«La prossima settimana». Al settimo mese abbondante di annunci – Nordio cominciò a illustrare la sua riforma della giustizia qualche minuto dopo aver giurato da ministro al Quirinale, appena fuori dal portone con i corazzieri – forse ci siamo. Il guardasigilli lo ha detto ieri nell’aula della camera, forte di un mezzo accordo con la Lega e spiegando che il primo pacchetto andrà al prossimo Consiglio dei ministri. «Potrei dire la prossima settimana» la formula esatta usata dal ministro, che rispondendo al question time ha parlato anche di un secondo e di un terzo tempo: «Medio e lungo termine». Arriveranno, cioè, anche le novità che prevedono modifiche alla Costituzione: la separazione delle carriere e un altro cambiamento dell’assetto, appena modificato, del Csm. Ma parliamo di eventualità lontane nel tempo.

Invece il primo «pacchetto giustizia» sarebbe pronto. Nordio non ha voluto raccontarlo per bene ai deputati, «sarebbe improprio», ma dopo tanta attesa ha riconosciuto che «i dettagli coincidono in buona parte con le anticipazioni fatte sulla stampa sul sistema delle intercettazioni, sulla custodia cautelare, sui reati contro la Pubblica amministrazione, sulla segretezza dell’informazione di garanzia».

La questione più tormentata è stata quella dell’abuso di ufficio, reato che Nordio vuole cancellare del tutto avendo l’occhio alle statistiche che raccontano di pochissime condanne effettive a fronte di un gran numero (ma in calo) di procedimenti aperti. Che le indagini si moltiplichino è comprensibile, essendo la fattispecie (come quella collegata del traffico di influenze illecite) assai vaga anche se – o forse proprio perché – ritoccata ripetutamente, l’ultima nel 2020 dal governo Conte 2 (nello stesso decreto di cui si è tornati a parlare per l’introduzione dello scudo erariale).

I magistrati e i professori di diritto penale ascoltati in commissione hanno detto che un’abolizione totale dell’abuso d’ufficio è sconsigliata, perché serve agli inquirenti come reato spia di altri più gravi, tipicamente la corruzione. E forse è impossibile, perché l’Italia è vincolata da una convenzione Onu che non consente di abolire il controllo di legalità sui pubblici ufficiali. Da qui i dubbi della Lega per un’abolizione totale e, più sotto traccia, di FdI. Superati dopo un incontro di Nordio con la responsabile giustizia della Lega Bongiorno e l’impegno del ministro, riferito dalla senatrice leghista, a una «rivisitazione completa dei reati contro la pubblica amministrazione».

O forse solo messi da parte visto che proprio ieri in commissione giustizia, sempre alla camera, è slittata l’adozione del testo base sull’abuso d’ufficio. Ce ne sono quattro in discussione e il prescelto è quello di Forza Italia che prevede appunto l’abolizione del reato, soluzione che avrebbe l’appoggio del gruppo calendiano. All’ultimo momento il governo ha chiesto di rinviare, la Lega non lo avrebbe votato. Per il deputato di Azione-Iv Costa è la prova che «le divisioni nella maggioranza sono notevoli, la Lega non accetta l’abolizione secca». Ma oltre a questo resta da capire che ne sarà del lavoro parlamentare quando il governo finalmente calerà le sue carte. La settimana prossima, forse