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A Beirut si chiude con un funerale la settimana più difficile per Hezbollah

A Beirut si chiude con un funerale la settimana più difficile per HezbollahI funerali che si sono svolti ieri a Dahieh, Beirut – Bilal Hussein/Ap

La terza guerra Rabbia e commozione il giorno dopo il raid israeliano alla periferia sud della capitale. Si moltiplicano intanto gli attacchi aerei sul Libano da una parte e il lancio di razzi verso la Galilea dall’altro

Pubblicato 17 giorni faEdizione del 22 settembre 2024

I funerali a Beirut di alcuni membri di Hezbollah uccisi nell’attacco di venerdì sono stati un momento di commozione, partecipazione e rabbia, in quella parte di Beirut che ha subito il terzo bombardamento aereo dall’inizio dell’anno, la Dahieh, periferia sud della capitale. Nei primi due erano stati eliminati, il 2 gennaio, Saleh al-Aruri, comandante importante di Hamas, tra i fondatori dell’ala armata, la «Brigata al Qassam», assieme ad altri quadri importanti; il 30 luglio era stata la volta di Fuad Shukr, numero due di Hezbollah, di cui, pare, Ibrahim Aqil – obiettivo dichiarato dall’esercito israeliano di questo bombardamento – avesse preso il posto. Su Aqil pendeva una taglia di sette milioni di dollari del Dipartimento di Stato Usa, che nel 2019 lo aveva dichiarato terrorista globale. Conosciuto anche come Tahsin, era parte del più alto corpo militare di Hezbollah. È dietro gli attentati all’ambasciata americana – aprile 1983, 63 morti – e dell’attacco ai Marine – ottobre 1983, 241 morti. La sua morte non è stata ancora confermata da Hezbollah, ma data per certa da Israele.

Fonti interne a Hezbollah confermano che fosse in corso venerdì una riunione operativa dei alcuni importanti vertici dell’ala militare del partito-milizia, l’unità d’élite al-Radwane, confermando la versione di Israele, in cui sono morti tre generali. «La catena di comando di Hezbollah è quasi totalmente smantellata, dopo l’eliminazione ieri di una dozzina di terroristi importanti, tra cui Ibrahim Aqil» ha scritto l’esercito israeliano tramite il suo portavoce su X.

Sale quindi a 37 il numero ufficiale dei morti dell’azione israeliana sulla periferia sud di Beirut, 16 membri di Hezbollah, 21 civili, tra cui tre bambini di quattro, sei e dieci anni. 68 i feriti, di cui 15 ancora in ospedale, e 17 i dispersi. Un bilancio drammatico se si unisce a quelli di martedì e mercoledì, quando due attacchi cibernetici – rispettivamente a dei cercapersone e poi a dei walkie talkie manomessi -, non ufficialmente rivendicati da Israele, hanno tolto la vita a 39 persone e ne hanno ferite oltre 3000. Cinquecento colpite agli occhi, 300 delle quali hanno completamente perso la vista. La gran parte del resto dei feriti, che è stata colpita all’addome, ai genitali e alle mani, si trovava in contesti civili e non militari e questo potrebbe ascrivere gli attacchi al rango di crimini di guerra, d’accordo con la convenzione di Ginevra del 1949. Un aereo iracheno è atterrato ieri al Rafiq Hariri di Beirut, portando tonnellate di aiuti e di materiale medico.

Questa senza dubbio è stata la settimana più difficile per Hezbollah dall’inizio del conflitto, poco meno di un anno fa. Hezbollah è un partito, ha una milizia e possiede una serie importante di infrastrutture, fondazioni, centri di assistenza su cui poggia il proprio consenso e la propria egemonia. Si tratta di una forza con un radicamento enorme nelle parti del Libano abitate dalla comunità sciita, il sud e l’ovest, e in alcune parti della capitale. Liquidare Hezbollah come un semplice gruppo terroristico non restituisce la misura della sua aderenza con una parte importante della realtà libanese. E nemmeno aiuta a capire l’impatto che gli ultimi attacchi hanno avuto dal punto di vista psicologico sia all’interno del gruppo, sia nella percezione del gruppo da parte dei sostenitori che dei detrattori. Colpi durissimi che ridefiniscono i confini interni ed esterni di Hezbollah.

Sono giorni di bombardamenti violentissimi sul sud e sull’ovest del Libano, ma anche dall’altro lato del confine. L’intensità più alta registrata fino ad ora. La giornata di ieri è stata un susseguirsi di annunci da parte di Hezbollah e dell’esercito israeliano, che ha moltiplicato gli attacchi aerei arrivando fino alla periferia di Sidone e Jezzine, a una cinquantina di chilometri da Beirut, oltre che sulla valle della Beka’a a ovest. Sono suonate le sirene anche nel nord di Israele. La guerra Hezbollah-Israele è decisamente entrata in una fase nuova, con conseguenze che potrebbero divenire drammatiche per il Libano e l’intera regione.

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