Internazionale

A luglio record di focolai di incendio, in Amazzonia non si respira più

Brucia la foresta amazzonica a Chiquitania, in Bolivia foto ApBrucia la foresta amazzonica a Chiquitania, in Bolivia – foto Ap

America Latina Persi 666 chilometri quadrati di foresta, con un incremento del 33,2% rispetto al 2023. Un corridoio di fumo attraversa il Brasile da Nord a Sud, passando per Bolivia e Paraguay

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 22 agosto 2024

Cresce la deforestazione in Amazzonia: a rivelarlo sono i nuovi dati pubblicati dall’Istituto nazionale di ricerca spaziale brasiliano (Inpe) da cui si evince «un drammatico aumento dei focolai di incendio nella foresta amazzonica brasiliana» osserva Greenpeace.

A luglio – riferisce l’associazione – si sono persi ben 666 chilometri quadrati, che per dare un’idea è una superficie pari a quasi sette volte l’estensione della città di Milano, con un incremento del 33,2% rispetto a luglio 2023. Inoltre è stato rilevato il numero più alto di focolai di incendio per il mese di luglio dal 2005, anno in cui la regione subì un numero record di incendi. Rispetto a luglio 2023, invece, i focolai sono aumentati del 98%. «Questi dati sono un campanello d’allarme – dichiara Martina Borghi, campaigner Foreste di Greenpeace Italia – perché l’Amazzonia è nella sua stagione secca e si prevede un altro periodo di siccità estrema, simile a quello dello scorso anno. Non è il momento di allentare gli sforzi: il governo brasiliano, a livello federale e statale, deve intensificare le azioni per prevenire gli incendi, ridurre la deforestazione e lavorare per aumentare la severità delle pene per i criminali ambientali».

L’allarme per l’aumento della deforestazione in Amazzonia, che è la più grande foresta pluviale tropicale della Terra, un “polmone verde” che incide sugli equilibri climatici del Pianeta, è emerso nell’ambito di un’analisi del governo brasiliano che riporta anche segnali positivi. Nel periodo tra agosto 2023 e luglio 2024, ad esempio, «la deforestazione è infatti diminuita complessivamente del 45,7%. Tuttavia, l’inversione di tendenza evidenziata nel luglio di quest’anno ricorda che il Brasile è ancora lontano dall’obiettivo di zero deforestazione, che deve essere raggiunto ben prima del 2030» aggiunge Borghi.

Secondo Greenpeace, l’Amazzonia sarebbe «ormai vicina al suo punto di non ritorno climatico, oltre il quale buona parte dell’ecosistema collasserebbe, mettendo in pericolo il ruolo di questa foresta come deposito di CO2 e rendendo gli effetti della crisi climatica ancora più devastanti». Se la siccità è uno dei fattori scatenanti dell’ondata di incendi, secondo Greenpeace esiste anche un problema legato a pratiche illegali collegate al sistema del Credito rurale e per questo serve con urgenza «una regolamentazione molto più severa, con criteri rigorosi per impedire che i finanziamenti finiscano nelle mani di agricoltori e aziende che alimentano la deforestazione e gli incendi illegali. Chi finanzia i distruttori delle foreste non può più nascondersi: è parte integrante del problema».

Al netto della macro-questioni climatiche, nel breve periodo il problema degli incendi riguarda anche la qualità dell’aria. Le immagini satellitari della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) statunitense mostrano un corridoio di fumo che attraversa il Brasile da Nord a Sud, passando per Bolivia e Paraguay. Tante città della regione sono state particolarmente colpite dal fumo nelle ultime settimane, come Manaus, la più grande metropoli dell’Amazzonia, dove l’ente di sanità pubblica Fiocruz ha raccomandato l’uso di maschere protettive quando si esce per strada.

Secondo le autorità dello Stato di Rondonia, il fumo che investe la sua capitale proviene anche da incendi in Bolivia. «Poiché siamo al centro del continente, il fumo rimane qui più a lungo» ha spiegato Caê Aires, responsabile del Centro operativo di gestione per la protezione dell’Amazzonia (Censipam) di Porto Velho, in un video postato sull’account Instagram del governatore di Rondonia, Marcos Rocha. Nello stesso video, l’infettivologa Antonieta Ferreira, dell’ospedale pediatrico Cosme e Damiao di Porto Velho, segnala un «aumento degli attacchi d’asma, oltre a casi di polmonite e sinusite». Un paradosso: in Amazzonia non si respira.

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