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A sorpresa Piantedosi va a Lampedusa, promesse e pochi fatti

A sorpresa Piantedosi  va a Lampedusa, promesse e pochi fatti

Muro a mare Il ministro visita l’isola e assicura al sindaco: «Vedrò cosa posso fare». Nella notte soccorse 19 imbarcazioni con 705 persone

Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 aprile 2023

Si farà venire «in mente qualche idea» promette il ministro Matteo Piantedosi prima di lasciare Lampedusa dopo la sua visita lampo di ieri. Già nel volo di rientro a Roma, garantisce il capo del Viminale, avrebbe cercato di trovare qualche soluzione.

UN BLITZ quello Piantedosi ieri nell’isola inatteso: nell’hotspot ha trovato ammassati più di 2 mila migranti. Dopo la tappa a Castelvetrano (Tp) dove ha «celebrato» la festa della Liberazione intesa come affrancamento dalla mafia da parte della cittadina dove è nato Matteo Messina Denaro, il ministro dell’Interno è atterrato con un elicottero dei vigili del fuoco a Lampedusa, intorno all’ora di pranzo. Nella notte erano state soccorse ben 19 imbarcazioni, con 705 persone a bordo. Dieci le carrette agganciate da mezzanotte fino all’alba con 316 migranti. Numeri che si sono aggiunti a quelli di due giorni fa, quando gli sbarchi erano stati 28 per un totale di 1.117 naufraghi.

L’HOTSPOT in contrada Imbriacola, all’alba dell’altro ieri, contava 2.698 ospiti, a fronte di una capienza di poco meno di 400 persone. Con due traghetti di linea per Porto Empedocle, su disposizione della Prefettura di Agrigento, sono stati trasferiti 539 migranti: gli ultimi in ordine di tempo sono stati 359 sulla motonave Pietro Novelli che ha attraccato a Porto Empedocle. E ieri la Prefettura, d’intesa con il Viminale, ha disposto un ulteriore spostamento, con la nave di linea, di 180 migranti che sono stati portati a Messina, Palermo, Caltanissetta, in Basilicata e in Molise. Le persone che viaggiavano su 14 delle 19 barche agganciate dalle motovedette di Capitaneria e Guardia di finanza hanno parlato di «navi madre» che hanno messo in mare barchini in metallo di 6 o 7 metri con a bordo quasi sempre gruppi di 35 persone e in un paio di casi di 40. Per queste traversate, cominciate da Sfax in Tunisia, i migranti – originari di Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea, Gambia, Mali, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Camerun – hanno pagato fino a 3 mila dinari tunisini. I racconti sono al vaglio degli investigatori, ma sono ritenuti verosimili perché la presenza di «navi madre» non è una novità tanto sulla tratta Libia-Lampedusa quanto su quella dalla Tunisia. Ventotto, dei 705 migranti giunti fra la notte e l’alba, sono stati rintracciati direttamente nel molo Madonnina dai finanzieri: il gruppo di tunisini ed egiziani ha riferito d’aver autofinanziato il viaggio comprando il natante di 7 metri e 10 taniche da 20 litri di carburante e spendendo 35 mila dinari tunisini.

LA LORO traversata sarebbe cominciata alle 21 di venerdì scorso da Sfax, in Tunisia, ed è stata fatta utilizzando una bussola e le app del cellulare. Altri 89 migranti sono sbarcati poco prima dell’arrivo del ministro Piantedosi a Lampedusa e subito imbarcati sul pattugliatore della Guardia di finanza che si è diretto a Pozzallo (Rg), mentre in serata 380 persone sono state salite sul traghetto di linea per Porto Empedocle.

AL SINDACO, Filippo Mannino, il ministro ha solo fatto qualche promessa, come quella di istituire una task force per l’isola, nulla più. «Dobbiamo cercare di fare un piano complessivo affinché sia il più veloce possibile il trasferimento da Lampedusa, penso a soluzioni che abbiano una proiezione non dico strutturale ma di gestione ordinata dei flussi ma anche soluzioni che di fatto spostino altrove il problema. Ho grande riguardo per il ruolo che sta esercitando, ed ha sempre esercitato, Lampedusa». Impegni, ipotesi. Ma nulla di concreto.

«Noi dobbiamo lavorare affinché Lampedusa diventi l’ingranaggio di un meccanismo più ampio che funziona. E nello stesso tempo – ha aggiunto il capo del Viminale – aiutare la gente che è all’addiaccio o in mezzo ai liquami». E al sindaco che ha invocato aiuti per la gestione degli arrivi Piantedosi ha detto: «Mi faccio venire qualche idea, ne parleremo già in aereo, le prometto che a cominciare da domani, quando ci vedremo a Roma, cercheremo già di avere risposte». Il sindaco, di centrodestra, se l’è presa con la stampa. Perché, a suo dire, pompa il fenomeno degli arrivi. Anzi, fa di peggio. «Ogni settimana, quasi ogni giorno, morti. In serata (ieri, ndr) ne arriveranno altri due, ma dove li dobbiamo mettere? A causa di tutto questo stanno iniziando i malumori degli isolani. Doveva esserci una protesta – confessa il sindaco – ma abbiamo convinto gli operatori turistici a non farla: sono preoccupati perché i telegiornali non ci aiutano, fanno terrorismo». «Se riusciamo a far funzionare Lampedusa come un orologio svizzero, diamo la visione che la gestione del fenomeno funziona anche nel resto d’Italia», la dritta del sindaco al ministro Piantedosi. «Al molo Favarolo ci sono giornalisti asserragliati, sembriamo in uno scenario di guerra, facciamo almeno funzionare Lampedusa – gli ha suggerito – Capisco quello che dice lei, ‘spostiamo il problema altrove’. Ma qua è diverso perché l’attenzione si concentra tutta su questi 20 chilometri quadrati di isola, purtroppo è così».

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