Nel 2022 sono stati accertati 19.530 reati ambientali lungo le coste italiane, un dato in crescita del 3,2% rispetto al 2021, mentre gli illeciti amministrativi, 44.444, sono cresciuti del 13,1%. I numeri sono stati diffusi da Legambiente, che ieri – alla vigilia dell’anniversario dell’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, in Cilento, brutalmente ucciso il 5 settembre 2010 – ha presentato il rapporto «Mare Monstrum».

I REATI PIÙ DIFFUSI lo scorso anno sono stati quelli legati al ciclo illegale del cemento, che vanno dalle occupazioni di demanio marittimo all’apertura di cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio: rappresentano, da soli, il 52,9% dei reati (10.337), seguito dai diversi fenomeni d’illegalità (dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti) che Legambiente classifica con la voce «mare inquinato» con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati (nel 2022 sono state oltre 400 le tonnellate complessive di prodotti ittici sequestrate, quasi 1.097 chilogrammi al giorno; la Sicilia primeggia, con oltre 129 tonnellate, mentre le prime cinque regioni (Sicilia, Puglia, Liguria, Veneto e Toscana) coprono oltre il 76,3% dei sequestri effettuati lo scorso anno).

Ammontano infine a 624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette, un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate o arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro, in calo del -22,3% rispetto al 2021.

LEGAMBIENTE immagina di affrontare il problema a partire da 8 proposte indirizzate al governo Meloni. Si chiede, tra l’altro, di ripristinare l’efficacia dell’articolo 10bis della legge 120/2020, quella che affida ai prefetti il compito di demolire le costruzioni abusive oggetto di ordinanze di abbattimento emesse ma non eseguite dai Comuni, di rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo, di rilanciare la costruzione e l’adeguamento e la messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione e di rendere efficiente la depurazione delle acque reflue. Sono quattro, infatti, le procedure d’infrazione decise dall’Unione europea e attive nei confronti dell’Italia in tema di collettamento, fognatura e depurazione. Nelle scorse settimane è stato nominato il nuovo commissario straordinario per la depurazione. A lui Legambiente chiede un piano nazionale con più risorse economiche e il completamento veloce degli interventi sulla rete.

IL RAPPORTO È DEDICATO a Angelo Vassallo, amministratore impegnato per la tutela del mare e delle coste del Cilento contro speculazioni e illegalità. Sulla sua morte Legambiente chiede da anni verità e giustizia e oggi sarà ad Acciaroli per ricordarlo insieme al comune di Pollica, l’Anci, Slow Food Italia, Libera e Federparchi. Seguirà anche la consegna del «Premio Angelo Vassallo il sindaco della bella politica». Commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: «Tredici anni fa veniva ucciso Angelo Vassallo. Il suo sia un esempio a cui guardare, perché per combattere le illegalità è importante che anche le realtà territoriali facciano la loro parte insieme alle istituzioni. Allo stesso tempo è fondamentale accelerare il passo sulle attività di controllo e quegli interventi normativi non più rimandabili».

IL 48,7% DEI REATI è stato accertato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17,1% del totale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati). In sesta posizione c’è la Toscana (1.442).

PER QUANTO riguarda la classifica delle infrazioni per chilometro di costa, la Basilicata si conferma come prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati (32,7 per ogni km) ma è seguita quest’anno dall’Emilia Romagna, con 29,1 infrazioni (era al quarto posto nel 2021): il problema non riguarda solo il Sud ma tutto il Paese.