Sulla Geo Barents c’è un bambino che si guarda intorno più spaesato degli altri. Quando gli chiedono se viaggia da solo non riesce a trattenere le lacrime. Ha 10 anni, parla francese, viene dalla Guinea Conakry. Sul gommone era seduto in mezzo a dei ragazzi egiziani che lo hanno subito indicato ai soccorritori. Per farlo scendere tra i primi.

Gli operatori di Medici senza frontiere lo coccolano un po’, cercano di consolarlo, ma non riescono a togliergli dal viso lo sguardo triste. I genitori sono riusciti a pagare un solo viaggio. Lui si è imbarcato. Il fratello, di appena 14 anni, è rimasto in Libia. Un altro fratello più grande è in Francia. Spera di poterlo abbracciare presto.

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IL BAMBINO è stato soccorso domenica pomeriggio intorno alle 17 con altre 73 persone. Erano su un gommone nero partito la notte precedente da Garabulli, 60 chilometri a est di Tripoli. Con un motore di appena 40 cavalli. Difficile credere che sarebbe potuto arrivare a Lampedusa. A bordo anche 15 minori e sei donne. Una di loro appena arrivata sul ponte ha abbracciato l’operatrice di Msf che le era andata incontro a braccia aperte per slacciarle il giubbotto di salvataggio. Se l’è stretta al petto, ha sorriso e urlato di gioia.

Dal ponte di comando della Geo Barents si cerca il gommone in difficoltà, foto di Giansandro Merli

 

LA GEO BARENTS ha trovato il gommone ascoltando una comunicazione tra due barche non identificate che parlavano di un mezzo in difficoltà. Poi ha ricevuto le coordinate da una di loro. Cinque membri dell’equipaggio sono saliti sul ponte di comando puntando i binocoli vero il mare. Recentemente altri casi analoghi si sono rivelati falsi allarmi, forse architettati dalle milizie libiche per distrarre la nave Ong dalle imbarcazioni a cui stavano dando la caccia. Stavolta era tutto vero.

Il gommone partito tra sabato e domenica da Garabulli, foto di Candida Lobes

 

«TEMEVO fossero i libici. Grazie di averci salvato. Credevo di morire – dice Manuak, 28 anni, fuggito dal Sud Sudan a causa della guerra – Sono partito perché non volevo uccidere, né essere ucciso». Il ponte di comando ha informato le autorità delle diverse zone Sar – Libia, Italia e Malta – a ogni passaggio: dopo la comunicazione (h 13.45), al contatto radio (h 14.42), all’arrivo sulla scena dei mezzi di soccorso (h 16.46), alla fine del salvataggio (h 17.28). Nessuna risposta.

STESSA PROCEDURA, e medesimo silenzio dalle autorità, per il secondo intervento. Poco prima delle 7 di ieri mattina è stata notata una piccola linea, come un’unghia sulla linea dell’orizzonte. La nave ha virato e poco dopo si è capito che era un altro gommone. Grigio stavolta. Sopra erano in 90, stipati uno addosso all’altro. I soccorritori hanno calmato le persone, distribuito i giubbotti di salvataggio e portato tutti al sicuro.

Un naufrago sale sulla Geo Barents, foto di Candida Lobes

 

DOPO LE 10, poi, sono state notate tre motovedette libiche ronzare minacciose attorno alla Geo Barents: una della «Guardia costiera», dipendente dal ministero della Difesa, e l’altra del Gacs (General administration for coastal security), che fa riferimento al ministero dell’Interno. Altre due motovedette libiche avevano raggiunto la Louise Michel domenica sera durante il soccorso di 103 persone, tra cui 12 donne, 34 minori e 5 bambini.

Le tre motovedette libiche avvistate dalla Geo Barents

 

LA SECONDA è arrivata mentre il barcone iniziava ad affondare. A bordo uomini armati che hanno minacciato le persone. In questo caso si trattava dello Stability Support Apparatus (Ssa), potente milizia creata a Tripoli lo scorso anno. Amnesty International la accusa di torture, omicidi e detenzione arbitraria dei cittadini stranieri.

Lo Stability support apparatus minaccia la Louise Michel, foto di Nici Wegener/Mv Louise Michel

 

CI SONO STATI momenti concitati ma tutte le persone sono state soccorse dalla piccola nave umanitaria finanziata da Banksy, che li ha poi trasferiti sulla più grande Humanity 1. Dove è presente personale medico che ha potuto offrire assistenza.

È ANDATA MALE a 36 persone partite da Sfax. Domenica notte il loro barcone si è capovolto all’arrivo di un peschereccio. Sergio Scandura di RadioRadicale ha ricostruito la tragedia: due bambini e due adulti sono stati inghiottiti dal mare. La guardia costiera italiana ha salvato gli altri e li ha portati a Lampedusa. In serata è arrivata notizia di un altro naufragio con sei dispersi e della morte di una bambina di sei mesi nell’hotspot dell’isola.

CORREZIONE

Il barcone minacciato dai libici durante il soccorso della Louise Michel non si è ribaltato, come indicato nella versione cartacea di questo articolo per errore.