Ci sono stati mesi e mesi di «non esiste nessun progetto» e intanto convegni e riunioni dove si sorrideva alla futura acciaieria italo/ucraina lunga un chilometro proprio dietro la Laguna. Un anno di silenzi da parte della Giunta regionale che, intanto, stanziava denari per «studi propedeutici».

Una forte mobilitazione che ha portato in piazza ambientalisti, partiti e tanta gente con i pescatori e gli albergatori di Grado e Lignano. Nessun dibattito in Regione, esautorato il Consiglio da un progetto «inesistente» mentre tutti i Comuni del basso Friuli bocciavano l’insediamento.

Ad agosto, poi, il decreto con la previsione di nominare un Commissario per bypassare le autorizzazioni sui progetti frutto di investimenti esteri in Italia. Manifestazioni in Laguna e ancora, lunedì scorso, le parole del Presidente Fedriga che sembrava voler rassicurare.

Ma è dovuto intervenire il grande (ex?) supporter dell’acciaieria, l’assessore alle Attività Produttive, con una dichiarazione più concreta: dopo «approfondimenti e vista anche la complessità della manifestazione d’interesse pervenuta, è emerso come sia opportuno prediligere altre tipologie di investimento, in un’ottica di maggiore compatibilità con il territorio interessato, anche tenuto conto delle valutazioni» dei Comuni dell’area.

Messa così, la mega acciaieria di San Giorgio di Nogaro pare proprio che non si farà. Non in Friuli almeno. Ma in Laguna si resta in allarme. E tutti i consiglieri regionali di minoranza hanno chiesto una convocazione urgente per vedere i documenti inerenti al progetto Metinvest/Daniel: «La partita politica amministrativa e di responsabilità verso cittadini e territorio resta aperta e tutta da chiarire».