14-0: si è concluso con una goleada l’incontro che vedeva opposte nello stadio Azadi di Teheran, la nazionale iraniana alla Cambogia per la qualificazione ai prossimi campionati del mondo di calcio. Un confronto di portata storica non tanto per la sfida sportiva in sé, in quanto è stato il primo match a cui ieri pomeriggio hanno potuto assistere migliaia di tifose, infrangendo così un tabù vecchio 40 anni. Tifose in tripudio sugli spalti a loro riservati – numerose le immagini condivise su twitter e instagram – ma molte critiche sono arrivate dagli attivisti e dalle organizzazioni internazionali che hanno espresso forti perplessità sulla mossa del governo di Teheran, sollecitando le autorità a eliminare tutte le restrizioni nei confronti delle donne.

IN REALTÀ, questa «concessione» è stata limitata alle sole partite della nazionale. Inoltre il totale dei biglietti messi a disposizione delle tifose è stato di appena 3500 posti in un impianto sportivo che ha una capienza enorme, capace di ospitare oltre 78mila spettatori. Amnesty International ha espresso con un comunicato il suo disappunto, definendo la concessione: «una cinica mossa pubblicitaria» con cui le autorità iraniane «intendono ripulire la loro immagine dopo l’indignazione generata dalla tragica morte di Sahar Khodayari», la ragazza diventata un simbolo della protesta per l’accesso libero delle donne negli stadi dell’Iran. La ragazza, era stata arrestata e incriminata per aver provato ad entrare nello stadio Azadi ed è morta per le ustioni riportate dopo essersi data fuoco.

NELL’OTTOBRE del 2018 un centinaio di donne hanno potuto assistere all’amichevole tra Iran e Bolivia ma sotto controlli severissimi delle autorità, gran parte delle tifose erano mogli o comunque parenti dei calciatori. Sulla vicenda è intervenuta anche la politica iraniana Sharhrbanoo Amani che ha dichiarato: «La presenza delle donne allo stadio è il primo successo nella loro lotta alla discriminazione». «Dobbiamo pensare un passo alla volta, il primo step è stato fatto e gli altri seguiranno», ha commentato la vicepresidente dell’Iran per le donne e la famiglia, Masoumeh Ebtekar. Sul tasto della «pazienza» insiste anche il presidente dela Fifa Gianni Infantino, per il quale: «La storia ci insegna che il progresso arriva per gradi e questo è solo l’inizio di un viaggio. Ora non è più possibile arrestarsi o tornare indietro».