Si accende a Teheran la rabbia contro Usa e Israele
Israele/Iran «Non possiamo fidarci neanche degli europei» dice l'ayatollah ultraconservatore Ahmad Khatami a sostegno delle proteste per l'uscita degli Usa dall'accordo sul nucleare e per i raid israeliani. Rohani rischia di esserne travolto. Israele intanto canta vittoria
Israele/Iran «Non possiamo fidarci neanche degli europei» dice l'ayatollah ultraconservatore Ahmad Khatami a sostegno delle proteste per l'uscita degli Usa dall'accordo sul nucleare e per i raid israeliani. Rohani rischia di esserne travolto. Israele intanto canta vittoria
Rabbia nelle strade di Tehran, proclami di vittoria in Israele. L’uscita degli Stati uniti dall’accordo internazionale sul nucleare iraniano e i lanci di missili in Siria tra Israele e la Guardia della Rivoluzione islamica (l’Iran però smentisce il suo coinvolgimento), ieri hanno infiammato la capitale iraniana. “Mr Trump sta dicendo sciocchezze”, “Morte all’America” e “Combattiamo, moriamo, ma non accettiamo compromessi” hanno scandito i dimostranti non mancando di condannare Israele. Proteste in parte innescate dall’alto e in parte spontanee ma che rappresentano i sentimenti di buona parte degli iraniani che si sentono traditi dagli Usa, tre anni dopo la firma di un accordo che doveva dare il via alla crescita economica che non è mai arrivata. E le sanzioni annunciate a inizio settimana da Trump danneggeranno ulteriormente l’economia iraniana, malgrado l’Unione europea e gli altri Paesi firmatari dell’intesa del 2015 si proclamino determinati ad andare avanti, senza l’America. Martedì a Bruxelles il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif incontrerà le controparti di Germania, Francia e Gran Bretagna. All’incontro prenderà parte la “ministra degli esteri” dell’Ue Federica Mogherini, sino ad oggi la più netta dei rappresentanti europei nel difendere l’accordo di tre anni fa.
A Tehran però i dubbi si fanno sempre più forti. Non sono sfuggiti gli abbracci e baci alla Casa Bianca tra Emmanuel Macron e Donald Trump e la piena disponibilità del presidente francese a modificare l’accordo per inserirvi la sospensione allo sviluppo dei missili balistici iraniani. Un punto sul quale l’Iran non intende fare concessioni. L’Iran «non può fidarsi degli europei» ha tuonato ieri in diretta tv l’ayatollah ultraconservatore Ahmad Khatami «non possiamo più fidarci dei firmatari europei, non possiamo fidarci dei nemici dell’Iran». E Khatami ha puntato il dito contro lo Stato di Israele, visto come l’ispiratore delle politiche di Trump in Medio oriente. «Espanderemo la nostra capacità missilistica, nonostante le pressioni» ha avvertito il religioso, «per far sapere a Israele che se si comporta stupidamente, Tel Aviv e Haifa saranno distrutte. Mettiamo in guardia Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, potrebbero pagare il prezzo di qualsiasi azioni americana nella regione».
Come era prevedibile, e forse desiderato da Washington e Tel Aviv, la decisione di Trump e i continui attacchi aerei di Israele contro presunte posizioni iraniane in Siria, danno voce alle forze iraniane più radicali e indeboliscono il presidente Rohani che con determinazione aveva cercato e ottenuto un’intesa diplomatica con i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per voltare pagina nelle relazioni tra il suo Paese e l’Occidente. Se questa radicalizzazione del discorso politico sfocierà nella ripresa da parte dell’Iran dell’arricchimento dell’uranio su «scala industriale», come minacciava ieri il ministro degli esteri Zarif, Usa e Israele avranno il pretesto per lanciare un attacco contro l’Iran.
Bruciano anche gli attacchi aerei di Israele, deciso a costringere Tehran ad abbandonare la Siria. «Butta fuori gli iraniani, Qassem Suleimani e la Forza al-Quds. Non ti aiuteranno e ti danneggeranno». Con queste parole il ministro della difesa israeliano Lieberman si è rivolto ieri al presidente della Siria Assad mentre perlustrava il Golan, il territorio siriano che Israele occupa dal 1967. «Non dico che tutto sia finito ma certamente siamo ben aggiornati», ha aggiunto con soddisfazione riferendosi ai bombardamenti israeliani di mercoledì notte.
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