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A Gedda 40 paesi appoggiano la pace di Kiev. A parole

A Gedda 40 paesi appoggiano la pace di Kiev. A paroleLavori in corso sulla Statua della Madre Patria di Kiev per rimuovere i simboli sovietici – Ap/Efrem Lukatsky

Guerra ucraina Nessuna dichiarazione conclusiva sulla richiesta ucraina di resa russa. Zelensky comunque festeggia, Mosca mugugna. Presente anche la Cina. Intanto Erdogan si muove: proporrà a Putin un cessate il fuoco

Pubblicato circa un anno faEdizione del 8 agosto 2023

Il summit di Gedda «è stato dedicato alla preparazione di un vertice globale per la pace e al coinvolgimento pratico degli alleati nell’attuazione della formula di pace ucraina; sono stati negoziati molto concreti e produttivi». Lo ha detto il consigliere presidenziale ucraino, Andriy Yermak, a conclusione dell’incontro di due giorni in Arabia saudita che ha visto coinvolti quaranta Paesi.

I FUNZIONARI DI KIEV si sono espressi tutti positivamente sull’iniziativa voluta da Riyadh. Yermak ha anche aggiunto che «il prossimo incontro si terrà entro un mese o poco più» auspicando che in quell’occasione parteciperanno almeno sessanta rappresentanti di altrettanti governi.

L’Ucraina ufficialmente considera imprescindibile il ritiro delle truppe russe da tutti i territori occupati, il ripristino della sovranità e dell’integrità territoriale e chiede risarcimenti di guerra, garanzie di sicurezza internazionali e l’istituzione di un tribunale internazionale per perseguire i crimini di guerra russi.

In altri termini, Mosca deve capitolare senza pretese. E stando alle dichiarazioni pubblicate durante tutta la giornata di ieri sui canali dei fedelissimi di Zelensky, nonostante alcune divergenze tra i partecipanti al vertice di Gedda, tutti i presenti si sono detti favorevoli al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni unite, la quale in parte contiene le richieste ucraine sulla sovranità e l’integrità territoriale.

Tuttavia, il fatto che si fosse convenuto fin da subito che al summit non sarebbe seguita alcuna dichiarazione conclusiva congiunta, rende difficile una valutazione oggettiva. Per ora possiamo esaminare i casi emblematici di Brasile e Cina.

Il Paese sudamericano, tramite il suo presidente Lula, si è espresso più volte a favore di una soluzione diplomatica che non umili Mosca e offra «garanzie di sicurezza al Cremlino». Ma Zelensky non ne è affatto contento: «il presidente Lula ha esperienza, ma io non lo capisco, le sue dichiarazioni non portano a nessuna pace».

La partecipazione di Pechino, invece, è stata la vera sorpresa di questo vertice. Oltre ad aver indispettito la Russia, l’inviato speciale cinese per gli Affari eurasiatici, Li Hui, si è spinto a dichiarare che a Gedda si è consolidato «il consenso internazionale sulla soluzione della crisi ucraina e al piano di pace proposto da Kiev».

INOLTRE, «i colloqui hanno contribuito a unificare la posizione internazionale in merito alla crisi ucraina». Ma la Cina non era il nuovo alleato di ferro di Vladimir Putin? Sembrerebbe molto difficile coniugare la visita del presidente Xi Jinping a Mosca dello scorso marzo e le dichiarazioni roboanti della stampa sul nuovo asse tra i due stati con le parole di Li Hui.

Il quale ha poi aggiunto che «la Cina continuerà a dialogare con tutte le parti per una soluzione politica della crisi ucraina», come a voler rassicurare i vertici russi. Poco dopo, il ministro degli Esteri cinese, Wang Li, ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo russo Lavrov a proposito di «una serie di questioni di attualità nell’agenda internazionale».

L’AGENZIA di stampa russa a Ria Novosti sostiene che «le parti hanno respinto la politica aggressiva del blocco occidentale nei confronti di Russia e Cina» e ha parlato di «una valutazione positiva dell’alto livello di interazione tra Mosca e Pechino» come se nulla fosse accaduto. Wang Li ha ribadito che «la Cina è imparziale sulla guerra» (rassicurando Mosca) ma ha insistito sulla «inevitabilità» dell’allargamento dei Brics, il gruppo economico che attualmente include Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Che il protagonismo cinese a Gedda miri in realtà a espandere l’influenza internazionale di Pechino sullo scacchiere internazionale?

Intanto da Mosca il ministro degli esteri Lavrov si aspetta che «in conformità con gli accordi, gli altri membri del Brics condividano con noi le loro valutazioni», ma avverte: «Nessuna pace è possibile se non si coinvolge la Russia e se si ascoltano gli insensati ultimatum ucraini. La guerra finirà solo se Kiev interromperà le ostilità». Di diverso avviso il presidente turco Erdogan che a breve, si apprende dalle agenzie, proporrà un piano di mediazione a Vladimir Putin per una tregua immediata.

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