A Trento un ex leghista può far vincere la sinistra
Da Bolzano a Foggia, tra domenica e lunedì il centrosinistra gioca tre piccole partite dove parte in svantaggio ma che potrebbero riservare sorprese. Si vota per le province autonome di Trento e Bolzano, nel seggio per il Senato di Monza rimasto vacante dopo la morte di Berlusconi e nel comune di Foggia: tutti e tre piazze che sono state finora controllate dalle destre (il comune pugliese poi sciolto per mafia).
IN TRENTINO IL LEGHISTA Maurizio Fugatti corre per il secondo mandato e parte favorito sul principale avversario, Francesco Valduga, medico, che si è dimesso da sindaco di Rovereto per candidarsi alla Provincia. Con lui un centrosinistra classico, comprese Azione e Italia Viva, ma senza il M5S che si è sdoppiato: una lista ufficiale benedetta da Conte e un’altra di fuoriusciti, Onda, coalizzata con Unione popolare, tutte e due i gruppi in corsa solitaria. Pare che i grillini ufficiali siano rimasti fuori dal centrosinistra per il veto di Azione e Iv.
Uno scenario che sembrava fatto apposta per favorire Fugatti, che ha ottenuto anche il supporto dello storico partito autonomista PATT . E invece anche a destra in piena estate è scoppiato il caos: l’ex ras della vecchia Lega bossiana in Trentino, Sergio Divina, 68 anni, ha deciso di candidarsi contro il suo ex pupillo Fugatti al grido di «Questa è la giunta peggiore di sempre. Ogni settore oggi funziona peggio rispetto a cinque anni fa». Se si pensa che le giunte di prima erano di centrosinistra è facile capire il clima che si respira. «Nelle famiglie il nonno va sempre ascoltato e rispettato. Questi non conoscono nemmeno l’educazione», le parole di Divina verso il presidente in carica, con cui non si parla da mesi.
LE SPERANZE DI RIMONTA del centrosinistra passano dal risultato di Divina. Valduga, rispetto a lui, usa toni meno ruvidi verso l’amministrazione uscente: figlio di un democristiano che lo aveva preceduto come sindaco di Rovereto, poco avvezzo ai social che ha aperto solo in campagna elettorale, dice di ispirarsi a Mino Martinazzoli e ripete frasi come: «Abbiamo bisogno di sobrietà, di moderazione, di ricostruire una comunità». Punta alla «coesione che ha sempre caratterizzato la nostra terra», e rimprovera il rivale di aver gestito i problemi «con superficialità», dalla tempesta Vaia che ha distrutto molti boschi alla pandemia.
A sinistra corre anche Marco Rizzo, piemontese, che ha preso la residenza a Rovereto per giocare questa partita. Fugatti lo guarda con simpatia: «Lui è l’ultimo comunista, siamo due vecchi gladiatori». Nelle città il centrosinistra viene dato in vantaggio: l’ago della bilancia saranno le valli, in particolare la Val di Non, famosa per le mele, che nel team di Valduga viene chiamata «il nostro Ohio».
A BOLZANO ARNO KOMPATSCHER della Svp è quasi certo di tornare alla guida della Provincia per il terzo mandato. I numeri dei partiti di lingua italiana ( a destra ci sono Lega, Fdi e Forza Italia, a sinistra Verdi-sinistra e Pd) stabiliranno quale sarà la coalizione, visto che si vota col proporzionale e non c’è l’elezione diretta. Un buon risultato dei Verdi potrebbe convincere la Svp a mollare l’alleanza con la Lega che ha guidato la provincia negli ultimi anni. Ma c’è il rischio di un boom di Fdi. «Sarebbe un errore per la Svp guardare a destra», l’appello lanciato ieri a Bolzano da Elly Schlein.
SFIDA IN SALITA PER i progressisti a Monza, dove Adriano Galliani corre per succedere in Senato all’amico Silvio, da cui ha ereditato anche la guida della squadra di calcio che per il primo anno gioca in Serie A. Per Galliani una campagna molto centrata sul pallone, con tanto di astucci biancorossi regalati ai bambini. Contro di lui c’è il radicale Marco Cappato, che mesi fa si è candidato in solitaria e poi, via via, è stato sostenuto da tuti i partiti, compreso il Pd che ha dovuto superare i dubbi dei sindaci locali, a partire proprio da quello di Monza, Paolo Pilotto, che a domanda ha risposto: «Non so se voterò Cappato o mi asterrò».
Il M5S in realtà non ha detto sì, si è limitato a non presentare candidati alternativi. Molto più solido il sostegno del sindaco di Milano Beppe Sala. La leader Pd Schlein non si è fatta vedere, mentre sono arrivati Salvini, Tajani e altri ministri per sostenere Galliani. Cappato, nato e cresciuto da queste parti, ha girato come una trottola, ricevendo apprezzamenti per le sue battaglie sul fine-vita anche da elettori moderati. Ma solo in caso di una affluenza intorno al 20% il radicale potrebbe sperare di rovesciare i pronostici. Il patron del Monza l’ha insolentito accusandolo di «occuparsi della morte» per il suo sostegno a chi cerca il suicidio assistito in Svizzera, lui ha risposto: «Vuol dire non capire il dramma di migliaia di famiglie».
A FOGGIA SI VOTA per il Comune, dopo l’arresto del sindaco leghista Franco Landella. Tenta di sostituirlo Raffaele Di Mauro di Fi, che si batte contro Marida Episcopo, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, molto vicina a Conte. Attorno a lei un campo larghissimo, dal M5S a Azione passando per Pd e sinistra. «Per noi è un unicum, uno schema irripetibile», mette le mani avanti Mara Carfagna di Azione. Bersani invece spera che una vittoria dia ossigeno a una larga coalizione anti-Meloni anche a livello nazionale: «Così potrò dire facciamo come a Foggia». Conte, originario della zona, si è speso in prima persona, rinunciando anche alla manifestazione della Cgil. Episcopo è prudente. Ma questa tornata la città pugliese è quella più a portata per il centrosinistra.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento