Aborto “tra i più gravi delitti dell’uomo” e maternità surrogata reato universale. La dignità secondo Bergoglio
Vaticano Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha presentato il documento “Dignitas infinita” in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Vaticano Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha presentato il documento “Dignitas infinita” in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Quando parlava della posizione della Chiesa sui temi “eticamente sensibili” Enzo Mazzi, storico esponente del cosiddetto “dissenso” cattolico – oltre che storico collaboratore di questa testata – ripeteva spesso che la Chiesa è ossessivamente concentrata su come la vita inizia e finisce, ma è drammaticamente assai meno appassionata a tutto ciò che sta in mezzo tra il concepimento e la morte. Rispetto all’epoca di Wojtyla e Ratzinger, sicuramente con papa Francesco la Chiesa ha imparato a parlare, e in modo anche scomodo e profetico, di molte altre importanti questioni.
Ha tentato di farlo anche nel documento “Dignitas infinita”, presentato ieri dal Dicastero per la Dottrina della Fede. Il documento, redatto in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, affronta il tema dell’“uguale dignità di tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di vita o dalle loro qualità”. Il documento ha avuto una genesi inusualmente lunga, 5 anni, segnati da diverse bozze e dall’esplicito desiderio del papa che il testo affrontasse anche questioni diverse da quelle che ai tempi di Ruini erano stati definiti e “valori non negoziabili”. Per dare forse l’impressione di un approccio meno ossessivo a tali questioni. Nel quarto capitolo, il documento elenca infatti “alcune gravi violazioni della dignità umana”. Ecco allora che tra le offese che continuano ad essere perpretate compaiono la guerra, la povertà, il dramma dei migranti, la tratta delle persone e degli organi, la tortura, la pena di morte, l’omicidio, la violenza di genere, il genocidio, la violenza digitale e il cyberbullismo. Ma “Dignitas infinita” torna a battere anche sui temi tradizionalmente più “cari” al magistero ecclesiastico. E torna così anche la sensazione di essere di fronte a una sorte di Sillabo, seppure in versione riveduta e aggiornata, in cui si mischia un po’ di tutto, per non dare l’impressione di essere ancora la Chiesa retriva e ottusa del passato, ma rivendicando nella sostanza una perfetta continuità con la propria visione tradizionale sui temi etici.
Si parla così dell’aborto, che “fra tutti i delitti che l’uomo può compiere contro la vita” “presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile”; di maternità surrogata, “attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”, attraverso una pratica “che lede gravemente la dignità della donna e del figlio… fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre”; rispetto a questo scenario il documento auspica addirittura “un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica”, schierando – di fatto – la Chiesa a sostegno del disegno di legge presentato nel 2023 da FdI. Il papa, vale però la pena ricordarlo, aveva già chiesto l’introduzione del reato universale di maternità surrogata nel discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede tenuto l’8 gennaio 2024.
“Dignitas infinita” parla anche di eutanasia e suicidio assistito, che secondo il documento vaticano alcune leggi confusamente definiscono una “morte degna”, quando invece la “sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile”. Si passa poi alle questioni di genere: il documento ribadisce che nei confronti delle persone omosessuali va evitato “ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”, ma poi si parla del gender come una teoria “pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali” e “vuole negare la più grande possibile tra le differenze esistenti tra gli esseri viventi: quella sessuale”. Pertanto sono “da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna”. No anche al cambio di sesso, che “di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento” anche se “questo non significa escludere la possibilità che una persona affetta da anomalie dei genitali già evidenti alla nascita o che si sviluppino successivamente, possa scegliere di ricevere assistenza medica allo scopo di risolvere tali anomalie”.
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