Le più grandi proteste mai registrate in Nicaragua da quando, nel 2007, Ortega ha preso il potere non si sono fermate con la revoca della riforma della previdenza sociale. Al centro delle contestazioni, ora, c’è l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine, la libertà di espressione negata e le accuse di corruzione rivolte al governo. E ovviamente il lutto per il pesantissimo bilancio degli scontri, giunto, secondo la Commissione permanente dei diritti umani, a 63 morti, 15 dispersi e almeno 160 feriti d’arma da fuoco.

E mentre l’Associazione Nicaraguense per i diritti umani ha denunciato Ortega, Rosario Murillo e il capo della polizia Aminta Granera per i «crimini commessi» contro i manifestanti, la procuratrice Inés Miranda ha annunciato l’avvio delle indagini «sulle morti di studenti, agenti di polizia e civili», assicurando l’impegno affinché «i reati commessi non restino nell’impunità».