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Accoglienza, i comuni contro Salvini: «Sull’orlo del tracollo»

Accoglienza, i comuni contro Salvini: «Sull’orlo del tracollo»

Migranti Cinque famiglie messe fuori dal Cas di Viareggio, l’intervento del sindaco ferma la procedura. Biffoni (Anci): «Caos minori, rischiamo di non rispettare la legge. La responsabilità è dello Stato»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 20 agosto 2023

«È tutto saltato, siamo sull’orlo del tracollo»: a certificare il fallimento del sistema di accoglienza organizzato dal governo Meloni è Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci per l’immigrazione. «Siamo nella più grande emergenza mai vissuta, almeno da quando sono responsabile Anci, e non succede nulla: ho visto il ministro Piantedosi a dicembre poi c’è stata una convocazione il 4 agosto e nel mezzo solo un po’ di interlocuzione tecnica».

EPPURE LA PREMIER e il vice Salvini hanno mostrato i muscoli fin dall’insediamento: «C’è un perverso meccanismo politico – il commento di Biffoni – perché questo è il governo del ‘niente sbarchi’ ma fuori dalla propaganda elettorale, perché loro hanno promesso questo, adesso sono in difficoltà. Ho scritto, così come altri sindaci, al Tribunale dei minori e alla Prefettura: con questi numeri, se ci vengono mandati ancora minorenni non accompagnati, non possiamo garantire che ci siano il rispetto delle condizioni stabilite per legge e la responsabilità è dello Stato centrale. Non ci sono gli hub di primissima accoglienza, non ci sono le risorse per la mediazione culturale». E infine: «Il decreto Cutro ha peggiorato se possibile le regole del gioco, allontanando dall’accoglienza i grandi player come Arci, Caritas, Comunità di Sant’Egidio».

LA CONFERMA a questo drammatico quadro è arrivata ieri dal comune di Bologna: «Abbiamo sotto la nostra responsabilità 510 minori stranieri non accompagnati – ha spiegato l’assessore al welfare, Luca Rizzo Nervo – anche ragazzini di 12, 13 anni. Abbiamo finito tutte le possibilità, strutture, comunità di accoglienza. I bandi vanno deserti». Per poi attaccare: «Siamo vicini al doppio degli arrivi dello scorso anno ma, ancor più dei numeri, ci preoccupa l’inadeguatezza della pianificazione delle risposte da parte dello Stato. Non ci sono nuovi Cas, si usano quelli esistenti che sono a rischio sovraccarico e con un impatto sociale preoccupante».

CINQUE NUCLEI FAMILIARI hanno ricevuto la lettera che li metteva fuori dal Centro di accoglienza straordinaria di Viareggio, mittente la Prefettura di Lucca: «Sono venuti meno i requisiti prescritti per l’accoglienza nei Cas – si legge nella lettera -. Pertanto, si comunica che entro 10 giorni dalla notifica della presente comunicazione questa Prefettura procederà alla cessazione delle misure d’accoglienza». Sono gli effetti della circolare del Viminale, inviata il 7 agosto. È dovuto intervenire il sindaco, Marcello Pierguidi, per provocare il dietrofront della Prefettura: non dovranno lasciare il Cas fino a che non sarà trovata una sistemazione. La circolare è stata il modo maldestro del governo per accelerare il turn over nei Cas. «Sempre più spesso noi sindaci veniamo lasciati soli. Sono aumentati i flussi e ci vengono scaricati addosso i disagi» l’accusa di Pierguidi.

SE NEI COMUNI dove vengono smistati i richiedenti asilo la situazione è critica, la Sicilia resta la regione in prima linea. I migranti che arrivano a Lampedusa vengono in gran parte trasferiti a Porto Empedocle. Ieri dall’area sbarchi, allestita nella parte terminale del porto per le preidentificazioni, in 700 su oltre mille sono stati portati a Messina e Reggio Calabria con la nave Dattilo della Guardia costiera. Si tratta solo di un turn over poiché sono stati sostituiti da altri 700 arrivati da Lampedusa. Mercoledì le operazioni di trasferimento per 1.200 persone su 23 pullman sono andate avanti fino a sera. Si va avanti a ritmo continuo al punto che è partita la caccia ai bus per non fermare le operazioni nella settimana di ferragosto. I 5S: «L’area retroportuale non ha le caratteristiche strutturali per reggere una situazione di questo tipo in maniera dignitosa. E meno male che qualcuno al governo aveva detto che avevano le soluzioni».

UN MERCANTILE ieri ha soccorso 37 naufraghi (13 i minori) al largo di Pozzallo, dove poi li ha sbarcati la Guardia costiera: sono stati spinti su un barchino per la traversata nel Mediterraneo con bastoni dalle punte metalliche acuminate. «Ai sindaci del Nord che si lamentano per la distribuzione dico che l’Italia è una e deve essere solidale – il commento ieri del sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna -. Quando, nel passato, tutto il carico era dei comuni siciliani, abbiamo sopportato questo tipo di situazione. I problemi dell’immigrazione non si risolvono con la guerra tra poveri. Nonostante i numeri siano elevati non possono mettere in crisi un paese come il nostro. Mi sembrano atteggiamenti demagogici».

DA LOMBARDIA E VENETO le maggiori lamentele, a cominciare dagli amministratori leghisti. Il governatore veneto Luca Zaia: «Rischiamo di avere le tendopoli». Ammatuna: «Se si fosse portata avanti una politica dell’accoglienza diffusa non avremmo questo problema, è inaccettabile l’atteggiamento di questi sindaci che portano avanti una politica egoistica». Ieri pomeriggio erano 300 i migranti presenti all’hotspot di Pozzallo su una capienza di 220 persone, 85 i minori non accompagnati in un altro centro. «La situazione è complicata ma non ci sono criticità particolari – spiega Ammatuna -. Abbiamo avuto anche 500 persone nell’hotspot ora però, a differenza del passato, non si registrano più proteste: mancando gli odiatori di professione, che sono al governo. Stanno facendo un bagno di realtà. Un altro hotspot sarà aperto tra pochi giorni nella zona industriale Modica-Pozzallo con una capienza di 300 persone, resterà in funzione fino al 31 dicembre ma ormai lo sappiamo, serve l’accoglienza diffusa: i grandi centri sono disumani e fonte di corruzione».

A POZZALLO non c’è solo l’hotspot: «Siamo una cittadina di 20mila abitanti, abbiamo anche un centro Sai con una ventina di ragazzi che frequentano le scuole serali, tutti hanno un contratto di lavoro, la gran parte a tempo indeterminato. C’è richiesta di lavoratori da parte delle imprese della zona. Mi pare che questa sia l’unica strada».

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