25 ottobre, plebiscito storico in Cile
Intervista Antonio Arevalo, poeta e addetto culturale parla delle problematiche del suo paese
Intervista Antonio Arevalo, poeta e addetto culturale parla delle problematiche del suo paese
Ho conosciuto Antonio Arevalo nei primi anni novanta quando propose un nostro spettacolo («Dialogo» da Edoardo Sanguineti, della Compagnia Solari- Vanzi ndr) al Festival delle Nazioni che si svolgeva a Santiago del Cile. In quel viaggio Antonio ci ha fatto conoscere la città e i suoi molti amici artisti e soprattutto poeti perché il Cile è un paese che ama moltissimo la poesia. Con lui siamo stati all’Ambasciata Italiana che tanti cileni aveva salvato e protetto durante il golpe, e abbiamo visto la facciata ripulita del famoso palazzo della Moneda in cui venne ucciso Allende. Pinochet era ancora vivo e a capo delle forze armate. In questi anni l’infaticabile Arevalo che è curatore di mostre, poeta e giornalista non ha mai smesso di occuparsi di arte e cultura e non ha mai interrotto i contatti col suo paese sostenendo e invitando scrittori, poeti e artisti cileni. Dal 2003 al 2009 ha collaborato con l’Istituto Italo-Latinoamericano di Roma Nel 2015 è stato Commissario del progetto «Poéticas de la Disidencia», 56° Biennale d’Arte di Venezia, Padiglione del Cile. Dal giugno 2014 a marzo 2018 è stato Addetto Culturale del Cile in Italia. Nel 2018 ha pubblicato Terra di nessuno Ed.Ensemble: «è una casa editrice romana diretta da amici poeti», mi dice al telefono.
Ho saputo che il tuo libro ha avuto un grande successo
Sì, è un libro che raccoglie un po’ tutto il mio lavoro poetico, sono versi scritti tra il 1980 e il 2016, l’ho presentato in moltissime città italiane, 22 mi sembra, da Milano alla Sardegna a Venezia a Salerno, a Genova.
La cosa bella è vedere questo ritorno alla poesia, oggi i social ti invitano a partecipare a diversi concorsi poetici, ci sono molti streaming di poesia e questa è una cosa importante per me che va di pari passo con quello che ho scelto, mi pare che il mondo vada verso la poesia, il libro è esaurito e faranno una ristampa, è una cosa straordinaria, perché non succede mai che un libro di poesia finisca tutte le copie; adesso sto scrivendo delle cronache, poetiche non giornalistiche naturalmente, in cui attraverso un po’ tutto il mio percorso da quando facevo vita politica ed ero ancora quasi un bambino in Cile e vedevo però una realtà che cresceva, un’illusione, un’utopia che si poteva realizzare. Ho cominciato a camminare fin da piccolo in questo vortice utopico in un paese che sembrava ce la potesse fare.
E invece l’utopia è stata assassinata e tu sei arrivato qui da noi giovanissimo a 16 anni ma hai sempre mantenuto amicizie e legami con il tuo paese, cosa mi dici del Cile di oggi?
Il Cile è un paese in cui non abito da più di 40 anni a cui però mi sono avvicinato sempre più nel tempo perché lì ci sono i contesti in cui sono cresciuto, che hanno segnato la mia formazione e mi hanno segnato la vita.
Sei sempre in contatto con il gruppo di intellettuali, artisti e poeti che ho incontrato con te nel nostro viaggio?
Sì sempre, ed è quello il mio Cile, quello che frequento e che ho continuato a frequentare, ma c’è anche un altro Cile però, che è molto duro, che è molto segnato dal fascismo e c’è una tremenda divisione sociale e culturale. Io mi sono creato una piccola isola felice in quel paese con la parte più creativa, nonostante la lontananza, siamo in contatto continuo.
Domani è il 25 ottobre, una data importante per il Cile, cosa accadrà?
Questo è un momento storico perché si chiede al popolo di scegliere una nuova Costituzione, di cambiare e questa è un appuntamento storico perché non succede normalmente che si chieda alla gente se vuole cambiare, per cui si mette in gioco un’opportunità storica. Ci sono molti argomenti da affrontare, c’è la possibilità di riadattare la Costituzione, io penso per esempio alla Costituzione Italiana che è stata scritta dopo la guerra con un grande bisogno di segnare il futuro del paese e questo avverrà il 25 in Cile. Si capirà se si vuole o non si vuole cambiare la Costituzione.
Tu cosa ti auguri?
Come dice Nanni Moretti nel suo film Santiago, Italia io non sono imparziale, mi auguro che, nonostante tutto quello che stanno facendo per impedire alla gente di votare usando la pandemia come scusa perché non c’è la possibilità di votare per posta e quindi i malati non possono votare, mi auguro che la gente vada a votare.
Ci sono molti malati?
Sì, ci sono molti malati, si è gestito malissimo il covid in Cile dove continuano a non seguire le direttive dell’OMS mentre ne ordinano altre molto repressive, c’è il coprifuoco da un po’ di mesi.
Prima della pandemia ci sono state molte manifestazioni
Sì tantissime è per questo che adesso c’è la possibilità di votare, è il risultato delle manifestazioni che chiedevano di cambiare la costituzione.
Che è ancora quella di Pinochet
Esattamente. C’è un liberismo sfrenato, più di 40 anni di abusi non solo con Pinochet ma anche dopo, perché lui ha lasciato in questa Costituzione delle direttive che sono presenti ancora oggi. Il Cile è una pentola a pressione che si sapeva che doveva esplodere e l’esplosione è avvenuta a ottobre prima della pandemia.
E la repressione è stata durissima
La repressione ha lasciato un numero enorme di persone in galera e moltissime persone sono state accecate perché per la prima volta nel mondo una repressione è avvenuta attraverso le pallottole accecanti, che miravano direttamente agli occhi, una cosa inconcepibile, e tra le forze dell’ordine i Carabinieri sono l’arma più repressiva, non sono più i carabinieri della porta accanto che ti proteggevano quando eri piccolo, tutt’altro sono il corpo più repressivo e più corrotto. Comunque domani in Cile si giocano il futuro, perché adesso c’è questo liberismo sfrenato che non ha guardato in faccia nessuno, si paga per la salute pubblica, l’educazione, l’acqua. Il Cile è uno dei paesi dove l’acqua è privata , ma non come qua dove te la vendono e ti arriva a casa, ci sono 10 famiglie che governano il Cile, il neoliberismo ha fatto in Cile un massacro economico arricchendo 10 persone e lasciando nella fame e nella miseria il resto della popolazione.
E la Bachelet come interviene?
Lei si occupa dei diritti umani alle Nazioni Unite è andata in Cile ha fatto riforme, lei fa quello che può, non abbastanza, so che non è riuscita a fare tutti i cambiamenti che voleva fare perché nel Congresso non aveva la maggioranza per via della Costituzione e perché c’erano uomini imposti da Pinochet nella Camera dei deputati e nel Senato che non hanno fatto passare le riforme per cui molti cambiamenti che volevano fare la Bachelet e Lagos e i Governi della Concertazione non sono potuti avvenire.
Speriamo che vadano a votare in molti
Io sto chiamando molti cileni che sono in Italia ma tanti di loro non potranno votare perché si può farlo solo a Roma e a Milano e con questa pandemia sarà difficile muoversi per le persone che devono venire dalla Sardegna o dalle altre regioni, io comunque sto cercando di sollecitare i tanti cileni con cui sono ancora in contatto e che ho conosciuto negli anni (2014-2018) in cui ero addetto culturale del Cile, un incarico che mi ha fatto comunque tornare a credere in quel paese, che non era un paese depresso ma molto vitale, un paese che comunque dà il meglio di sé nella creatività, ci sono settori di narrativa nuovi, naturalmente dopo Bolaño, c’è Lola Fernandez che è una grandissima scrittrice e tanti altri, è un paese piccolo ai confini del mondo che comunque riesce a far conoscere questi personaggi che vengono da piccoli villaggi come Gabriela Mistral che nel 1946 ebbe il primo Nobel per l’America Latina e Pablo Neruda ovviamente.
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