Chi fosse curioso di approfondire il gergo del ciclismo e volesse iniziare dalla voce “uomo da fughe” dovrebbe studiarsi bene il tedesco Denz. Lui appartiene in tutto e per tutto a quella varia umanità. Poi non è detto che l’uomo da fughe riesca ad andare in fuga, né gli è assicurata la vittoria. Ma nell’arrivo a Rivoli tutto si è messo per il verso giusto, e Denz ha finalmente coronato l’impresa a cui era destinato.

Tutti sapevano che sarebbe arrivata la fuga in questa tappa interlocutoria con partenza da Bra, e la fuga è arrivata. Certo il Colle Braida, con vista sul traguardo, avrebbe potuto suggerire un’azione a qualche capitano, per vedere l’effetto che faceva.

Ma le Alpi che da oggi attendono i big e li obbligheranno (si spera) a darsi battaglia costituivano la scusa perfetta per trasformare la tappa in una scampagnata per le langhe prima e tra le colline torinesi poi. Per lo meno, attraversando la patria del tartufo, non c’è nessuno in gruppo da accusare di essere un tartufo. Non c’è ipocrisia, né istinti truffaldini. I candidati alla rosa finale sono un libro aperto, si potrebbe scrivere in anticipo la cronaca della tappa e indovinarci, specie ora che non c’è più lo spauracchio Evenepoel. Ma se in fondo se la giocheranno Thomas e Roglic, è bene ricordare che il primo ha vinto un Tour senza mai accennare ad uno scatto che sia uno, amministrando quel po’ di vantaggio accumulato in un prologo a cronometro e traendo il massimo vantaggio da una villeggiante che tirò giù Nibali dalla bicicletta per un selfie; e che il secondo ha invece perso un Tour e mezzo Giro (in correità con Nibali) per eccesso di attendismo: insomma, uno dei due una mossa se la dovrà dare.

Oggi una mossa se la sono data una moltitudine di gregari e di esponenti di squadre senza oramai ambizioni di classifica, appunto perché si dava per scontato che chi si fosse avvantaggiato alla partenza si sarebbe giocato l’alloro di giornata. Sono quindi in ventotto a tentare la sortita al via tra le valli delle langhe. Tanto imponente è la calca dei fuggitivi, che per decidere il vincitore c’è bisogno di una fuga nella fuga. Una vicenda destinata a premiare i più svegli piuttosto che i più forti. E i più svegli sono Tonelli, Denz, Berwick e Skujins, e a fare la differenza è una rotonda, dalla quale i quattro escono lanciati, mentre gli altri litigano, si insultano e finiscono a far da spettatori.

Sull’ultima asperità a cedere è il nostro Tonelli, Skujins e Berwick fanno il diavolo a quattro (ma oramai sono in tre) e Denz rimane aggrappato loro coi denti sul manubrio. Scavallata la salita Denz si sente sollevato, addirittura tenta l’impresa solitaria, poi ci riflette su e attende la volata, dove infila agevolmente il resto della compagnia e trionfa a braccia alzate sul traguardo.