«Spero che non ci siano atti di violenza a Budapest nei confronti di nessuno e anche in Italia mi auguro che le cose mantengano il tenore che c’è stato finora. Anche a Venezia mi pare si sia manifestato nei limiti dell’accettabilità, ma queste situazioni generano spiriti emulativi che possono diventare dannosi per Ilaria». Così Roberto Salis, il padre dell’italiana detenuta in Ungheria da un anno perché accusata di aver aggredito insieme ad altri alcuni neonazisti. Il riferimento alle manifestazioni «nei limiti dell’accettabilità» è all’occupazione simbolica che una trentina di attivisti del centro sociale Rivolta ha organizzato e realizzato nella mattinata di ieri al consolato ungherese di Venezia. Un’azione pacifica durata lo spazio di poche decine di minuti, con la Digos presente ad osservare lo svolgersi degli eventi.

Oggi, invece, a Budapest, per il cosiddetto Giorno dell’onore, sfileranno centinaia di neonazisti provenienti da tutta l’Europa (anche dall’Italia) per celebrare «gli eroi» delle SS che durante la Seconda guerra mondiale morirono combattendo contro l’Armata rossa. È in questo contesto che, l’11 febbraio del 2023, la 39enne italiana è stata arrestata insieme a due persone di nazionalistà tedesca. Intanto Ilaria Salis attende in cella la prossima udienza del suo processo, fissata al 24 maggio. Un tempo lunghissimo durante il quale i suoi avvocati italiani, Eugenio Losco e Mauro Straini, dovranno elaborare una nuova strategia, dopo aver ricevuto solo porte in faccia dal governo italiano, che non sembra avere alcuna intenzione di intervenire diplomaticamente con l’Ungheria. Questo nonostante un accordo europeo sul reciproco riconoscimento delle misure cautelare da far valere e, soprattutto, nonostante le condizioni degradanti a cui è sottoposta Salis in questa sua detenzione. Martedì la Corte d’appello di Milano è chiamata a decidere sulla consegna a Budapest di Gabriele Marchesi, anche lui accusato di aver preso parte agli attacchi dell’anno scorso. La procura generale ha già dato parere negativo alla sua estradizione e l’ha confermato anche dopo che dall’Ungheria è arrivata la documentazione richiesta dai giudici milanesi sulla situazione carceraria interna.

A Palermo, nella giornata di oggi, gli antifascisti si riuniranno in presidio per «le disumane condizioni di detenzione» sia di Ilaria Salis in Ungheria sia di Filippo Mosca, il 29enne prigioniero in Romania in condizioni altrettanto difficili.