online chiede di sospendere per due anni le adunate degli alpini per «dare un segnale chiaro» dell’indisponibilità verso comportamenti che sviliscono donne e minoranze. In poche ore ha superato le 15mila firme.
L’edizione 2023, però, è già prevista a Udine. Ieri il presidente della sezione friulana dell’Associazione nazionale alpini (Ana) Dante Soravito de Franceschi ha espresso disappunto per il clamore mediatico su ciò che «potrebbe essere successo», ribadendo che occorre accertare se le «presunte molestie» sono state commesse da alpini o da «infiltrati».
«La cultura della violenza maschile è legittimata e alimentata proprio dalle minimizzazioni di questi giorni su certi comportamenti, pochi o molti che siano», ha scritto ieri Non Una Di Meno Rimini.
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