Jalil non ha neanche 16 anni. Ha dormito all’aperto, in uno dei cantieri che segnano la terra di nessuno che attraversa Belgrado, come una cicatrice, tra la città di sempre e quella di domani. La zona di Savamala, tra il fiume Sava e il resto della città, è un cantiere. Qui, dove c’è la stazione dei bus, da anni, si ritrovano i migranti di passaggio a Belgrado. Il parchetto vicino alla facoltà di Economia e quello più grande, alle spalle, sono il limbo di Jalil e tanti altri. «Non ho un posto dove andare, ci sono delle case, per qualcuno,...