A Lampedusa oltre 30 sbarchi, un barchino affonda: una vittima
Nell'hotspot fino a 1.900 persone Alarm phone: «La guardia costiera tunisina sottrae i motori e lascia oltre 200 migranti alla deriva davanti le sue coste. In zona Sar maltese in 80 alla deriva da cinque giorni»
Nell'hotspot fino a 1.900 persone Alarm phone: «La guardia costiera tunisina sottrae i motori e lascia oltre 200 migranti alla deriva davanti le sue coste. In zona Sar maltese in 80 alla deriva da cinque giorni»
Erano partiti mercoledì da Sfax, in Tunisia, su un barchino di metallo di appena 8 metri. A 20 miglia da Lampedusa l’imbarcazione è affondata: una giovane donna è morta, si sono salvati in 20 grazie all’intervento della Guardia costiera che, introno alle 2 di notte, li ha portati a Lampedusa. Venivano da Camerun e Costa d’Avorio e non sono stati gli unici a finire tra le onde: i soccorritori hanno ripescato ulteriori 38 naufraghi, tra loro un minorenne e 11 donne, anche loro su un barchino in metallo inadatto a reggere il mare del Canale di Sicilia.
DOPO GIORNI DI MALTEMPO, si sono moltiplicati gli sbarchi sull’isola: 31 dalla mezzanotte di mercoledì per un totale di 1.308 persone nonostante il mare sia ancora molto mosso. Gli ultimi 68 (5 donne e 4 minori) tunisini sono arrivati direttamente al molo Favarolo. Tutti gli altri hanno dichiarato di essere originari di Ciad, Siria, Sudan, Yemen, Senegal, Mali, Guinea, Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Liberia e Gambia e di essere partiti da Sfax, in Tunisia. Nell’hotspot dell’isola 1.900 ospiti a fronte di una capienza massima di circa 390 persone. Ieri mattina in 107 sono stati trasferiti a Porto Empedocle, altri 920 hanno lasciato Lampedusa in serata. Mentre arriveranno a Brindisi stamattina le 105 persone soccorse sulla nave Life support dallo staff di Emergency.
LA ROTTA MEDITERRANEA resta la più pericolosa. Due alert sono arrivati da Alarm phone. Il primo, giovedì notte, relativo a un barcone con 80 persone a bordo alla deriva in zona Sar maltese ma a sole 40 miglia da Lampedusa: motore rotto, il natante imbarcava acqua costringendo i migranti a usare i vestiti per svuotarlo. I volontari hanno informato le autorità italiane e maltesi, un aereo di Frontex li ha individuati ma fino a ieri sera nessun soccorso era in vista: «Sono in mare da 4 giorni – scrivevano ieri i volontari -, i bambini a bordo sono malati, tutti sono disidratati e affamati, le onde sono alte. Aerei arrivano, scattano foto e vanno via. Potrebbero non sopravvivere un’altra notte».
IL SECONDO ALERT da Alarm phone ha segnalato ieri la grave situazione al largo della Tunisia con 7 barche alla deriva a sole due miglia dalla costa: «Le persone a bordo ci hanno detto che la cosiddetta Guardia costiera tunisina ha rubato i loro motori e sta guardando da lontano. La gente si è persino tuffata in acqua, cercando di spingere le barche nuotando. Oltre 200 persone sono in difficoltà al largo di Kerkennah. Le persone di origine sub-sahariana subiscono violenze a terra e in mare».
I MIGRANTI hanno raccontato: «Le autorità tunisine non vogliono che restiamo ma non vogliono nemmeno che ce ne andiamo. Sono ore che siamo in acqua e abbiamo freddo. Siamo nati dalla parte sbagliata dell’oceano e stiamo soffrendo. Abbiamo con noi dei bambini di 6 mesi. La guardia costiera tunisina ha rubato i motori per venderli. Sono sul posto e non fanno nulla. Ci hanno espulso, abbiamo perso la casa, non abbiamo un posto dove dormire. Senza lavoro non abbiamo soldi. La nostra unica possibilità è andarcene. Ma le autorità tunisine non vogliono che ce ne andiamo».
LA TUNISIA è diventata uno dei principali luoghi di partenza dei migranti, la crisi economica e politica ha spinto anche molti locali a fuggire. Un grande giro di affari per gli scafisti. Ma Italia ed Europa hanno siglato accordi con le autorità: aiuti e scambi commerciali in cambio del blocco delle partenze. A soffiare sul fuoco suscitando campagne razziste ci ha pensato anche il presidente Kais Saied. Il 21 febbraio ha dichiarato che «la presenza di orde di clandestini» provenienti dall’Africa sub-sahariana era fonte di «violenze e crimini», parte di una «impresa criminale» volta a «cambiare la composizione demografica» del paese. A portarli in salvo ieri sera sono stati i pescatori con un atto di solidarietà.
PAROLE che hanno fatto crescere gli attacchi contro gli stranieri (che sono lo 0,2% della popolazione totale), spingendoli a fuggire. Ma, come raccontano i naufraghi, gli stranieri non possono restare e non possono partire. Giovedì notte al largo di Louata una barca è affondata: 54 si sono salvati, in 14 hanno perso la vita. La Guardia nazionale ha poi bloccato 14 imbarcazioni con 435 migranti a bordo sulle coste di Sfax, Kerkennah, Mahdia e Monastir.
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