In questa tornata di primarie Usa, in cui i risultati sembrano già scritti da mesi, il Michigan è uno dei pochi stati di cui ha senso aspettare gli esiti del voto, specialmente per il partito democratico. Per il voto nazionale il Michigan è uno degli stati in bilico, decisivi per la Casa Bianca, e per Joe Biden il risultato di queste primarie è stato un test sull’appiggio della comunità arabo-americana che minaccia di boicottarlo per non aver fermato quello che definisce «il genocidio di Israele a Gaza».

Il rifiuto di Biden di chiedere un cessate il fuoco a Gaza, non solo ha fatto infuriare il blocco dei progressisti al Congresso, ma ha spinto gli arabo-americani – in particolare dentro e intorno alla città di Dearborn, sede di una delle più grandi comunità di origine araba del paese – ad alimentare un movimento in tutto il Michigan affinché gli elettori scrivano uncommitted (senza impegno) sulle loro schede elettorali, annullandole e lanciando un chiaro messaggio alla Casa Bianca.

NELLE SETTIMANE scorse gli attivisti della campagna “Abandon Biden” hanno telefonato agli elettori democratici dello stato, chiedendo loro di protestare contro il sostegno di Biden alla campagna militare israeliana a Gaza, non votando per lui alle primarie democratiche, per trasformare la loro rabbia in una forza politica che potrebbe essere decisiva in uno stato critico e in bilico, dove vincere a novembre sarà probabilmente questione di margini minimi.

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Nel 2020 Biden ha vinto in Michigan per poco più di 100mila voti: se una comunità arabo-americana di 300mila persone dovesse disertare, i democratici consegnerebbero a Trump lo stato con i suoi 15 pesantissimi grandi elettori.

Già a inizio di febbraio gli attivisti del gruppo «Listen to Michigan», Ascolta il Michigan, hanno lanciato la campagna che chiede ai democratici di votare «senza impegno», dichiarando che, sebbene abbiano votato per Biden nel 2020, ora non possono sostenere la sua rielezione a causa del suo sostegno a Israele, e di considerare i voti non impegnati alle primarie come un sostegno di fatto per Trump nel voto decisivo di novembre.

«Vedo i giovani che quattro anni fa bussavano alle porte per sostenere Biden, vedi che si sentono traditi, con la sensazione che i loro voti siano stati buttati via», ha dichiarato al quotidiano The New Arab Sufian Nabhan, direttore esecutivo del Centro islamico di Detroit.

«IL MOVIMENTO per Abandon Biden è diventato il manifesto, il titolo principale, per tutti coloro che non sono soddisfatti dell’approccio di Biden», ha confermato allo stesso quotidiano Khalid Turaauni, co-presidente della campagna Abandon Biden nel Michigan, confermando che questo movimento è diventato ben più di uno slogan, e che si sta estendendo ad altri stati in bilico.

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Da quando è stata annunciata la campagna per togliere il sostegno a Biden, il 2 dicembre, il movimento ha continuato a crescere e a diffondersi anche fuori dal Michigan, e se in New Jersey – stato solidamente democratico sede di un’altra grande comunità arabo americana – non causa grossi problemi al partito democratico, diverso è il discorso per la Pennsylvania, stato ben più in bilico.

«Il movimento sta crescendo – dice Saleh, attivista di Paterson, New Jersey – e il sentimento sta crescendo in tutte le comunità arabe, musulmane e progressiste negli Stati Uniti, specialmente negli Stati indecisi, dove queste comunità sanno di avere potere elettorale. Certo che sono ancora preoccupato per una presidenza Trump, ma ora sono anche preoccupato per una presidenza Biden. Ciò che spero è che Biden sia più sensibile al nostro voto, e diventi ricettivo».