A Odessa un antico monastero diventa rifugio per i fragili
Patrimonio culturale in guerra Viaggio tra musei, siti archeologici, tesori ucraini a rischio. E l'Unesco convoca una sessione speciale per la stima dei danni e una ricognizione nel tentativo di allargare la protezione dei luoghi
Patrimonio culturale in guerra Viaggio tra musei, siti archeologici, tesori ucraini a rischio. E l'Unesco convoca una sessione speciale per la stima dei danni e una ricognizione nel tentativo di allargare la protezione dei luoghi
All’Andrey Sheptytsky National Museum di Leopoli – che conserva più di 4000 icone e una cospicua sezione di manoscritti – di cui alcuni rari, come le pubblicazioni di Cracovia di Schweipolt Fiol (1491-1493) – da giorni si stanno preparando allo scenario peggiore: l’Annunciazione alla Beata Vergine dell’iconostasi di Bohorodchany è già in salvo, mentre si impacchettano in fretta centinaia di opere e libri.
IL ROGO CHE HA DIVORATO parte della produzione della pittrice naïf Maria Primachenko (che popolava le sue tele con scene rurali e un bestiario scaturito da leggende folkloriche) quando il museo di Storia locale a Ivankiv è stato colpito, così come il missile caduto sul Memoriale dell’olocausto di Babij Jar a Kiev (fossato dove furono trucidati nel 1941 34mila ebrei), hanno riportato in primo piano le preoccupazioni per la distruzione del patrimonio culturale alle prese con la violenza della guerra.
La storia millenaria ucraina e il rischio della cancellazione di quella memoria saranno al centro anche della sessione speciale Unesco indetta per il 15 marzo, che valuterà i danni e le misure da prendere per una protezione a più ampio raggio. Bruciano, evidentemente, i dolorosi ricordi delle recenti barbarie – dalla rovina della biblioteca di Sarajevo nel 1992 fino ai Buddha di Bamiyan, le razzie nel museo di Baghdad, la devastazione di mausolei e moschee a Timbuktu nel 2012 e le ferite di Palmira, inferte dall’Isis.
L’Ucraina ospita molti siti «patrimonio dell’umanità»: si va dalla più conosciuta cattedrale di santa Sofia a Kiev (oggi museo) che custodisce circa 260 mq di mosaici compresa l’icona della Vergine orante (secondo la tradizione popolare finché sarà illesa, anche Kiev potrà resistere) al centro storico di Leopoli, l’antica città di Chersoneso Taurica e la sua Chora a Sebastopoli, l’Arco geodetico di Struve (determina le forme e dimensioni della Terra, in Ucraina sono presenti quattro punti di segnalazione), le 16 Tserkvas in legno (chiese ortodosse) situate tra Polonia e Ucraina, mentre fra i luoghi naturalistici ci sono le faggete primordiali dei Carpazi, che il paese condivide con altri stati.
Se i beni culturali ucraini costellano tutto il territorio, formando una mappa di tesori inestimabili, nella capitale Kiev risiedono più di 40 musei (tra gli altri, c’è anche quello dedicato all’arte russa, che per la sua nutrita raccolta «tallona» san Pietroburgo e Mosca), a destare molte preoccupazioni è, al momento, quello nazionale che sorge vicino al Parlamento, obiettivo bellico. Il direttore Fedir Androshchuk è al lavoro con il suo staff per portare in salvo i reperti più importanti (se ne contano oltre 40mila e coprono un arco di tempo che va dall’età di Kyiv Rus ai giorni nostri.
UN ALTRO GIOIELLO è il Museum of Historical Trasures – conosciuto anche come «dell’oro scita». Si trova nell’area del monastero della grotte (fondazione nel 1051) e fra i suoi 56mila pezzi della collezione espone il Pettorale in oro (300/400 a. C), proveniente da una tomba reale presso il tumulo di Tolstaya Mogila, sulla quale scorrono scene di vita delle tribù nomadiche degli sciti.
Il Parkhomivka Museum of History and Arts (Kharkiv) ha invece una storia particolare. È nato dalla passione di un insegnante, quell’Afanasii Lunov che si trasferì nel villaggio nel dopoguerra raccogliendo opere dai mercatini o direttamente presso gli artisti. Nella sue sale, ci sono oggetti etnografici e artisti d’avanguardia come Picasso, Kandinsky, Benois fino a Malevic (suo padre aveva lavorato come ingegnere nello zuccherificio locale, con figlio al seguito).
FRA I SITI ARCHEOLOGICI in luoghi sensibili (nei pressi dell’attuale Sebastopoli) c’è quello si Chersoneso Taurica, città fondata nel V secolo a.C. da coloni greci. Patrimonio Unesco dal 2013, conserva i resti di costruzioni pubbliche, quartieri residenziali e monumenti databili fino agli inizi del Cristianesimo. Sono visibili anche fortificazioni di epoca romana e medievale nonché degli esempi ben conservati di coltivazione della vigna con i muri di separazione. Nel III secolo a.C., Chersoneso Taurica era un florido centro di produzione vinicola nel Mar Nero e la sua importanza negli scambi commerciali si mantenne fino al XV secolo.
MA LA GUERRA DETTA anche le sue necessità, appropriandosi del patrimonio con l’urgenza del presente. E così, a Odessa, il monastero ortodosso dell’arcangelo Mikhailovsky (inizi ’700) si è trasformato in un capiente rifugio per la popolazione dei più fragili, nonché ricovero per gli animali domestici. E qui a Odessa, oltre al rilevante Museo dell’arte occidentale e orientale, da salvaguardare c’è anche la monumentale Scalinata Potëmkin.
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