Europa

A Lisbona “torna” la Rivoluzione dei Garofani

A Lisbona “torna” la Rivoluzione dei GarofaniLisbona, 25 aprile 2022 – Andrea Cegna

L'altro 25 aprile 48esimo anniversario, con le diverse organizzazioni che portano in piazza lotte e vertenze di oggi. E poi tutti a cantare "Grândola, Vila Morena"

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 26 aprile 2022

Migliaia di persone, per ore, hanno manifestato tra piazza Marques de Pombal e Rossio, attraversando tutta Avenida da Liberdade. Il 48esimo anniversario della Rivoluzione dei Garofani, a Lisbona, torna in tutta la sua forza dopo i due anni di Covid che hanno reso i festeggiamenti diversi. Il corteo della capitale è il principale, qui convergono dal sud del Portogallo, dall’area metropolitana e da gran parte del paese. Le bandiere rosse la fanno da padrone, anche se sono proprio i garofani, anch’essi, rossi a spadroneggiare in città. Dalle prime ore della mattina e fin dopo la manifestazione a migliaia con orgoglio ne portano uno, a dimostrazione che Il 25 aprile è molto sentito. Una data unitaria, a cui solo la ultra destra radicale non partecipa.

In piazza le diverse organizzazioni portano lotte e vertenze che caratterizzano il loro anno politico. Non vi è un tema centrale, anche l’opposizione alla guerra è un qualcos che si ritrova spesso nel serpentone. Non ci sono bandiere della Nato, e nessuno ha proposto di portarle, mentre nel paese esiste, proprio dal 1974 un dibattito sull’opportunità o meno di far parte di quest’organizzazione anche perchè fu proprio durante la dittatura di Salazar che il Portogallo vi aderì. Negli spezzoni di coda non mancano le bandiere dell’Unione europea così come dell’Ucraina. Attorno alle 18.00 dal palco montato in mezzo a piazza Rossio si intona Grandola, Vila Morena e le persone esplodono in un canto ricco di ricordi. Nel 1974 fu proprio quella canzone trasmessa da una radio occupata a dare il segnale dell’inizio della rivoluzione. Da li a poco i mezzi delle forze armate progressiste avrebbero accerchiato il primo ministro Marcelo Caetano, successore del dittatore Salazar, e iniziato il sogno di un Portogallo democratico e non allineato né con la Russia né con gli Usa. La canzone firmata da Zeca Afonso è un inno di tutta una nazione ed è riconosciuto mondialmente come inno di libertà.

Ad aprire il corteo ci sono proprio i mezzi militari protagonisti della rivoluzione. Poi ci sono le persone e le organizzazioni politiche. I due spezzoni più consistenti sono quello del Partito comunista portoghese, determinante nella resistenza e nell’organizzazione delle forze armate che portarono alla rivoluzione, e della Cgtp, il sindacato più grosso e importante del paese. Il segretario del Partito comunista, Jeronimo De Sousa, ha condannato l’intervento militare russo in Ucraina senza però mai usare la parola invasione. De Sousa ha stigmatizzato le pressioni giornaliste dicendo di non capire «il perchè di tante domande su una parola».

Presente anche Catarina Martins, leader del Bloco de Esquerda, partito che ha deciso di declinare la giornata ricordando ciò che nel paese deve essere migliorato. Lo spezzone si apriva con lo striscione «Anticapitalisti», criticando l’assenza di un adeguato turnover di insegnanti e le grosse mancanze nel Servizio Sanitario Nazionale. La stessa Martins ha risposto al presidente della Repubblica portoghese, che nel discorso di celebrazione ha sostenuto la necessità di ampliare i finanziamenti all’esercito come richiesto agli aderenti della Nato, precisando che «ci sono tante persone che sentono nella difficoltà della propria vita che la promessa di libertà e uguaglianza non si è ancora realizzata» ed è per tanto necessario ha aggiunto «creare le condizioni per salari dignitosi, accesso alla salute, all’istruzione, all’alloggio».

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