A Zaporizhzhia si combatte, ma la guerra è psicologica
La centrale nucleare che preoccupa il mondo Gli allarmi di Zelensky che teme un dirottamento dell’elettricità verso la rete russa. Ispettori Aiea pronti a partire, l'intesa è vicina. I sei reattori comunque non sono mai stati messi a rischio
La centrale nucleare che preoccupa il mondo Gli allarmi di Zelensky che teme un dirottamento dell’elettricità verso la rete russa. Ispettori Aiea pronti a partire, l'intesa è vicina. I sei reattori comunque non sono mai stati messi a rischio
Mentre il presidente ucraino Zelensky continua ad avvertire gli alleati europei e statunitensi che il mondo è sull’orlo di una catastrofe nucleare almeno sino a quando Mosca avrà il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, continuano i colloqui tra Russia e Ucraina per permettere agli ispettori dell’Aiea di entrare nella centrale nucleare.
SECONDO FONTI DI ENTRAMBI i Paesi, sembra che le delegazioni stiano raggiungendo un accordo e l’ispezione internazionale potrebbe avvenire tra la fine del mese di agosto e i primi di settembre. Sia Kiev che Mosca si sono dichiarate favorevoli ad accogliere la delegazione di esperti dell’Aiea, ma l’ostacolo principale, rappresentato dalle modalità con cui condurre i controlli e, soprattutto, come permettere alla squadra Aiea di accedere alla centrale, hanno più volte bloccato le trattative.
Anche Rafael Mariano Grossi, direttore dell’Aiea, sembra aver riconquistato l’ottimismo affermando che «siamo vicinissimi ad un accordo». Le sue parole sono state confermate dal ministro dell’Energia ucraino German Galushchenko e da numerosi diplomatici russi, tra cui il ministro della Difesa, Sergei Shoigu. «Abbiamo bisogno di recarci a Zaporizhzhia per stabilizzare la situazione e assicurare la presenza dell’Aiea» ha concluso Grossi.
Mosca, che in prima istanza aveva chiesto che il team internazionale entrasse dai territori occupati dal proprio esercito con un visto russo, sembrerebbe accettare la proposta di Kiev che l’accesso avvenga direttamente dal territorio controllato dalle proprie truppe e dalla riva settentrionale del fiume Dniepr, su cui si affaccia la grande centrale atomica.
Nel corso delle ultime settimane, la zona attorno all’impianto è stata oggetto di ripetuti colpi di artiglieria tra i due fronti: il sito nucleare si trova difatti sulla sponda meridionale del fiume Dniepr occupata dai russi, mentre sulla sponda opposta, a tre chilometri di distanza, si è assestato il fronte delle forze ucraine.
NONOSTANTE I RIPETUTI ALLARMI lanciati da Zelensky, nessuno dei sei reattori della centrale di Zaporizhzhia sono mai stati in pericolo di fusione. L’ultimo stacco di corrente, avvenuto giovedì, ha interessato gli unici due reattori attivi (il numero 5 e il numero 6) costringendo gli operatori a mettere in arresto di emergenza entrambi. Senza corrente le pompe si arrestano e non permettono all’acqua del circuito di raffreddamento di circolare rischiando il surriscaldamento del reattore.
Un reattore nucleare, anche quando viene spento, deve essere raffreddato per diversi giorni a causa del calore residuo di decadimento. A differenza di quanto affermato da molti media (e da Zelensky stesso), nessun generatore di emergenza è stato attivato dopo il distacco dalla rete principale, in quanto il sito è stato immediatamente collegato alla linea da 330kV di una centrale termica che ha provveduto a fornire l’elettricità necessaria.
Escludendo un incidente dovuto ad esplosioni dei reattori causate da bombardamenti mirati (i reattori sono protetti da diversi metri di cemento rinforzato che resistono ad attacchi anche reiterati di armi convenzionali) il pericolo più serio che possa accadere sarebbe la fusione di uno o più reattori, riproponendo lo scenario già visto a Fukushima nel 2011. In questo caso è stato calcolato che la zona contaminata si estenderebbe per un raggio massimo di 60 chilometri dalla centrale; una tragedia per le popolazioni locali, ma che non vedrebbe innalzamento di radioattività significativi nel resto dell’Ucraina.
È IMPORTANTE FARE NOTARE che tutti gli attacchi avvenuti attorno alla centrale sono stati condotti solo con l’intento di danneggiare impianti o edifici, senza però causarne la distruzione. Segno che, da qualunque parte questi bombardamenti arrivino, nessuno degli attori vuole causare danni permanenti al sito. È quindi chiaro che tutto ciò che sta avvenendo nella zona ha un significato altamente propagandistico e simbolico. Siamo dunque in una fase di guerra psicologica, atta a destabilizzare, demoralizzare il nemico e al tempo stesso influenzare le diplomazie esterne.
Attualmente a Zaporizhzhia sono presenti tecnici della Rosatom, l’agenzia atomica russa, che però ha negato che i suoi dipendenti prendano parte alle operazioni di gestione o di difesa del sito, limitandosi a dare consigli riguardo la sicurezza dell’impianto e dei lavoratori.
IL VICE PRIMO MINISTRO RUSSO, Marat Khusnullin, non ha negato che i russi stanno cercando di reindirizzare l’elettricità prodotta dalla centrale nucleare verso i territori occupati dal loro esercito e, da qui, nella stessa Russia, integrando Zaporizhzhia con la rete russa. È proprio quello che l’Ucraina ha cercato di evitare sin dal 2014 quando, a seguito dell’annessione della Crimea da parte della Russia, Kiev ha iniziato a riorganizzare la sua rete elettrica connettendosi a quella dell’Unione europea.
Nel caso Mosca riuscisse a connettere Zaporizhzhia alla sua rete elettrica, l’Ucraina, da esportatore quale è oggi, si troverebbe costretta a dover importare energia dall’Europa.
Errata Corrige
Gli allarmi di Zelensky che teme un dirottamento dell’elettricità verso la rete russa. Ispettori Aiea pronti a partire, l’intesa è vicina. I sei reattori comunque non sono mai stati messi a rischio
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