A Santiago la missione più difficile per Bergoglio
Ritorno in America Latina Tre «attentati» a chiese cattoliche nei giorni scorsi, timori nelle gerarchie ecclesiastiche, ma la presidente Bachelet ridimensiona. Proteste per le spese della visita
Ritorno in America Latina Tre «attentati» a chiese cattoliche nei giorni scorsi, timori nelle gerarchie ecclesiastiche, ma la presidente Bachelet ridimensiona. Proteste per le spese della visita
Il papa torna in America latina. Comincia domani il viaggio apostolico che, da lunedì fino a domenica prossima, lo condurrà in Cile e in Perù.
Due Paesi a stragrande maggioranza cattolica (il 74 per cento in Cile, addirittura l’89,6 per cento in Perù, secondo le statistiche ufficiali), ma attraversati, soprattutto negli ultimi giorni, da forti tensioni che renderanno la visita papale meno tranquilla di quello che era stato previsto in Vaticano.
IN CILE, prima tappa del viaggio (15-18 gennaio), nella capitale Santiago, fra giovedì e venerdì, tre chiese cattoliche sono state bersaglio di altrettanti attentati: un incendio doloso nella parrocchia di Santa Isabel de Hungrìa e due bombe contro due cappelle a Recoleta e a Penalolén. Un quarto attentato incendiario, contro il santuario di Cristo Pobre, sarebbe stato sventato dalla polizia. Danni minimi (porte, finestre e qualche suppellettile danneggiate), ma la temperatura e l’attenzione sono salite, tanto più che in uno dei luoghi colpiti – riferisce la stampa locale –, è stato trovato un volantino con una sorta di rivendicazione: «Libertà per tutti i prigionieri politici nel mondo, Wallmapu (territorio mapuche, ndr) libero, autonomia e resistenza. Papa Francesco, le prossime bombe saranno sotto il tuo abito talare».
LA PRESIDENTE Bachelet ha condannato gli episodi, ridimensionandone però la portata. E lo stesso ha fatto padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione che sta curando la visita di papa Francesco in Cile: «Nessun attacco terroristico, piuttosto atti di vandalismo compiuti per attirare l’attenzione».
Qualche timore in più lo ha espresso invece il gesuita Fernando Montes Matte, ex rettore dell’università Alberto Hurtado, preoccupato soprattutto che gli atti di violenza possano venire collegati alla «questione Mapuche» e di conseguenza oscurare la reale «situazione di ingiustizia e violazione dei diritti denunciata dalle popolazioni indigene, che affonda le sue radici nel passato e si perpetua fino ai nostri giorni».
IN AGGIUNTA agli attentati incendiari contro le chiese cattoliche, venerdì mattina un gruppo di manifestanti, guidati dall’ex candidata alle presidenziali, Roxana Miranda, ha temporaneamente occupato la sede della nunziatura apostolica, sempre a Santiago, per protestare contro le spese sostenute dal governo per la visita del papa.
«I soldi del fisco se li porta via Francesco», lo slogan della breve occupazione. «Il problema non è la fede, ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo», ha ribadito Miranda. Da questo punto di vista, cambia la latitudine ma non la sostanza: ogni viaggio papale comporta spese molto alte non per il Vaticano, ma per gli Stati ospitanti.
DEI QUATTRO GIORNI in Cile, oltre ai consueti incontri con le autorità politiche, i vescovi e il clero, saranno significativi due appuntamenti: quello di Temuco (capoluogo dell’Araucanía, luogo “caldo” del conflitto fra il governo e i mapuche, una parte dei quali contesta l’iniziativa), dove Francesco celebrerà una messa a cui parteciperà una delegazione dei popoli indigeni; e l’incontro con alcune vittime della lunga dittatura di Augusto Pinochet, durante la quale le omissioni e i silenzi, quando non le complicità, della Chiesa cattolica sono stati particolarmente gravi.
L’ex segretario di Stato di papa Wojtyla, cardinal Angelo Sodano, è stato nunzio a Santiago per 10 anni, dal 1978, in piena dittatura: fu lui a portare in Cile Giovanni Paolo II, immortalato insieme a Pinochet il 1° aprile 1987, sul balcone del palazzo presidenziale, La Moneda, in una foto simbolo delle collusioni della Chiesa cattolica con le dittature di destra.
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