Politica

A Macaluso l’applauso più lungo: «Siamo al dunque»

A Macaluso l’applauso più lungo: «Siamo al dunque»Emanuele Macaluso

Sinistra anno zero, l'altro Pd riunito a Roma Il seminario diventa la giornata della ripartenza

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 8 aprile 2018

«Il Pd è l’unica forza capace di contrastare processi che minacciano la democrazia in Italia, ma sarà capace di trovare le ragioni per rimanere unito, senza scissioni?». Emanuele Macaluso, classe 24, dirigente storico del Pci, direttore dell’Unità, oggi titolare di una seguitissima pagina facebook (Em.ma in corsivo) non è mai stato tenero con gli scissionisti. Proprio per questo nella sala del centro Congressi Cavour scatta l’emozione quando avverte: «Oggi siamo arrivati al dunque». Intende il capolinea a cui si trova il Pd, a cui pure non è stato mai iscritto. È lui che prende l’applauso più lungo dell’assemblea «Sinistra anno zero», organizzata dal giovane Giuseppe Provenzano, vicedirettore dello Svimez e orlandiano doc, che ha convocato giovani (e non) delle diverse militanze e competenze della sinistra. Doveva essere un seminario sulla sconfitta, si è trasformato in una giornata di organizzazione della ripartenza a sinistra. A cui sono accorsi Andrea Orlando, Gianni Cuperlo, Maurizio Martina, Cesare Damiano, Walter Tocci e altri dem di lungo corso, tutti provenienti dall’area della sinistra.

La parola «rottamazione» non è nel vocabolario degli interventi. E nessuno pensa che Renzi sia l’unico responsabile della sconfitta storica – che qui si fa risalire all’ubriacatura anni 90, liquidando però come «salottiere» le sinistre che all’epoca avvertivano i rischi della globalizzazione – ma certo l’analisi del gruppo dirigente Pd è senza appello: «La peggiore classe dirigente. Non perché ci ha fatto perdere così tanto, ma perché ci ha lasciato così poco da cui ripartire», scandisce Provenzano in apertura. Serve una nuova generazione. Orlando si mette a disposizione: «Non si tratta di rottamare ma di costruire una nuova classe dirigente su un nuovo asse politico culturale». Ci sono anche alcuni compagni separati di Leu: «Dobbiamo tornare a ragionare insieme», dice Alfredo D’Attorre. Ma non è il caso di illudersi, avverte ancora Orlando: il voto dice che «è finito il centrosinistra. Dobbiamo capire quali sono gli strumenti che ci servono in questa fase nuova».

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