Accordo Podemos e Iu. Obiettivo: «sorpasso» sul Pp
Spagna Iu ha già ottenuto l’appoggio dell’85% dei suoi simpatizzanti e iscritti (ma ha votato solo un terzo di quelli che potevano farlo), ma per frenare le critiche interne (soprattutto dell’ex segretario Gaspar Llamazares) ha deciso di sottoporre anche il patto definitivo al voto. Voto dei militanti dunque oggi e domani. Suspence fino all’ultimo
Spagna Iu ha già ottenuto l’appoggio dell’85% dei suoi simpatizzanti e iscritti (ma ha votato solo un terzo di quelli che potevano farlo), ma per frenare le critiche interne (soprattutto dell’ex segretario Gaspar Llamazares) ha deciso di sottoporre anche il patto definitivo al voto. Voto dei militanti dunque oggi e domani. Suspence fino all’ultimo
Ieri sera alle 8 è arrivata l’attesa notizia: l’accordo fra Podemos e Izquierda Unida c’è. I più di sei milioni di voti dei due partiti con i loro alleati locali spaventano Psoe e Pp, che negli ultimi giorni hanno reagito nervosamente ai segnali di pace che si lanciavano i due soci. Come sempre i nodi più difficili da sciogliere sono stati risolti nelle ultime ore.
Ad esempio, il disegno delle liste. Una volta chiuso l’accordo programmatico, così come la decisione di mantenere ben differenziate le due marche in campagna elettorale, ormai rimaneva da decidere come garantire i «posti in uscita» delle liste che qui sono bloccate. Col suo milione di voti (a dicembre: ora pare ne avrebbe di più), Izquierda Unida poteva pretendere un quarto dei seggi garantiti, visto che Podemos da solo (lasciando da parte le confluenze locali, dove già a dicembre i due partiti andavano assieme) ne raccoglie circa 3 milioni. Ma Iu aveva deciso di accontentarsi di un sesto dei seggi, e comunque – così ha deciso il comitato federale sabato – tra gli 8 e i 12. Nella legislatura 2011-2015 aveva 11 parlamentari e ora ne aveva 2.
Matematica alla mano, se il 20 dicembre fossero andati assieme in tutta la Spagna, con la bizzarra legge elettorale avrebbero già, assieme, 14 seggi in più. L’obiettivo dichiarato dei due è il «sorpasso» – usando la parola italiana – del Pp, non del Psoe. Anche se è chiaro, stando ai numeri che maneggiano tutti i partiti, che il Psoe, nel migliore dei casi, è destinato a essere terza forza. Un inciso sulla questione «sorpasso». La parola, in italiano, era stata usata negli anni 90 dall’allora leader di Izquierda Unida Julio Anguita, riferendosi al sorpasso del Pci rispetto alla Dc alla fine degli anni 70. Solo che lui pensava velleitariamente a superare il Psoe. Oggi i media spagnoli tornano ausare l’espressione italiana, con tanto di citazioni all’omonimo film di Dino Risi.
Ma soprattutto, stavolta il Psoe potrebbe davvero essere sorpassato, lui e il suo leader Pedro Sánchez, che i maggiorenti del suo partito aspettano al varco. Se non riesce a strappare almeno i 90 seggi che ostenta ora – il numero più basso nella storia del partito – la sua carriera politica è finita. Quale che sia il futuro leader socialista, Pablo Iglesias sa bene che dovrà allearcisi se vuole guidare un governo. Ma se Sánchez è stato adamantino nel suo rifiuto a scendere a patti con il Pp, con l’andalusa papabile Susana Diáz le cose potrebbero cambiare, data la sua più che nota ostilità nei confronti dei viola e di Iu – vittime, questi ultimi, del suo rimpasto di governo un anno fa.
Paradossalmente, a Podemos e Iu converrebbe vincere sì, ma non troppo, in modo tale che l’interlocutore rimanga Sánchez: forse non amico di Podemos, ma meno nemico di altri che potrebbero succedergli. Intanto il tempo stringe: venerdì i partiti che decidono di andare in coalizione debbono comunicarlo al ministero degli interni. Ma prima sia Podemos che Iu vogliono consultare i propri militanti sull’accordo finale. Iu ha già ottenuto l’appoggio dell’85% dei suoi simpatizzanti e iscritti (ma ha votato solo un terzo di quelli che potevano farlo), ma per frenare le critiche interne (soprattutto dell’ex segretario Gaspar Llamazares) ha deciso di sottoporre anche il patto definitivo al voto. Voto dei militanti dunque oggi e domani. Suspence fino all’ultimo.
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