Yacouba Sawadogo è morto domenica 3 dicembre nel suo Burkina Faso. Nato circa 77 anni fa nel villaggio di Gourga, con la siccità di fine anni ’70, mentre in tanti fuggono, lui fa il percorso opposto e si converte in pioniere della lotta contro il deserto.

Da solo, all’inizio. Nel suo villaggio natale recupera e perfeziona tecniche tradizionali di rigenerazione dei suoli riuscendo a renderli fertili e a popolarli di alberi, creando una foresta variegata.

Via via il suo lavoro coinvolge altre persone e villaggi. Con la breve presidenza di Thomas Sankara, questi sforzi diventano collettivi. Yacouba continua anche dopo. Qualche anno fa è stato scoperto da alcune associazioni e media internazionali.

Nel 2018 ha vinto il Right Livelihood Award (il cosiddetto Nobel alternativo). Nel 2020 è diventato «Campione della terra» per le Nazioni unite. Nel 2021 il Comitato permanente di lotta contro la siccità nel Sahel (Cilss) lo ha nominato «ambasciatore».

Negli ultimi anni si è dedicato anche alle piante medicinali e alle cure tradizionali. E ha continuato a trasmettere le sue conoscenze senza chiedere nulla.